2014-06-04 16:15:00

La liberazione di Roma e la mediazione del Vaticano


All’alba di 70 anni fa, il 4 giugno del 1944, le truppe americane entravano a Roma. La liberazione della città dalle forze tedesche avvenne quasi senza scontri diversamente da altre zone e oggi gli storici sempre più concordano nel ritenere che l’uscita pacifica fu anche grazie alla mediazione del Vaticano. Debora Donnini ha sentito Davide Conti, consulente storico dell’Archivio del Senato della Repubblica:

R. - Roma non era assolutamente stata -nei mesi precedenti dell’occupazione nazista - una città pacificata. Era stata una città ribelle: attraverso le forze della guerriglia urbana e le opposizioni sia civili che sociali della città aveva anzi reso molto dura, molto complessa la vita all’occupante. A maggio si sviluppa, invece, una politica di contatti diplomatici - avviata dalla parte tedesca con il Vaticano - che apre ad un’uscita concertata dalla città delle truppe naziste favorendo quindi l’assenza di una battaglia casa per casa, strada per strada, che naturalmente avrebbe avuto rispondenze, sul piano di vite umane e di distruzione della città, molto importanti.

D. - Perché, in qualche modo, i tedeschi si ritirarono senza combattere?

R. - Non ci fu l’insurrezione a Roma per due ordini di ragioni. La prima, appunto, è riferibile alle scelte politiche dell’occupante nazista: il 10 maggio Karl Wolff, capo delle SS in Italia, attraverso Dollmann, avvia i contatti con il Vaticano e chiede a sua volta attraverso il Vaticano di attivare - su accreditamento presso il cardinale Schuster a Milano e automaticamente attraverso il cardinale Schuster - i contatti con Allen Dulles, esponente dei servizi segreti americani in Italia. Questo perché i tedeschi guardano alla ritirata da Roma e alla ricollocazione dalla linea gotica in su come ad una possibile strategia, una possibile uscita non solo dalla “risacca” della parte centrale del conflitto in Italia, ma anche come avvio di quei contatti per stabilire accordi di massima per la firma della pace con le forze anglo-americane. Altro elemento che in qualche misura investe la mancata insurrezione a Roma è anche una debolezza strutturale, a quel punto ed in quel particolarissimo contesto, delle forze della resistenza

D. - Le trattative diplomatiche, in un certo senso, perché ci fosse un’uscita pacifica, sono dovute anche a Pio XII…

R. - Certo, sì. Pio XII dopo il contatto provocato da Wolff si spende dal punto di vista politico-diplomatico per un’uscita concertata, concordata delle truppe naziste dalla città. Quel ruolo è naturalmente decisivo perché lo sviluppo di quel tipo di proiezione per il destino di Roma diventa risolutivo per lo sviluppo e le sorti delle vicende della capitale. 

Sui 70 anni della liberazione di Roma ascoltiamo il programma realizzato da Luca Collodi con Matteo Luigi Napolitano, docente di Storia delle Relazioni Internazionali presso l'Università Guglielmo Marconi di Roma. All'interno, l'audio del cinegiornale girato da militari Usa la sera della liberazione di Roma con il saluto, in inglese, di Pio XII e la testimonianza di Arcangelo Paglialunga, vaticanista del Gazzettino di Venezia scomparso nell'aprile del 2011, testimone dell'arrivo degli alleati nella capitale e nella zona di San Pietro. (con la collaborazione di Fabio Colagrande) 

 








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