2014-06-18 13:13:00

Centrafrica, accettata mediazione tra Seleka e Anti-Balaka


Sembra giunta a una svolta la crisi nella Repubblica Centrafricana. E' stata infatti accettata una mediazione tra Seleka e Anti-Balaka per arrivare a pacificare il Paese. Soltanto sei giorni fa, lo scontro tra le due fazioni aveva causato 22 morti, ultimo atto di un ciclo di violenze che sembrava inarrestabile. Da cosa è stato determinato questo improvviso riavvicinamento delle parti? Gianmichele Laino ha chiesto l'opinione del prof. Luigi Serra, già preside della Facoltà di studi arabo-islamici dell’Università Orientale di Napoli:

R. – E’ difficile configurare con sicurezza le ragioni reali ed effettive, in un breve spazio di tempo, che divide il contrasto palese e l’accordo annunziato, praticato in queste ultime ore. E’ molto probabile che abbia inciso una presa di coscienza, successiva proprio alle ultime raccomandazioni di pace, richieste di pace, pervenute da un soglio tanto alto quanto quello di Papa Francesco, che si è rivolto non solo alle due forze contendenti, contrapposte sul campo, ma a livello universale. Credo che questo abbia potuto incidere in termini di speranza, in termini di auspici di pace in quell’area. Credo che abbia inciso anche più pragmaticamente la sperimentata tragedia dei 22 morti. Un terzo fattore, lo si potrebbe immaginare come determinante nella perpetua e continua strumentalizzazione dei fatti negativi d’Africa, non solo in rapporto al Centrafrica, ma in rapporto a tutto il continente, da parte delle potenze europee occidentali, le quali piangono sempre sul latte versato e nulla fanno per evitare che ulteriore latte si perda nei rivoli della guerra.

D. – Riusciranno Seleka e anti Balaka a riconoscere i reciproci errori e ad avviare il dialogo per ristabilire la pace nel Paese?

R. – Se li si gratifica del merito di avere interrotto un percorso di lotta, annunziato così drammaticamente dai 22 ultimi caduti sul campo dello scontro, probabilmente sì.

D. – Quali potrebbero essere le eventuali reazioni della popolazione centrafricana? C’è speranza per il futuro del Paese, anche alla luce della difficile situazione umanitaria?

R. – Credo di sì, nel senso che ogni seme di pace, in un luogo di guerra dichiarata aperta e continua, può produrre effetti benefici. L’area centroafricana non può che gioire di ogni fiammella di incontro, di riappacificazione, di intesa, di tolleranza fra le sue genti. Leggo, quindi, positivamente questo avvenimento.








All the contents on this site are copyrighted ©.