2014-05-29 11:01:00

Mozambico, Hiv: il "modello Dream" di Sant'Egidio


E’ da poco tornata dal Mozambico una missione di imprenditori italiani con l’obiettivo di approfondire le opportunità d’investimento che ci sono in questo Paese. La delegazione ha visitato il Centro" Dream" a Maputo, della comunità di Sant’Egidio, che dal 2001 si occupa di combattere la malnutrizione e l’Aids nei Paesi dell’Africa subsahariana. Paola Germano, coordinatrice generale del progetto in Africa, ha spiegato al microfono di Maria Cristina Montagnaro a che punto è la lotta all’ Hiv in questo Paese:

R. - In Mozambico, abbiamo in cura 32 mila e 300 malati, ma la popolazione colpita naturalmente è molto più alta. Non si riesce ad arrivare a tutti. Oggi, si ipotizza che in Mozambico il 14% della popolazione sia colpita dall’Aids: una percentuale purtroppo ancora abbastanza alta, nonostante i progressi fatti in questi anni nella cura e nell’espansione della terapia.

D. - Voi vi rivolgete in particolar modo alle donne: per quale motivo?

R. - Il nostro obiettivo è soprattutto quello di lavorare per la prevenzione della trasmissione verticale, dalle madri ai bambini, per riuscire così a far nascere una generazione sana, curando al tempo stesso anche queste madri.

D. - In concreto che cosa fate?

R. - Noi prendiamo in cura i bambini, partendo dalle madri, e chiaramente quando sono malati anche i partner e i mariti: ci prendiamo cura di tutta la famiglia. La grande novità nella cura dell’Aids in Africa è entrata con quello che oggi viene definito il modello Dream: non si tratta però soltanto della mera distribuzione di farmaci, ma rappresenta  un tipo di modello che ha un approccio olistico. Quindi, non diamo solo farmaci e quanto necessario nel percorso dell’iter terapeutico - quindi visite mediche, prelievi… - ma insistiamo molto sull’educazione alla salute di queste donne e quindi di tutto il nucleo familiare. Educazione alla salute non vuole dire soltanto cura dell’Aids: educazione alla salute vuol dire anche insegnare loro la prevenzione della malaria, le misure di igiene, come nutrire i loro bambini in modo corretto e in modo che i bambini non siano sottopeso e non si ammalino.

D. - Quali sono le novità della collaborazione con gli imprenditori italiani?

R. - La visita è stata importante. Dream cerca di espandere il più possibile la terapia, ma ha un problema di risorse, perché Dream si finanzia con risorse di privati. Quindi, questi imprenditori che vorrebbero lavorare in Mozambico e che hanno visto e hanno toccato con mano come sono spese quelle poche risorse, possono rappresentare una partnership importante. In Mozambico, noi siamo considerati con il modello Dream un’eccellenza italiana. Io credo allora che anche creare dei legami con l’imprenditoria italiana, che si è recata in Mozambico e che rappresenta - anch’essa - un’eccellenza,  sia un modo per creare una partnership con un marchio italiano molto importante per il Mozambico e per l’Italia. C’è stata espressa la volontà di poter contribuire quanto meno a coprire la realizzazione di un progetto che noi abbiamo di un nuovo centro a Maputo per le donne, non soltanto sieropositive, ma per la prevenzione dei tumori femminili.








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