2014-06-03 16:05:00

Rapporto su Agromafia e Caporalato: evasione per 600 milioni di euro all’anno


La mafia investe anche il mondo dell’agricoltura. A descrivere il fenomeno dell’illegalità in agricoltura che va dallo sfruttamento dei braccianti alla Terra dei fuochi, è la seconda edizione del Rapporto su Agromafia e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto a cura della Flai Cgil, presentato stamani a Roma. Il costo del fenomeno è altissimo sia in termini di diritti, sia in termini economici: si stima che l’evasione contributiva sia pari a 600 milioni di euro all’anno. Un fenomeno che riguarda tutto il territorio nazionale, spiega Roberto Iovino, resposabile legalità Flai Cgil, che ha coordinato il Rapporto. L’intervista è di Debora Donnini:

 

R. – Siamo passati da una fase dove le agromafie, i fenomeni di infiltrazione mafiosa all’interno della filiera dell’agroalimentare erano principalmente localizzati nel Sud Italia, ma negli ultimi 10 anni abbiamo notato un “salto di qualità” che tocca tristemente tutto il tessuto agricolo e agro-industriale, da Nord a Sud. E il Rapporto fa un censimento, su 18 regioni e 9 9 province, dei fenomeni di infiltrazione mafiosa legata al comparto della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti agricoli e industriali. E poi, facciamo una fotografia sul fenomeno del “caporalato”, perché anche il fenomeno del “caporalato” agricolo è in continua espansione e vede sempre di più fenomeni di illegalità dovuti al lavoro nero e allo sfruttamento intensivo anche in aree del Paese che inizialmente sembravano insospettabili.

D. – In cosa consiste esattamente il fenomeno del “caporalato” in agricoltura? Come viene esercitato, considerando anche che in termini di evasione contributiva quella causata dalle agromafie è di 600 milioni di euro annui?

R. – Questa che noi abbiamo fatto è una stima al ribasso, per spiegare che il “caporalato” è ancora quello che abbiamo conosciuto in passato, cioè l’intermediazione illecita da parte di alcune figure che non hanno nulla a che vedere con il tessuto di impresa o con i lavoratori, che forniscono manodopera per conto degli imprenditori, sottraendo circa il 50 per cento del salario che originariamente dovrebbe essere destinato ai lavoratori.

D. – Sono lavoratori stranieri?

R. – No, purtroppo, tristemente anche italiani. Certo, i lavoratori stranieri sono circa l’80 per cento dei 400 mila che noi abbiamo censito essere il potenziale bacino di utenza dei “caporali”, e questo l’abbiamo fatto attraverso delle mappe, che sono nel Rapporto e che, regione per regione, provano ad individuare i distretti agricoli dove ci sono le maggiori criticità. Seicento milioni di euro è una stima che abbiamo fatto solo sul tema dell’evasione contributiva, per spiegare che il “caporalato” non è solo un costo per i lavoratori in termini di diritti e di salario, ma è anche un costo per la fiscalità generale, perché se contassimo su una media di 70 giornate di lavoro, ci accorgeremmo che il lavoro nero in agricoltura sottrae alle casse dello Stato e dell’Inps non meno di 600 milioni.

D. – Nel Rapporto vengono descritte in particolare tre storie di approfondimento. Quali sono?

R. – Noi abbiamo fatto tre studi di caso: uno al Nord, in Piemonte, uno al centro – nel Lazio, nello specifico in provincia di Latina – e uno al Sud, nella regione Puglia. Chiaramente, l’intensità dello sfruttamento è molto diversa nei tre diversi casi di studio. E’ chiaro che nel Mezzogiorno d’Italia lo sfruttamento assume un volto maggiormente deplorevole; e così, abbiamo storie di donne e bambini costretti a lavorare 12 ore al giorno senza accedere all’acqua né ai beni di prima necessità. Questo purtroppo succede in Italia …

D. – Quindi, si può dire che la mafia in agricoltura si occupa soprattutto di “caporalato”, cioè di persone che sfruttano i braccianti?

R. – Questo è il frutto anche del fatto che le mafie sono un principale attore anche della tratta degli esseri umani a livello internazionale; e poi, c’è tutto il comparto dell’agro-industria, dell’ortofrutta, della gestione dei mercati che è sempre stata di forte interesse mafioso. E anche qui, un dato ci aiuta: la Direzione nazionale antimafia ci racconta e ci dice che sono circa 12,5 miliardi di euro il giro delle agromafie.








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