2014-06-21 12:58:00

Il Papa ai sacerdoti: contrastare l'individualismo pastorale


Gioia, fraternità, famiglia. Sono i tre punti chiave del discorso che Papa Francesco ha consegnato ai sacerdoti di Cassano all’Jonio, incontrati nella cattedrale della città calabrese, dopo la visita ai malati dell'Hospice "San Giuseppe Moscati". Il Pontefice è arrivato in papamobile alla chiesa madre della diocesi, accompagnato dalla gioia e dall'entusiasmo dei fedeli per le strade. Francesco ha voluto dialogare per un’ora con i sacerdoti senza domande programmate. Nel testo, dato per letto, il Papa mette l’accento sulla “gioia di essere preti” e sulla “bellezza della fraternità”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Non c’è niente di più bello per un uomo” che “essere chiamato dal Signore Gesù”. E’ quanto sottolinea Papa Francesco nel discorso consegnato al clero della diocesi calabrese. Il vescovo di Roma ha voluto condividere innanzitutto “la gioia di essere preti”, “la sorpresa sempre nuova di essere stato chiamato, anzi, di essere chiamato dal Signore Gesù”. Una chiamata a seguirLo e a portare agli altri “la sua parola, il suo perdono”. “Quando noi preti stiamo davanti al tabernacolo, e ci fermiamo un momento lì, in silenzio – afferma il Papa – allora sentiamo lo sguardo di Gesù nuovamente su di noi, e questo sguardo ci rinnova, ci rianima…”

Certo, riconosce, “a volte non è facile rimanere davanti al Signore”. Non è facile perché, rileva, “siamo presi da tante cose, da tante persone”, ma “a volte non è facile perché sentiamo un certo disagio, lo sguardo di Gesù ci inquieta un po’, ci mette anche in crisi”. “Ma questo – sottolinea – ci fa bene! Nel silenzio della preghiera Gesù ci fa vedere se stiamo lavorando come buoni operai, oppure forse siamo diventati un po’ degli impiegati; se siamo dei canali aperti, generosi attraverso cui scorre abbondante il suo amore, la sua grazia, o se invece mettiamo al centro noi stessi, e così al posto di essere canali diventiamo schermi che non aiutano l’incontro con il Signore, con la luce e la forza del Vangelo”.

Il Papa condivide quindi con i sacerdoti “la bellezza della fraternità: dell’essere preti insieme, del seguire il Signore non da soli”, non “insieme, pur nella grande varietà dei doni e delle personalità”. “Anche questo non è facile – ammette – non è immediato e scontato”. Prima di tutto, evidenzia, “perché anche noi preti siamo immersi nella cultura soggettivistica di oggi, questa cultura che esalta l’io fino a idolatrarlo”. E poi, avverte, “a causa di un certo individualismo pastorale che purtroppo è diffuso nelle nostre diocesi”. Perciò, esorta il Papa, “dobbiamo reagire a questo con la scelta della fraternità. Intenzionalmente parlo di scelta. Non può essere solo una cosa lasciata al caso, alle circostanze favorevoli”

La comunione in Cristo nel presbiterio, soggiunge, “va sempre accolto e coltivato”. Questa comunione, prosegue, “chiede di essere vissuta cercando forme concrete adeguate ai tempi e alla realtà del territorio, ma sempre in prospettiva apostolica, con stile missionario, con fraternità e semplicità di vita”. Francesco incoraggia quindi i sacerdoti nel loro lavoro “con le famiglie e per la famiglia”. “E’ un lavoro – sottolinea il Pontefice – che il Signore ci chiede di fare in modo particolare in questo tempo, che è un tempo difficile sia per la famiglia come istituzione, sia per le famiglie, a causa della crisi”. Ma, rammenta, “proprio quando il tempo è difficile, Dio fa sentire la sua vicinanza, la sua grazia, la forza profetica della sua Parola. E noi siamo chiamati ad essere testimoni, mediatori di questa vicinanza alle famiglie e di questa forza profetica per la famiglia”.

 

Grande l’emozione tra i sacerdoti incontrati dal Papa. Federico Piana al termine di questa intensa giornata ha raccolto la voce di don Pierino Disalvo, parroco del Cuore Immacolato di Maria di Trebisacce:

R. - Dal punto di vista emotivo è stato un grande momento. Non finiremo mai di ringraziare il Signore per questo evento così straordinario, penso unico nella storia della nostra diocesi. A me, quello che ha colpito personalmente è il fatto che come lui è entrato ha voluto abbracciarci, ad uno ad uno. E’ stato il gesto proprio di un padre che abbraccia i figli. Sono rimasto molto emozionato da questo fatto. E poi ho avuto la fortuna di parlare un po’ più a lungo con lui, perché avevo portato i saluti di una sua amica argentina. Io ho conosciuto questa donna perché è una persona che qui si occupa della carità, dei poveri e quindi viviamo un po’ in sintonia. Ringraziamo il Signore per tutto quello che il Santo Padre ci ha detto. Ci ha anche - diciamo - incoraggiato a fare meglio, a fare di più, perché la nostra chiesa ha bisogno di fare di più!

D. - Secondo lei, la visita del Papa cambierà qualcosa?

R. - Sì, certamente sì! Abbiamo avuto tutti uno scossone forte e non solo nella giornata di oggi, ma già nei giorni precedenti: quanta gente si è mobilitata, anche gente che partecipa poco e che era poco interessata… Ma questo Papa riesce a coinvolgere, riesce veramente a scuotere le coscienze. E noi abbiamo bisogno proprio di questo!

D. - L’essere parroco in una realtà come quella della Calabria - sappiamo i problemi che ci sono ed è quasi inulte ricordarli: criminalità, povertà… - com’è?

R. - Non le nascondo che è una grande e bella missione quella di essere parroco in questa terra. Certo i problemi, le difficoltà, le amarezze che tante volte incontriamo sono tante, però si lavora bene con l’aiuto di Dio. C’è tanta gente che è veramente assetata della Parola di Dio. C’è questo segno di speranza che stiamo cercando di portare avanti, anche se ci sono le difficoltà. Ringraziamo lo stesso il Signore, perché nella difficoltà si costruisce meglio, penso. 








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