2014-06-08 18:16:00

Elezioni in Kosovo. La sfida è vincere la disoccupazione


In Kosovo, si vota questa domenica per le elezioni politiche anticipate tra rigide misure di controllo e sicurezza. Si tratta delle seconde elezioni parlamentari dalla proclamazione d'indipendenza il 17 febbraio 2008, un'indipendenza riconosciuta finora da 106 Paesi, ma che la Serbia continua a respingere. Nonostante ciò, il governo di Belgrado ha invitato i serbi del Kosovo (poco più di centomila sui 2 milioni di abitanti, in larga maggioranza di etnia albanese) a recarsi alle urne. Le due forze politiche principali - il Partito democratico del Kosovo (Pdk) del premier Hashim Thaci, e la Lega democratica del Kosovo (Ldk) di Isa Mustafa - sono date praticamente alla pari dai sondaggi, intorno al 30%. Terza forza in fatto di consensi è il movimento nazionalista 'Autodeterminazione' di Albin Kurti, accreditato del 22%. La campagna elettorale si è concentrate sulla precaria situazione economica e sulla lotta a corruzione e criminalità. Ma che cosa si aspetta il Kosovo da queste elezioni? Luca Collodi lo ha chiesto a don Lush Gjergji, vicario generale dell'Amministrazione apostolica di  Prizren, in Kosovo:

R. - Si aspetta soprattutto di poter avere un governo che si occupi principalmente delle questioni economiche. La questione cruciale non solo del Kosovo, ma dei Balcani e purtroppo in buona parte anche dell’Europa è il lavoro, la disoccupazione. Quindi, cercare di dare uno slancio positivo all’economia tramite l’agricoltura ma soprattutto le miniere che sono un grande tesoro per il Kosovo.

D. - Ci sono alcuni osservatori che in qualche modo depotenziano queste elezioni in Kosovo perché dicono che tanto il Kosovo è sotto una sorta di “protettorato” internazionale con l’Unione Europea, gli Stati Uniti ed altre realtà sovranazionali. I kosovari sono d’accordo su questo, o ambiscono ad una loro autonomia politica?

R. - Ad una autogestione soprattutto politica ed economica, sono perciò elezioni molto importanti perché in buona parte il passaggio dei poteri c’è stato. Qui noi abbiamo ancora due realtà internazionali: la KFOR (Kosovo Force) - guidata della Nato - e l’Eulex, una struttura della comunità europea; queste due realtà hanno peso e sono ben accolte dalla popolazione. Per il resto in buona parte il Kosovo non dipende più, almeno direttamente, dalla gestione internazionale.

D. - Si può pensare ad un Kosovo senza più militari delle forze internazionali di pace?

R. - Da un punto di vista della situazione politica penso di sì; ma dal punto di vista della strategia della garanzia della pace penso che non si può più immaginare nei Balcani l’assenza della Nato.

 








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