2014-06-10 13:53:00

Ucraina. Ok del presidente ai corridoi umanitari


Il neo presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha ordinato la creazione di corridoi umanitari nelle regioni orientali russofone. Scopo dell’operazione è aiutare i civili che vogliono fuggire dagli scontri in atto fra le forze di Kiev e gli insorti. Nell’est del Paese si continua, infatti, a morire. Due bambini sono rimasti uccisi negli ultimi giorni a Slavyansk, mentre a Kramatorsk si contano decine di morti. Una decisione, quella dell'apertura dei corridoi umanitari, accolta con favore da Mosca che prosegue, intanto, i negoziati con Ue e Ucraina in campo energetico. E secondo Putin nessuno abbandonerà la cooperazione con la Russia in questo settore. Perché il presidente Poroschenko ha detto “sì” ai corridoi umanitari, chiesti dalla Russia ma negati finora dall’Ucraina? Debora Donnini lo ha chiesto a Marco Di Liddo, esperto dell’area ex-sovietica del Centro Studi Internazionali:

R. – Sicuramente il nuovo presidente ha preso atto pubblicamente della situazione di insorgenza e dello scenario da guerra civile che c’è nell’est del Paese. Per questo motivo, ha ritenuto necessario e opportuno garantire le vie di fuga a tutti quei civili che non vogliono essere coinvolti nelle violenze. Questo è un tentativo – oltre che dal punto di vista prettamente umanitario – di catturare l’attenzione e la simpatia della popolazione dell’est, che fino a questo momento ha mantenuto un atteggiamento di sospetto e in alcuni casi di ostilità nei confronti del governo di Kiev, emerso dopo i fatti di Euromaidan (le manifestazioni pro-Ue in Ucraina iniziate nel novembre del 2013 – ndr).

D. – Al fine di evitare nuove vittime nelle zone dove sono in corso le operazioni, il presidente Poroshenko ha anche chiesto al governo di provvedere alla distribuzione di cibo e forniture mediche. Sembra quindi un impegno consistente quello dell’Ucraina nell’apertura di questi corridoi umanitari…

R. – Assolutamente sì. E’ un impegno consistente e doveroso da parte del nuovo presidente, che si è sempre presentato come l’uomo in grado di risolvere questa crisi e di ricomporre l’unità del Paese. Fino a questo momento, il suo predecessore Turchynov aveva optato per una soluzione militare, una soluzione “muscolare”, che certo non aveva aiutato il governo di Kiev a presentarsi in modo positivo e costruttivo con quelle realtà sociali e politiche dell’est del Paese, che invece guardavano con simpatia a Mosca o alla secessione. Con questo nuovo atteggiamento, probabilmente il presidente vuole mostrare alla cittadinanza locale, al suo stesso popolo, che il governo è un governo di tutti. Resta, però, il suo rifiuto di accettare gli aiuti umanitari che Mosca aveva offerto per la popolazione dell’est. Quindi, probabilmente c’è anche una dimensione molto politica nella questione degli aiuti: probabilmente accettando gli aiuti da Mosca, la popolazione locale avrebbe potuto rafforzare in un certo senso questa sua vicinanza al Cremlino. Poroshenko si sta dimostrando non solo un presidente che davvero tiene all’unità del suo Paese, alla salute del suo popolo, ma anche un fine stratega.








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