2014-06-10 12:57:00

La presenza dei cattolici in Turchia


Mons. Ruggero Franceschini, cappuccino, presidente della Conferenza episcopale turca (Cet), arcivescovo latino di Smirne e da ormai quattro anni anche amministratore apostolico del vicariato apostolico dell’Anatolia, ha detto che, secondo i dati più aggiornati, i cattolici in Turchia sono 47 mila (0,06%) su oltre 75 milioni di abitanti, suddivisi in 7 circoscrizioni, o diocesi, distribuiti in 55 parrocchie (poco meno della metà delle quali sono senza parroco) e 11 sedi pastorali. Alla loro assistenza spirituale pensano 5 vescovi, 13 sacerdoti secolari, 57 del clero religioso, circa 70 consacrati, una decina di missionari laici e poco più di 60 catechisti.

Numeri piccoli, che si scontrano con la vastità di un Paese (774.8209 kmq) e che costringe i sacerdoti a lunghe ore di viaggio per raggiungere piccole comunità cristiane, celebrare l’Eucaristia, guidare un  momento di preghiera o di formazione, amministrare i Sacramenti e cercare di essere “punto di riferimento” soprattutto per i cattolici stranieri arrivati nel Paese. 

La “missione” in Turchia fu affidata nel 1927 ai Frati Cappuccini della Provincia di Parma, che hanno svolto (e svolgono) un intenso apostolato, portato avanti oggi con l’aiuto di alcuni confratelli polacchi e un paio di Religiosi conventuali romeni, a Yeşilköy (città vicina all’aeroporto di Istanbul), Izmir, Efeso (Santuario di Meryem Ana), Antakia, Adana e Iskenderun. 

Si deve a loro il recupero e la valorizzazione della chiesa di Tarso, nonché l’organizzazione di pellegrinaggi affidati all’agenzia Eteria, da loro fondata negli anni ’80 del secolo scorso. “Con un numero maggiore di persone, e non parlo solo di sacerdoti - ha detto mons. Franceschini -  riusciremmo a fare molto di più. Ma facciamo fatica ad avere sacerdoti e missionari anche da Paesi tradizionalmente generosi come la Polonia. Da più di tre anni ci stiamo prodigando nell’aiuto dei profughi siriani in fuga dal loro Paese. Ma anche noi avremmo bisogno di un certo supporto, se non altro per restaurare le chiese, perché, una volta crollate, non possono essere più ricostruite. Chi ha capito questa necessità, e merita per questo il nostro ringraziamento, è il neo eletto Segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, che si è subito mosso per aiutare una nostra comunità cristiana la cui chiesa sta crollando!”. (A cura di padre Egidio Picucci)








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