2014-06-01 15:07:00

Giornata comunicazioni sociali. Francesco: sì a cultura dell'incontro


Questa domenica si celebra la 48.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: nel messaggio pubblicato a inizio anno in occasione della memoria di San Francesco di Sales, intitolato la "Comunicazione al servizio di un'autentica cultura dell'incontro", Papa Francesco scrive tra l’altro: “Una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti”. Fausta Speranza ne ha parlato con Vania De Luca, vaticanista di Rainews24 e presidente per la regione Lazio dell’Unione Stampa Cattolica Italiana:

R. – Sapersi mettere in cammino con tutti significa creare ponti con tutti e dialogare con tutti. In questo contesto, Papa Francesco scrive che la rivoluzione dei mezzi di comunicazione è anche una sfida e una sfida che richiede energie fresche e immaginazione nuova, ma questo non si può fare se non incontrando gli altri là dove si trovano con le loro situazioni, con le loro inquietudini, con le loro incertezze, con le loro domande.

D. – Francesco scrive: “Dialogare non significa rinunciare alle proprie idee e tradizioni, ma alla pretesa che siano uniche ed assolute”. Questo nel suo Pontificato dà una spinta particolare all’essere in cammino con tutti...

R. – Indubbiamente sì, perché la Chiesa di Papa Francesco non è una Chiesa dall’identità debole - questo è sicuro - ma è una Chiesa, però, che non ha la pretesa di avere l’unica e l’ultima parola su tutto, una Chiesa che appunto sa farsi prossima e sa anche costruire percorsi comuni, perché al di là delle differenze c’è una dimensione umana che ci lega tutti. Ricordare questo può essere oggi una via di superamento di tante barriere, di tante divisioni, anche di tante ostilità, di tanti conflitti e di tante guerre.

D. – Francesco afferma chiaramente: “Tra una Chiesa accidentata che esce per strada e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità non ho dubbi nel preferire la prima”. E poi indica le strade: le strade sono quelle del mondo, dove la gente vive, ma anche le strade digitali, oggi, con i nuovi media...

R. – E’ proprio così. Oggi viviamo una vita di corsa ed anche l’informazione è fatta di corsa: è un’informazione veloce. Questo spesso supera – dice Papa Francesco – la nostra capacità di riflessione e di giudizio. E’ un po’ il limite, ma viaggia insieme con la potenzialità – vorrei dire – dell’informazione fatta in diretta, in cui, mentre le cose avvengono, già vengono veicolate. Una possibilità di superare questo limite può essere nel fatto che dopo che la notizia è stata data, è stata trasmessa, è stata comunicata, non bisogna rinunciare a quegli spazi di riflessione e di analisi e anche di approfondimento sulle notizie stesse, aiutando a ricostruire il contesto, per esempio, in cui una notizia, un fatto o un evento matura. Un altro grande limite, sul quale questo messaggio ci mette in guardia, é che sembra che tutti siamo connessi: il mondo è sempre più connesso e velocemente connesso. C’è anche, però, chi non ha accesso ai media sociali e rischia di essere escluso.

D. – Poi, c’è anche il discorso di chi sta nei social media ma magari sta dietro allo schermo del computer senza mettere in gioco se stesso. Così, come dice il Papa, “solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento” nel dialogo e nell’incontro...

R. – E’ un rischio che vediamo e che vediamo nei comunicatori, nei più giovani e nei nativi digitali, gli adolescenti di oggi, per esempio. Il messaggio ha un passaggio molto bello in cui dice che abbiamo bisogno di amare, di essere amati, abbiamo bisogno di tenerezza, e che non sono le strategie comunicative a garantire la bellezza, la bontà, la verità della comunicazione. Questo è un passaggio che mi è piaciuto molto e che segue quell’analisi di Papa Francesco che dice che la comunicazione deve farsi prossimità.

D. – Il contrario dell’incontro sono l’esclusione, l’emarginazione, la povertà, di cui tanto Papa Francesco ci parla, e poi – scrive sempre il Papa – i muri che ci dividono...

R. – Beh sì, il contrario di tutto quello di cui abbiamo parlato è un mondo che esclude, un mondo insensibile alle differenze sempre più profonde, per esempio, tra i ricchi e i poveri. Il fatto che Papa Francesco, in questo messaggio, accentui la scandalosa distanza tra il lusso dei ricchi e la miseria dei poveri è una spia importante. Qui, infatti, parliamo di comunicazione e ci si potrebbe domandare che senso abbia parlare di ricchi e di poveri. Ma questa chiave della povertà e dell’esclusione sociale è una chiave importante che Papa Francesco rilancia appunto in ogni contesto, anche quello comunicativo.

 








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