2014-06-06 14:11:00

Ultimo giorno di scuola in nove regioni, ma tanti i problemi sul tappeto


Ultimo giorno di scuola per la maggior parte degli studenti in nove regioni. Per le altre, le aule si chiuderanno al massimo il 14 giugno. Il governo punta molto sul rilancio dell’istruzione, ma il sistema italiano sconta ritardi decennali soprattutto nel settore dell’edilizia. Alessandro Guarasci

Sono poco memo di 8 milioni gli studenti della scuola italiana, dalle elementari alle superiori. E per due terzi di questi oggi è suonata la campanella che segna la fine dell’anno scolastico. Ma già dai prossimi giorni il ministero dovrà pensare alla stagione 2014-2015. Circa la metà dei 41 mila edifici ha problemi di staticità o agli impianti. Entro quest’anno il governo ha promesso di far partire circa 8 mila interventi, a cui se ne aggiungeranno 11 mila nel 2015. C’è poi l’immissione in ruolo degli insegnanti per coprire i buchi d’organico. Francesco Scrima segretario generale di Cisl scuola:

R. - Siamo in attesa dell’Atto di indirizzo per quanto riguarda il piano triennale, che prevede - in tre anni - l’assunzione di 66 mila docenti e 20 mila unità di personale Ata. Purtroppo ancora non abbiamo l’autorizzazione del Mef, del Ministero dell’Economia. Questo ci mette in allarme!

D. - Recentemente diverse polemiche ci sono state sui testi Invalsi: qual è la vostra posizione? Secondo il ministro rimangono uno strumento utile, anche se vanno messi a punto; secondo tanti docenti, invece, non servono in sostanza a nulla, se non a giudicare in modo un po’ lapidario il loro operato…

R. - Che in Italia serva un sistema nazionale di valutazione è ormai assodato, da questo punto di vista. Perché? Perché quando non si valuta, non si svaluta tutto! I testi Invalsi non sono né la causa dei mali della scuola, né la panacea ai mali della scuola. C’è un regolamento sulla valutazione che aspetta dell’Atto di indirizzo del ministro, che può migliorare e che si può migliorare, ma dobbiamo fare una riflessione seria: i testi Invalsi non servono né per classificare gli alunni, né per classificare la scuola, né per classificare i docenti, anche perché misurano alcune discipline che si fanno a scuola. Ma la scuola fa tanto e ben altro!

Sempre sul fronte degli insegnanti persistono differenze tra il numero di docenti e maestri chiesti da ogni singola scuola e poi quanto gli uffici scolastici regionali riescono a soddisfare. Secondo il comitato romano scuole elementari nelle primarie a Roma e provincia, a fronte di 1811 nuove iscrizioni sono stati tagliati 645 posti di docente. Si rischia quindi di avere più maestri per classe, mentre il tempo pieno continua a contemplare due docenti. Sarebbero a rischio anche i docenti di sostegno visto che in alcune scuole il rapporto è di un maestro ogni tre bambini. Ma dall'ufficio scolastico del Lazio assicurano che anzi non ci sarà alcun taglio e che le classi a tempo pieno aumenteranno di 264 unità. Chi avrà ragione lo vedremo a settembre.

Voltando pagina, il ministro Gianni ha annunciato che '”entro settembre saranno emanate le Linee Guida per la prevenzione del fenomeno del bullismo e del cyber-bullismo”. Insomma, un modo per rimediare agli opuscoli dell’Unar “Educare alla diversità". Rossella Musto, presidente regionale dell’associazione italiana maestri cattolici del Lazio:

R. - Noi, come Associazione italiana maestri cattolici, siamo stati sempre impegnati in prima linea a combattere ogni forma di discriminazione: di sesso, di razza, di lingua, di religione. Noi siamo per l’inclusione e quindi il rispetto delle diversità. Ben venga, dunque, l’indicazione del ministro Giannini e siamo disponibili appunto a collaborare a questo tavolo.

D. – Il Ministero dell’Istruzione ha preso le distanze dagli opuscoli dell’Unar “Educare alla diversità a scuola”, costati 300 mila euro. Cosa non andava in quegli opuscoli?

R. – In quegli opuscoli non andava l’approccio didattico ed educativo. E’ come se ci fosse stata una graduatoria, rispetto alle forme di lotta alla discriminazione. Per noi non esistono serie A e serie B su questo argomento. Noi inseriamo quel discorso all’interno di una vasta gamma di espressioni, che possono appunto rappresentare da ogni forma di razzismo, aggressione sociale, bullismo. All’interno di queste azioni di devianza e di non rispetto della persona rientrano altre situazioni e categorie,oltre al sesso, come la religione, la lingua, le opinioni politiche ed altre ancora. Noi consideriamo che quegli opuscoli avessero in qualche modo dato una visione un po’ privilegiata e "particolare", per cui chi non si trovava in quelle condizioni non andava considerato più un soggetto da tutelare contro ogni forma di discriminazione. Inoltre, rispetto anche a quello che è un approccio all’educazione sessuale, perché per noi l’educazione sessuale è un’educazione che rientra in un discorso di valori e quindi dei valori dell’amore e della famiglia. Noi la consideriamo un’espressione affettiva, basata sui valori, i sentimenti, legata appunto ad una concezione cristiana che ci caratterizza. Non la scorporiamo da una dimensione affettiva, emotiva, fondata sui valori della dignità umana.

D. – Il ministro ha annunciato che questa volta saranno coinvolte anche le associazioni dei genitori. Cosa sperate da queste nuove linee guida?

R. – Io spero che non vengano accolte solo le associazioni dei genitori, ma anche le associazioni professionali dei docenti, in maniera tale che le linee guida possano essere il risultato di una sinergia di lavoro, dove l’espressione educativa, emotiva, affettiva della famiglia possa trovare poi, nell’ambito di un’azione didattica inclusiva, attraverso le associazioni professionali, questo tipo di approccio. Ci aspettiamo che diventi un discorso globale, legato appunto all’educazione alla cittadinanza attiva. 

 

 

 








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