2014-06-18 14:21:00

Ucraina: bomba contro il gasdotto. Poroshenko ai filorussi: disarmate


Sarebbe stata una bomba a provocare ieri l’esplosione del gasdotto che dalla Russia porta il gas verso l'Europa, attraverso l’Ucraina. La notizia non facilita certo la soluzione della crisi tra Mosca e Kiev, dalla quale continuano ad arrivare segnali contrastanti. Il neopresidente ucraino, Petro Poroshenko, ha proposto oggi un cessate-il-fuoco unilaterale, per consentire ai separatisti filorussi di deporre le armi e interrompere le operazioni nell’est russofono dell’Ucraina. Per gli indipendentisti, la dichiarazione del capo dello Stato sarebbe un trucco. Sulla situazione, Giancarlo La Vella ha intervistato Alessandro Politi, direttore della Nato Defence College Foundation:

R. – Il segnale più importante, in questo momento, è la nomina del nuovo ministro degli Esteri. Il ministro degli Esteri è l’ex ambasciatore nella Repubblica federale tedesca. Questo è un segnale politico, che dice molto sulla competenza del nuovo ministro degli Esteri – il vecchio è stato dimissionato per una gaffe che ha fatto – però anche l’importanza che la Germania ha nella gestione della crisi ucraina. Quanto all’allentamento della tensione, si potrà soltanto vedere quando effettivamente ci sarà un dialogo con gli attuali separatisti.

D. – Sul fronte della diplomazia internazionale, gli attori rimangono quelli attuali o vede l’inserimento di qualche nuovo protagonista?

R. – C’è la Russia, c’è l’Ucraina e il nuovo governo ucraino, c’è la Nato, c’è l’Unione Europea, per quello che la fanno valere i principali Stati nazionali, e poi c’è la Germania. E’ interessante notare che a livello Onu non si stia muovendo gran che, ma ovviamente qualunque iniziativa del Consiglio di sicurezza deve passare attraverso il veto sicuro della Russia e l’astensione cinese probabile.

D. – Dal punto di vista del diritto internazionale, a questo punto come considerare oggi la Crimea, autoproclamatasi indipendente, e l’est dell’Ucraina?

R. – L’est dell’Ucraina è una zona con un governo di fatto, come ce ne sono tante nel mondo. Questo non significa che sia riconosciuta dalle leggi internazionali o dalla comunità internazionale. La Crimea invece pone un peso più concreto di diritto internazionale, perché è stato chiaramente violato un accordo internazionale del ’94, che garantiva l’integrità territoriale all’Ucraina. Il fatto poi che si sia tenuto un referendum fuori da qualunque controllo internazionale e che questo referendum, con secessione e annessione alla Russia, sia stato fatto senza nessun negoziato con l’allora governo di Kiev, per quanto de facto anch’esso, crea naturalmente un problema nelle relazioni tra la Russia e altri partner internazionali.








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