2014-06-09 08:56:00

P. Lombardi: un contributo forte per il dono della pace


E, sullo storico evento che ha portato tutto il mondo a guardare alla Terra Santa con occhi di speranza, sentiamo il commento del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, intervistato da Roberto Piermarini:

R. – Papa Francesco, d’accordo con gli altri partecipanti a questo incontro, ha voluto dare un segno molto forte di appello a Dio, di apertura e quindi di un orizzonte di  impegno più grande e differente, a servizio della pace. E, come diceva il Padre Custode due giorni fa, bè, forse non scoppierà la pace, nel senso che la situazione non è che cambierà da un giorno all’altro in Medio Oriente; però, certamente le persone di buona volontà e le persone che credono in Dio hanno dato un contributo nuovo, un contributo forte, con tutte le loro forze per appellarsi all’aiuto della grazia del Signore, al dono della pace – la pace, noi crediamo che sia un dono – e alla capacità dei cuori di convertirsi ad un atteggiamento diverso. Il Papa parla sempre della cultura dell’incontro: ebbene, quello di ieri è stato veramente un incontro tra le persone, sotto il segno della fede.

D. – Oltre alle parole, hanno colpito i gesti, nell’incontro di ieri …

R. – Certamente. Ci sono state delle strette di mano, ma ci sono stati gli abbracci: abbracci sinceri; oltre a piantare l’ulivo, che è un segno classico dei gesti, dei momenti in cui si cerca di costruire la pace. Direi che gli abbracci si sono manifestati molto sinceri. In particolare, quello che ha colpito, e che era molto desiderato e atteso, è stato l’abbraccio tra i due presidenti che è stato un momento di “liberazione” dei protagonisti, dei popoli che desiderano sinceramente la pace, però hanno difficoltà a trovarne la via. Ecco: questa nostalgia della pace, questa volontà, anche, di pace è stata ben manifestata dagli abbracci di ieri.

D. – Ecco: questa mattina i giornali sottolineano la frase del Papa, di avere il coraggio della pace …

R. – Questo incontro stesso è stato un atto di coraggio, perché il realismo timido fa inclinare allo scoraggiamento di fronte ai tanti fallimenti che si incontrano sulla strada della pace. Ma il credente - e anche le citazioni bibliche che ieri sera sono risuonate lo dicono in tanti modi - è colui che continua a guardare verso Dio e da lì attinge il coraggio di cui ha bisogno. Il Papa parla spesso delle sorprese nella storia che possono venire dallo Spirito del Signore che irrompe: per noi credenti cristiani, ieri era anche la Pentecoste, il momento della discesa dello Spirito che rinnova la Creazione. Ecco, noi crediamo che sia sempre possibile qualche cosa di nuovo e questo lo chiediamo a Dio e cerchiamo di metterci in cammino anche noi, con tutte le nostre forze.

D. – Quanto è stata importante in questo incontro la presenza di Bartolomeo I?

R. – Bartolomeo ha dato questo segno dell’ecumenismo cristiano. In fondo, non bisogna dimenticare che quella di ieri sera era, in un certo senso, la vera conclusione del viaggio in Terra Santa, perché era un evento lanciato e preparato con il viaggio in Terra Santa, in cui Bartolomeo era stato protagonista, insieme con il Papa, perché era stata l’occasione della commemorazione dell’abbraccio tra Paolo VI e Atenagora, quella che aveva dato origine all’incontro in Terra Santa. Ecco. Quindi, Bartolomeo ha manifestato questo fatto che per tutti i cristiani, per tutte le confessioni cristiane, anche Gerusalemme e la Terra Santa sono fondamentali, e quindi tutti i cristiani del mondo si uniscono a questo desiderio e a questa preghiera per la pace. Non è solo Papa Francesco, con il suo carisma; non sono solo i cattolici, ma sono tutti i cristiani che si uniscono a tutti i fedeli, ebrei e musulmani, nel cercare la pace di questa Regione che è così importante per tutti. Per questo è stata importante ieri sera anche la presenza del Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Teofilo, il “primus” della comunità cristiana di Gerusalemme, come pure del Patriarca latino Twal. 








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