2014-05-30 13:52:00

Scozia: referendum sull’indipendenza


Si è aperta la campagna elettorale per il referendum del 18 settembre prossimo sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito, voluto dal Partito Nazionalista scozzese. Tante le sfide sul tavolo: dal cambio della bandiera e della moneta, ai rapporti commerciali e politici con la Corona e con le istituzioni europee, poi l’adesione alla Nato e la questione della sicurezza. Di fatto si tratta di un evento storico che potrebbe costituire un precedente per situazioni analoghe nel resto dell’Europa che mostra perplessità e cautela. Il Fronte del sì attualmente, secondo i sondaggi si attesta al 45 per cento. Ma cosa pesa su chi è favorevole a questa svolta? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Fabrizio Maronta, giornalista esperto dell’area della rivista di geopolitica Limes.

R. - Dai sondaggi emerge che le principali spinte al sì per l’indipendenza siano delle spinte – per così dire – di pancia. Riguardano soprattutto l’orgoglio nazionale, la storia della Scozia, l’alterità della Scozia rispetto alla Gran Bretagna. Tra i fautori del no, invece, le questioni economiche sono maggioritarie, quindi c‘è sicuramente la questione del debito pubblico che ammonta a 300 miliardi di euro, più del doppio del Pil reale. Rimane però un forte margine di indecisi. Ed è lì che c’è un buon 20-25 per cento del potenziale elettorato che si proclama ancora indeciso. All’interno di questi indecisi la propensione al sì è un po’ cresciuta, ma resta comunque questa larga fetta che rende molto difficile fare previsioni attendibili.

D. - La vittoria del sì chiuderebbe oltre 300 anni di storia della Scozia unita a quella dell’Inghilterra; inizierebbero ovviamente lunghi negoziati tra Edimburgo e Londra, ma com’è la Scozia indipendente vista dal governo scozzese?

R. - La Scozia indipendente dovrebbe fondamentalmente rimanere nel Commonwealth; dovrebbe soprattutto rimanere nell’area di libero scambio che è composta dal Regno Unito propriamente detto; dovrebbe rimanere nell’Unione europea; dovrebbe conservare una serie di privilegi che caratterizza la posizione del Regno Unito nell’ambito dell’Unione Europea – quindi in particolar modo per alcune eccezioni giuridiche per quanto riguarda il diritto penale, alcune eccezioni finanziarie il cosiddetto "british rebate", cioè il rimborso di cui il Regno Unito gode dai tempi della Tatcher sul proprio contributo -, dovrebbe infine conservare la sterlina: e questo è un punto estremamente controverso -.

D. - L’accordo per questo referendum è stato firmato oltre che dal ministro scozzese Salmond anche dal premier britannico Cameron.  Però il punto di vista di Londra su questo referendum è abbastanza conosciuto; sono tanti gli argomenti contrari tra cui anche il nucleare, i giacimenti di petrolio nel Mar del Nord, ma anche un motivo puramente politico …

R. - Il problema fondamentale è che un’eventuale vittoria storica, dirompente del sì, avrebbe un effetto diretto anche sulle sorti delle politiche del premier britannico David Cameron che probabilmente sarebbe costretto a dimettersi; a quel punto anche il suo stesso partito glielo chiederebbe. Ci sono già stati pronunciamenti e forti segnali in questo senso. Cameron ne può uscire, innanzitutto, mostrando più attenzione alle ragioni del sì, quindi corteggiando maggiormente l’elettorato scozzese che è un elettorato non demograficamente determinante soprattutto, non particolarmente determinante per i conservatori ora al governo. In realtà l’elettorato scozzese è pure tradizionalmente laburista, ma è quello che in questo momento può decidere veramente sulla sorte di una nazione unitaria. E poi può farlo concedendo maggiori margini di indipendenza alla Scozia, sempre per convincerla a rimanere nell’ambito del Regno Unito: quindi maggiore indipendenza giuridica, fiscale e via dicendo.

D. - Oltre all’Unione Europea c’è anche la questione della Nato: non è detto che l’adesione alla Nato sia immediata se dovesse passare il referendum …

R. - Allora sicuramente non è detto che sarebbe scontata l’adesione all’Unione Europea; c’è comunque una resistenza forte in ambito europeo alle ragioni della Scozia eventualmente per restare poi nell’Unione Europea - come dire - in modo indolore dopo l’indipendenza. Per quanto riguarda la Nato, non è scontato, anche se comunque è forse più facile che la Scozia eventualmente resti nella Nato. Questo più che altro per una fatto strategico, perché comunque la Scozia ospita diverse basi dell’esercito britannico che in una prospettiva Nato rimarrebbero comunque importanti per la loro collocazione geografica.








All the contents on this site are copyrighted ©.