2014-06-15 09:55:00

Nasce l’alleanza mondiale contro l’Alzheimer


 Un milione sono le persone affette da Alzheimer e demenza in Italia, e 44 milioni nel mondo. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) questi numeri raddoppieranno ogni venti anni. La malattia riguarda soprattutto over 65, ma non solo. Per combattere l'emergenza demenza e per aiutare i malati e le loro famiglie è nata l'alleanza mondiale. Maria Cristina Montagnaro ha chiesto a Gabriella Salvini Porro, presidente di Federazione Alzheimer Italia quali sono gli obiettivi di questo organismo:

R. – Uno degli obiettivi principali è di riuscire entro il 2025 ad avere una cura, una terapia che possa, quantomeno, rallentare, o modificare il percorso della malattia. Poi, tutti gli altri obiettivi: quello di sensibilizzare veramente l’opinione pubblica, cercare di ridurre lo stigma che questa malattia porta e mettere insieme tutte le forze per affrontarla.

D. – A cosa è legata questa malattia?

R. – Ancora non si sanno con esattezza le cause. Quindi in pratica con la malattia di Alzheimer – che è una malattia degenerativa – degenerano o muoiono delle cellule del cervello.

D. – Cosa si può fare per combattere l’emarginazione di queste persone?

R. – Prima di riuscire a fare in modo che ci siano piani Alzheimer in tutto il mondo – ce ne sono per il momento 13 – è necessario che si riesca a far capire a chi non ha provato questa malattia, cosa rappresenta. Noi siamo più di 20 anni che stiamo cercando di far questo lavoro in Italia, ma ancora c’è lo stigma, la gente si nasconde, si vergogna, perché è una malattia talvolta imbarazzante.

D. – Quindi, nel concreto, cosa si può fare?

R. – Nel concreto occorre proprio fare in modo che siano sensibilizzati facendo innumerevoli attività di sensibilizzazione, raccontando di cosa si tratta, facendo parlare i malati – perché qui in Italia ancora non abbiamo questa cultura – perché nel resto del mondo, almeno nei Paesi anglosassoni del Nord Europa, i malati di Alzheimer parlano e raccontano quello che provano. Noi abbiamo tradotto un libro “Visione parziale” proprio relativo a questo, che fra le altre cose chiedeva alla gente: “Non trattateci come bambini, noi siamo persone come tutti gli altri, anche se non siamo capaci di fare tante cose”.

D. - Nel concreto, ci vorrebbe una sinergia con lo Stato, dovrebbero essere implementate le Asl…

R. – Certamente. Lo Stato, il ministro della Salute italiano, sta ricevendo in questi giorni un piano Alzheimer che è stato preparato dal Dipartimento di Prevenzione del ministero, dall’Istituto Superiore di Sanità, con la collaborazione nostra e di altre associazioni, e di tutte le regioni.

D. – Cosa prevede questo paino?

R. – Questo piano prevede che si creino sinergie con tutti gli attori di questo problema, ossia medici, ricercatori, le Asl, l’assistenza e fare in modo che i familiari non siano lasciati soli.

D. – Un altro modo per combattere il pregiudizio che è collegato a questa malattia quale potrebbe essere?

R. – Far capire che si tratta di una malattia, come qualsiasi altra, che però colpisce una parte che noi non vediamo, il cervello ed ha sintomi completamente diversi dalla febbre, o dai dolori.








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