2014-06-11 14:30:00

Rifugiati imprenditori: da un'idea un nuovo inizio


Lavoro e integrazione sono un binomio inscindibile, ma purtroppo spesso le attività di accoglienza e di assistenza dei rifugiati non prevedono dei programmi di inserimento sociolavorativo. In questo contesto, si inserisce il Convegno finale del progetto “Re-Lab: start-up your business”, che vede coinvolte numerose realtà istituzionali e anche europee e che si è tenuto ieri presso l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. Il progetto ha l’obiettivo di sperimentare nuovi percorsi per favorire l’integrazione socioeconomica dei rifugiati. Il servizio di Maura Pellegrini Rhao:

Optare per una forma di integrazione attraverso lo sviluppo di auto-imprenditorialità: è questa la sfida del progetto “Re-Lab” che si è posto l’obiettivo di fornire prima di tutto delle risposte concrete a tutte quelle persone rifugiate che hanno esperienze professionali qualificate e idee da vendere, ma non sanno come concretizzarle. Ci racconta del percorso fatto, Monica Rossi Rizzi, coordinatrice del progetto per l’Organizzazione Internazionale del Lavoro:

"Siamo riusciti, attraverso un percorso di selezione, ad arrivare a circa 100 rifugiati che hanno seguito un percorso di formazione in Italia. Alla fine del percorso, la commissione di valutazione ha ritenuto finanziabili 20 progetti di impresa, di cui poi 14 effettivamente hanno potuto beneficiare sia del contributo finanziario a fondo perduto, sia di tutta l’assistenza tecnica per lo start-up e per l’accompagnamento nei primi mesi dall’avvio di queste imprese. L’esperienza ha dimostrato che vi sono attitudini imprenditoriali per le quali, soprattutto nel momento in cui manca in Italia un programma nazionale di integrazione, lo sviluppo di un percorso autoimprenditoriale può essere una risposta efficace. Sicuramente, il progetto finisce lasciando in eredità le linee guida, proprio per orientare future iniziative come la nostra e raggiungere risultati positivi."

Si tratta di restituire dignità e orientare queste persone che hanno dovuto abbandonare il proprio Paese, ma la ricostruzione dell’identità passa necessariamente dall’autonomia economica. “Un’idea nuova trova sempre spazio, anche in periodi di crisi come questo”. Lo afferma Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati:

"Ormai, sappiamo, che la stragrande maggioranza di loro non viene qui per motivi di lavoro ma per disperazione, per trovare un posto dove chiedere ed avere protezione. Questo progetto si inserisce chiaramente in una strategia più vasta di favorire l’integrazione. Integrazione vuol dire innanzitutto avere un lavoro, però sappiamo molto bene che è difficile, o impossibile trovare un posto di lavoro. Quindi, dobbiamo cercare anche approcci innovativi, c’è un 'sub-mercato' di lavoro autonomo dell’imprenditoria dove anche i rifugiati possono trovare una loro strada se hanno un appoggio. Il progetto ha quindi esplorato queste modalità di appoggio. E' una questione di investimento affinché poi il rifugiato un domani diventi un cittadino che paga le tasse e che soddisfi anche esigenze nel commercio, nel turismo, nell’artigianato."

Quattordici progetti d’impresa sono stati finanziati e accompagnati allo start-up. Ascoltiamo la testimonianza di Muhammad Irfan, titolare di un’impresa d’informatica:

"Sono del Pakistan, ho 36 anni e sono ingegnere elettronico e meccanico. L’anno scorso, ho partecipato a un corso per avviare un’attività con 'Re-Lab: start-up your business' e quando ho finito il corso ho preparato un business plan e l’ho inviato. Sono stato fortunato perché hanno selezionato il mio progetto, la mia idea. Ora sono molto, molto contento. Comincio questa esperienza e speriamo che possa andare sempre avanti per aiutare anche la mia famiglia."

A questi nuovi imprenditori è stata data l’opportunità di essere formati, di avere la chiara comprensione di ciò che significa fare impresa in Italia. Ora chiedono di non essere abbandonati, di poter usufruire di una rete di supporto per avviare relazioni, contatti, scambi. Il progetto “Re-Lab” è solo l’inizio.








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