2014-06-03 13:21:00

Una messa per San Giovanni XXIII a 51 anni dalla sua morte


San Giovanni XXIII guida i passi della comunità di Sotto il Monte e il suo paese natale lo ricorda con una Messa di ringraziamento nel giorno del 51.mo anniversario della sua morte. Si tratta della prima ricorrenza successiva alla canonizzazione dello scorso 27 aprile. La celebrazione vedrà presenti, fra gli altri, il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, Sullo spirito che sta animando questa giornata, Gianmichele Laino ha intervistato mons. Claudio Dolcini, parroco di Sotto il Monte: 

R. – Lo spirito sarà senz’altro di riconoscenza al Signore per la Chiesa, che è rappresentata da Papa Francesco, per questo dono della canonizzazione. Sono stati invitati, oltre all’arcivescovo di Milano e al suo predecessore, mons. Dionigi Tettamanzi, anche tutti i vescovi delle diocesi della Lombardia. Ha quindi un carattere di riconoscimento di questa santità, che coinvolge anche le diocesi attorno. Sarà un momento di grande festa per la comunità di Sotto il Monte e per tutta la diocesi di Bergamo, che ha sempre visto in Papa Giovanni un grande esempio di bontà, un grande Pontefice, e che si è riconosciuta un po’ anche nei tratti della spiritualità di Papa Giovanni e ha riconosciuto le radici della propria fede bergamasca.

D. – Da oggi in poi, la diocesi di Bergamo si appresta a vivere una serie di eventi nel segno e sotto la protezione di San Giovanni XXIII. Qual è il messaggio che si vuole diffondere attraverso questo ricco calendario?

R. – Sotto il Monte, soprattutto in questi ultimi tre anni, ha lavorato molto affinché questa località, che è sempre stata visitata da numerosi pellegrini, sempre di più possa diventare un luogo di ristoro della fede. Ci piace molto l’espressione di Paolo VI, che parlava dei santuari come "cliniche dello Spirito": e allora il lavoro che stiamo facendo, e anche il futuro, è quello di accogliere sempre meglio i pellegrini, perché il pellegrinaggio sia sempre più un pellegrinaggio e meno turismo, pure se religioso, con la proposta di momenti di catechesi sulla figura di Papa Giovanni e, soprattutto, sul Concilio Vaticano II, con le liturgie sempre più curate, in maniera tale che uno che viene a Sotto il Monte poi porti a casa l’entusiasmo che fu appunto della fede di Papa Giovanni e il desiderio di continuare a camminare nella fede. Per chi magari, invece, ha perso la fede – perché qui vengono molte persone che non hanno più fede – siccome Papa Giovanni ha sempre quel fascino, quella simpatia, si approfitta di questa sua simpatia e si offre un messaggio che possa rinnovare il desiderio di camminare dietro a Cristo.

D. – Cosa significa per la comunità di Sotto il Monte vivere giorni come questo?

R. – Sono momenti straordinari e molto strani. Per noi, sono eventi così straordinari che ci sentiamo indegni di questa grande grazia. Ringrazio i pellegrini che vengono qua così numerosi e vengono a fare queste celebrazioni, perché la loro preghiera, unita alla nostra, diventi stimolo per la nostra fede e per la nostra piccola comunità parrocchiale. Sta nascendo questo: uno scambio, per cui noi accogliamo e cerchiamo di compiere opere di misericordia corporale e spirituale per i pellegrini, mentre loro ci lasciano la loro fede.

D. – Il 27 aprile la Canonizzazione di Papa Giovanni XXIII. A oltre un mese di distanza, cosa resta di quei giorni?

R. – Rimane un bel ricordo certamente e rimane un gran lavoro, soprattutto della nostra comunità, che ha preparato quell’evento con grande passione, con tanti sforzi, con numerose persone coinvolte. Anche il fatto che ci sia stata la Canonizzazione insieme di Papa Giovanni e di Papa Giovanni Paolo II ha obbligato anche noi ad approfondire di più la figura di Giovanni Paolo II e a mettere al centro, evidentemente, la figura del Concilio. Uno, infatti, – Giovanni XXIII – l’ha avviato e l’altro – Giovanni Paolo II – lo ha tradotto. 








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