2014-06-04 14:40:00

Centrafrica. Attaccata base Msf che evacua parte del personale


La situazione di conflitto in Centrafrica mette in crisi l’azione umanitaria. Uomini armati hanno attaccato una base di Medici senza frontiere (Msf) a Nde'le', nel nord del Paese, fortunatamente senza provocare vittime. In un comunicato l’organizzazione conferma, tuttavia, la determinazione a continuare a fornire assistenza medica alla stremata popolazione civile, aggiungendo che, a causa  dell'attacco, una parte dell'equipe di Msf è stata temporaneamente evacuata dalla città. Che cosa ha provocato questo attacco negli operatori di Medici senza Frontiere? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Loris De Filippi, presidente di Msf Italia:

R. - È l’ennesimo atto di violenza. Ci sono stati 115 momenti o situazioni di pericolo negli ultimi mesi in Centrafrica e i nostri progetti sono in serio pericolo. L’ultimo attacco è l’ennesimo della serie.

D. - Se dovesse andar via Medici senza frontiere da questo Paese, cosa verrebbe a mancare alla popolazione, già spaventata e toccata duramente dalla guerra civile?

R. - Sicuramente era un Paese, ancora prima della guerra civile, in condizioni penose, con indici di povertà estremamente alti. Per farvi capire il nostro sforzo: ci sono più di due mila operatori locali, 300 volontari espatriati e 17 progetti in tutto il Paese, quindi ospedali che vanno avanti con il nostro supporto, cliniche… L’insicurezza è particolarmente forte. Per questo, in qualche modo, tentiamo di tener duro e di stimolare la comunità internazionale a proteggere gli operatori umanitari, a proteggere la popolazione civile che è in pericolo e a sperare che questa situazione di conflitto vada piano piano a scemare. La situazione resta molto drammatica.

D. - Chi è contro gli interventi umanitari in Centrafrica, ma non solo?

R. - In questo momento, in verità, la situazione in Centrafrica è molto particolare. Credo che le due fazioni che stanno combattendo in questo momento non ce l’hanno particolarmente con gli attori umanitari, per cui non credo che ci sia la volontà delle due parti in causa di, in qualche maniera, impedire l’azione umanitaria. Vogliono sicuramente soldi e riarmarsi in una fase drammatica del conflitto, hanno bisogno ovviamente di armi. La situazione è molto diversa rispetto ad altri Paesi in cui siamo bersaglio per ragioni politiche, o per ragioni di altro interesse.








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