2014-06-16 13:46:00

La Russia blocca le forniture di gas all'Ucraina


Nuovi ostacoli per la soluzione della crisi tra Ucraina e Russia. Oggi, Mosca ha interrotto ufficialmente le forniture di gas a Kiev. La notizia è stata confermata dai governi dei due Paesi. Commenti preoccupati da Bruxelles per eventuali ricadute negative a livello energetico per l’Unione Europea. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:

R. – Secondo me, non è la questione “secessione sì o no” a influire sull’aspetto specifico dell’energia. Direi piuttosto il contrario: è l’energia che ha fatto da volano all’intera crisi dell’Ucraina. Dal punto di vista pratico, ci sono due aspetti da affrontare: le possibili ripercussioni sulle forniture di gas all’Europa – ricordo che l’Europa importa dalla Russia circa il 30% del gas che consuma – e l’altro aspetto è, ovviamente, la ricaduta sui cittadini dell’Ucraina. Quindi, una crisi dell’energia, oltre che a livello macroeconomico sull’economia del Paese, potrebbe influire molto pesantemente sulla vita delle famiglie.

D. – A questo punto, Bruxelles ha una sorta di dovere morale di mediare in una situazione che ormai sembra irrecuperabile?

R. – Io temo che Bruxelles abbia partecipato in maniera quasi entusiastica ai disordini antirussi, convinta di potere in qualche modo incassare non si sa bene quali dividendi da un passaggio in ambito europeo dell’Ucraina. Ora, gli esperti calcolano che, se dovesse entrare in vigore il regime di associazione dell’Ucraina all’Unione Europea, per il solo fatto di passare a un ambito europeo – quindi con nuove norme, nuovi regolamenti – il prezzo del gas al consumo, cioè per le famiglie ucraine, dovrebbe salire del 50%. Voglio dire che questa crisi dell’Ucraina è stata trattata con un tasso di dilettantismo generale incredibile. Ora, io credo che l’Unione Europea possa fare molto poco, perché Bruxelles sin dall’inizio si è schierata e, quindi, in questo momento non è un interlocutore che può mediare: è una controparte, rispetto alla Russia. Certo, ci vorrebbe un’improvvisa illuminazione di buon senso per tutti gli interlocutori, che siedono al Cremlino, a Bruxelles o a Kiev. 








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