2014-05-27 15:17:00

Ilo: l'avanzata dei Paesi che investono sul lavoro di qualità


I Paesi che investono in occupazione di qualità avanzano più rapidamente sul piano economico. E’ quanto rileva il Rapporto annuale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) che dimostra come l’occupazione di qualità sia traino per l’economia dei Paesi emergenti e in via di sviluppo. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

Sono 140 i Paesi in via di sviluppo ed emergenti analizzati da “Il lavoro nel mondo 2014: l’occupazione al centro dello sviluppo”, il Rapporto dell’Ilo che spiega e dimostra per la prima volta come investire in occupazione di alta qualità, ridurre quella vulnerabile e affrontare la povertà da lavoro conduca ad una crescita economica sostenuta. Luigi Cal, direttore dell’Ufficio Ilo per l’Italia e San Marino, chiarisce prima di tutto la definizione di lavoro di qualità:

R. – Si intende che è un lavoro non precario, all’interno della legalità, che offre salari sufficienti frutto di un negoziato tra le parti sociali, non sono questioni imposte da fuori, da governi o da altre forze. Sono da considerarsi lavori di qualità laddove c’è molta libera iniziativa e partecipazione del lavoratore nella produzione. Oggi, nei Paesi del nord c’è una tendenza a pensare che più flessibilizziamo, nel senso di precarizzare il lavoro, più benefici, più profitti e più investimenti abbiamo. Il Rapporto dell’Ilo sta a dimostrare invece, analizzando 140 Paesi, che proprio dove avvengono questi fenomeni ci può essere sì uno sviluppo, ma molto inferiore a quello che avviene nei Paesi che tendono invece a mettere in moto, a promuovere, lavori di qualità.

D. – Il Rapporto ci dice che l’occupazione di qualità è stata fondamentale per l’economia di alcuni Paesi emergenti e Paesi in via di sviluppo: quali e in che modo?

R. – Ci sono parecchi esempi, nello studio di oltre 200 pagine dell’Ilo. Posso citare l’esempio del Senegal, del Perù o del Vietnam, dove le cifre dimostrano che se il lavoro è fatto rispettando i diritti provoca uno sviluppo maggiore, più solido e quindi con più crescita per tutto il Paese. Quindi, si tratta di un’evidenza empirica quella che l’Ilo per la prima volta vuole mostrare al mondo intero parlando dei Paesi in via di sviluppo, e vuole naturalmente parlare anche ai Paesi sviluppati, che hanno invece la tendenza opposta.

D. – I Paesi che hanno vissuto questi progressi per quanto riguarda la qualità dell’occupazione sono diventati terra d’arrivo per alcuni flussi migratori. Addirittura, si parla di persone che vi arrivano dai Paesi industrializzati...

R. – Sì, e questo è un altro punto molto importante. Certo, il fenomeno della migrazione dei giovani dei Paesi sviluppati verso i Paesi in via di sviluppo non è così massiccio, ma c’è un inizio di flussi che stiamo osservando con molto interesse. Il fenomeno che invece che viene rilevato in maniera sempre più importante è che nei Paesi in via di sviluppo, dove questi lavori di qualità si stanno sviluppando, diminuisce l’emigrazione verso il Nord, e questo è il secondo fenomeno. Il terzo riguarda il travaso di emigrazione Sud-Sud, quindi tra Paesi dello stesso sud che hanno bisogno di certi tipi di manodopera. Dovrei dire che anche il mondo e la divisione del lavoro, a livello internazionale, sta subendo in questi ultimi anni dei movimenti che vanno osservati con moltissima attenzione.

D. – L’Ilo sottolinea il ruolo fondamentale che ha avuto la protezione sociale nei Paesi in via di sviluppo che hanno realizzato questo percorso versoi il lavoro di qualità...

R. - È assolutamente così. Si citano esempi molto illustri che si sono avuti in Brasile, in India, ma anche in altri Paesi, con varie iniziative non solo di sostegno alle famiglie, ma di introduzione del concetto e la pratica della protezione sociale. L’Ilo invita anche a trovare le risorse – e nei Paesi in via di sviluppo ce ne sono molte, soprattutto in materie prime – e a destinarne una percentuale per la creazione dei fondi di protezione sociale, perché l’80% dei Paesi del mondo o hanno una scarsa protezione o non ce l’hanno per niente. Senza protezione sociale significa che una persona che ha un piccolo lavoro e diventa disoccupato non ha alcun sostegno per riciclarsi, per formarsi, per andare a scuola, o per praticare un’altra esperienza lavorativa con un minimo di base monetaria alla spalle. Senza protezione sociale, una persona si ammala ed è fuori da tutti i circuiti, è fuori dagli ospedali, che prima del ricovero chiedono i soldi contanti o, nel caso, il conto in banca, che in genere i poveri non hanno. Quindi, un pilastro del lavoro di qualità – una specie di premessa perché ci siano tutte le caratteristiche prima menzionate del lavoro di qualità – è che nei Paesi ci sia un forte zoccolo di protezione sociale.








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