2014-06-09 13:10:00

Centrafrica: fallito il disarmo volontario


Sono poche le armi raccolte ieri a Bangui in occasione di una giornata di disarmo volontario indetta dalle autorità per recuperare fucili, munizioni e armi da taglio in possesso dei civili.

“Non è la quantità finale di armi consegnate che conta, ma piuttosto la prova di buona volontà e l’adesione della popolazione” ha dichiarato il primo ministro di transizione André Nzapayéké, aggiungendo di aver preferito un disarmo su base volontaria “piuttosto che uno obbligatorio che avrebbe causato vittime”. L’operazione è stata attuata nelle otto circoscrizioni di Bangui – tra cui Boy Rabe, feudo delle milizie di autodifesa Anti-Balaka, e al Pk5, a maggioranza musulmana – e nei due vicini comuni di Begoua (nord) e Bimbo (Sud).

Le armi recuperate, solo poche centinaia al termine della giornata, sono state consegnate alle forze africane della Misca e ai soldati francesi dell’operazione Sangaris. Il primo ministro ha annunciato il prossimo avvio di un programma di disarmo, smobilitazione e reinserimento (Ddr) destinato ai gruppi armati già identificati e ai soldati delle Forze armate centrafricane (Faca).

Intanto dal vicino Ciad, che ha ritirato i suoi militari dal contingente Misca, il governo ha respinto le accuse emerse dal rapporto della Commissione d’inchiesta internazionale dell’Onu, in base alle quali “Djotodia (ex presidente centrafricano, ndr) e la coalizione ribelle Seleka hanno goduto di un sostegno finanziario e militare delle autorità di N’Djamena”. Con una nota di risposta, l’esecutivo ciadiano chiede all’Onu di “smetterla con la sua campagna gratuita contro di noi”. (R.P.)








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