2014-05-28 15:28:00

Oltre 6 milioni i senza lavoro secondo il Rapporto Istat 2014


E’ focalizzata sulle sfide su cui si dovranno confrontare l’economia e la società in Italia per intraprendere il percorso di ripresa, l'attenzione del Rapporto annuale 2014 dell’Istat presentato oggi nella "Sala della Regina" di Palazzo Montecitorio a Roma. Secondo l’Istituto di ricerca, esistono “deboli segnali positivi” riguardo al forte disagio economico rilevato negli anni scorsi ma, in 5 anni, 100 mila giovani se ne sono andati all’estero in cerca di lavoro. Da rilevare anche il nuovo minimo storico delle nascite, mentre si conferma una speranza di vita più alta rispetto alla media europea. Il servizio di Adriana Masotti:

Sono 6,3 milioni gli italiani che non hanno un posto di lavoro tra coloro che lo perdono e quelli che lo stanno cercando, in aumento gli scoraggiati. In crescita costante i giovani 15-29.enni non occupati e non in formazione, in totale 2,4 milioni, mentre aumentano i disoccupati nella fascia d’età dai 35 anni in su. Per molti lavoratori, invece, c'è l’incertezza prolungata del posto: 527 mila precari svolgono lo stesso impiego da almeno cinque anni.

Frutto della crisi non solo economica un "fenomeno emergente", quello del ricompattamento delle famiglie che, secondo l’Istat, coinvolgerebbe oltre 1,5 milioni di persone. Un fenomeno  legato al "rientro dei figli nei nuclei genitoriali  dopo separazioni o divorzi, emancipazioni non riuscite o attraverso la coabitazione con parenti" . Dato positivo del 2013, l’attenuarsi del forte disagio economico: la quota di persone appartenenti a famiglie in condizioni di grave deprivazione scende al 12,5%, pari a 7,6 milioni di individui: erano 8,7 milioni nel 2012.

La crisi frena gli immigrati: nel 2012 gli ingressi sono stati 321mila, -27,7% rispetto al 2007. Aumenta invece il numero di stranieri che se ne vanno ed è un vero boom di partenze degli italiani. Nel 2012, hanno lasciato il Paese oltre 26 mila giovani tra i 15 e i 34 anni: le mete di destinazione privilegiate sono Regno Unito, Germania e Svizzera.

Per quanto riguarda le cose da fare per portare a un aumento del numero di occupati, il Rapporto indica per le imprese anzitutto una riduzione del cuneo fiscale a carico del datore di lavoro''. Seguono l'abbassamento degli oneri burocratico-amministrativi, la diminuzione dei vincoli al licenziamento, maggiori incentivi all'assunzione, un miglioramento nei servizi per l'impiego.

In Italia, secondo l’Istat è record negativo per le nascite dopo quasi vent'anni. Nel 2013, si stimano iscritti all'anagrafe poco meno di 515 mila bambini. Le donne italiane in età feconda fanno pochi figli (in media 1,29 per donna) e sempre più tardi, ma anche le immigrate contribuiscono sempre meno alla natalità del Paese. Ancora: l'Italia si conferma uno dei Paesi più vecchi al mondo. Con 151,4 persone over-65 ogni 100 giovani con meno di 15 anni. Tra i Paesi europei solo la Germania ha un valore più alto. La speranza di vita, superiore alla media europea, è di 79,6 anni per gli uomini e 84,4 per le donne.

L'Italia si trova in una posizione di svantaggio riguardo al livello di istruzione della popolazione''. Nel 2013, appena il 16,3% delle persone tra i 25 e i 64 anni possiede un titolo di studio universitario contro il 28,4% della media dell'Ue. Guardando all'inserimento nel mercato del lavoro si rileva che il titolo di studio paga ancora.  

Nel 2011, per la prima volta dal 2003, la spesa sociale risulta in diminuzione rispetto all'anno precedente. Calano le risorse destinate dai Comuni alle politiche di welfare. La spesa rivolta ai disabili aumenta, ma cala quella rivolta agli anziani così come quella per la povertà e il disagio. A rischio per il futuro, sottolinea l’Istat, anche l’impegno delle associazioni non profit attive nei settori della sanità e dell'assistenza, essendo la maggior parte del finanziamento di natura pubblica. In tale quadro, diminuisce la spesa per consumi e cresce l’indebitamento per molte famiglie che fino al 2011 avevano utilizzato i risparmi accumulati.








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