2014-05-29 17:45:00

Festival Biblico: "Le Scritture, Dio e l'uomo si raccontano"


"Se noi guardiamo al cuore delle Sacre Scritture - spiega il presidente, Don Roberto Tommasi - vi è narrato un colloquio, un incontro tra il Dio della vita e gli uomini. E in questa narrazione essi riscoprono le fondamenta profonde della loro esistenza". Perché la Bibbia affascina anche i non credenti? "Perché parla di vita e apre sulle dimensioni del mistero, sul fatto che la vita è più grande di ciò che ogni giorno sperimentiamo. Ogni giorno dovremmo aprirne una pagina e lasciare che Dio ci parli e che noi raccontiamo a Lui le nostre angosce quotidiane e le nostre gioie". 

La scrittrice Michela Murgia interverrà al Festival insieme al suo conterraneo Marcello Fois nell'ambito del dibattito: "Una scrittura incarnata. Benedizione e maledizione di essere scrittori sardi oggi". Ai nostri microfoni spiega come un'appartenenza geografica e culturale incide sulla propria scrittura: "Dagli scrittori sardi i sardi si aspettano una rappresentazione collettiva e non semplicemente la narrazione della propria personale prospettiva, perché la nostra matrice è una tradizione orale, quindi collettiva, appunto. Da un lato ciò rappresenta una benedizione, perché ti senti portatore di un racconto comune, dall’altro non lo è perché non sempre quello che scrivi è ciò che chi ti manda vorrebbe sentirsi dire".

La Murgia - vincitrice di numerosi premi letterari, già insegnante di religione in diverse scuole, nonché membro del Coordinamento delle Teologhe Italiane - ricorda la visita di Papa Francesco a Cagliari nel settembre scorso sottolineando che "la condivisione delle difficoltà economiche ed occupazionali di buona parte del popolo sardo e la preghiera da parte della Chiesa dovrebbero essere considerati elementi propulsivi dagli amministratori locali, non una sorta di rischioso paravento". E continua con un'analisi sociologica: "Oggi è sempre meno possibile il racconto corale perché sono sempre più slabbrati i legami sociali e non esistono nemmeno più i luoghi dove si può costruire una identità collettiva. Le sezioni di partito non ci sono più, le piazze sono diventati luoghi di passaggio, i bar ricettacolo di macchinette mangiasoldi. Esistono solo la tv e la rete". E la parrocchia, dove lei per lungo tempo è stata impegnata nell’Azione Cattolica? "In parrocchia io ci ho costruito la mia idea di amicizia civica. So che alcuni della mia generazione si sono anche salvati dalla trappola dell’eroina là perché le parrocchie erano aperte. Oggi mi pare che non abbiano più quella funzione. Le dinamiche della rete hanno cambiato molto le regole del gioco e purtroppo devo constatare che si è investito poco sulla professionalità degli animatori, lasciando sempre troppo al volontarismo tutto l’operato. In realtà - insiste Murgia - la formazione dei giovani e giovanissimi è una cosa così delicata che meriterebbe un investimento economico maggiore da parte della Cei. Si è creduto poco nei laici. Speriamo in Papa Francesco. Questa elezione mi ha dato una grandissima gioia. Spero che si abbandoni definitivamente l’idea che il genio femminile sia un genio ancillare. Il genio ancillare è di tutti nella Chiesa". 

E continua parlando della sua esperienza nel mondo della scuola, del destino mediocre a cui è condannata finché gli insegnanti saranno considerati lavoratori di serie B e decideranno per questo impiego solo perché non riescono a trovare di meglio. Battuta conclusiva sul mestiere di scrittore: "La narrazione è relazione, e scrivere è una disciplina: puoi avere una intuizione ma poi ci voglioni mesi di lavoro perché quella tua intuizione diventi un oggetto che abbia un suo mercato. Le due cose devono incontrarsi. E’ una cosa sempre difficile da spiegare a chi ha una idea romantica dello scrittore. Bisogna puntare sulla rete. Puoi cercare di farti notare laddove ritieni ma non è detto che chi ti cerca ti trovi dove tu pensi che ci riesca".








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