2014-05-26 19:01:00

P. Lombardi: Papa Francesco ha portato speranza a tutti


L’ultima giornata di Papa Francesco in Terra Santa è stata ricca di messaggi e gesti forti. Una giornata scandita dall’incontro col mondo musulmano, dai vari eventi legati alla comunità ebraica e allo Stato d’Israele, e infine dai momenti con la comunità cristiana al Getsemani e al Cenacolo nella dimensione della preghiera, propria di questo pellegrinaggio. Per un commento su questo viaggio storico, Gabriella Ceraso ha raggiunto telefonicamente in Terra Santa il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi:

R. – Certamente, nella mattinata l’incontro con l’Islam, l’incontro con l’Ebraismo e con lo Stato d’Israele sono stati particolarmente significativi ed erano anche molto al centro dell’attenzione dei media internazionali. Io trovo che il piccolo atto originale di questo viaggio, il momento dell’abbraccio davanti al Muro del Pianto del Papa con il rabbino e la personalità musulmana, ecco: l’abbraccio di tre amici, di tre religioni diverse davanti al “Muro del Pianto” sia stato veramente un piccolo ma grande segno, perché a parte tutti i discorsi di dialogo interreligioso, di difficoltà di intendersi e così via, e poi la cultura dell’incontro di cui parla il Papa, l’incontro tra persone concrete che diventano capaci di intendersi a vicenda e quindi anche di impegnarsi insieme per costruire la pace, che è – credo – la via fondamentale più determinante. Un altro grande incontro personale, che mi sembra abbia caratterizzato questa mattinata, è quello tra il presidente Peres e il Papa: io ho avuto l’impressione che siano due grandi saggi costruttori di pace. Il Papa, naturalmente, con la sua autorità di leader religioso che invita a pregare per la pace, e anche una persona veramente saggia che ha passato una lunga vita attraverso tante situazioni, ma che si vede che aspira veramente ad un mondo migliore, che intende mettere la sua esperienza di vita al servizio della ricerca del bene comune dei popoli, superando le tensioni e facendo pace. Il modo in cui il Papa ha parlato anche dell’accoglienza di Peres, e nella cui “casa” egli si sentiva felice, mi sembra sia stato un complimento altissimo ed un’ottima premessa anche per questo prossimo incontro di preghiera della pace, che è stato confermato sostanzialmente dalle persone invitate, e che quindi speriamo possa avvenire in tempi abbastanza brevi, in Vaticano.

D. – In alcuni momenti il Papa ci è sembrato commosso, ma anche molto provato: quando ha detto il suo “no” alla violenza in nome di Dio, ma anche il “mai più la mostruosità dell’Olocausto”, quasi avesse su di sé la vergogna dell’uomo, di quanto l’uomo può riuscire a fare nei momenti di buio totale …

R. – E’ vero. Il Papa ha usato un’espressione che mi pare sia abbastanza sua, caratteristica, quando parla della vergogna. E’ una parola biblica, in cui anche gli antichi Profeti, quando parlavano dell’esperienza del peccato e del peso del peccato sull’umanità e sul popolo d’Israele, dicevano: “La vergogna su di noi che non siamo stati capaci di costruire la pace”. Ecco, questa parola, vergogna, infatti, nel discorso del Papa allo Yad Vashem mi è sembrata proprio portare alla luce questo suo sentire profetico molto forte che gli dà, in certi momenti, un tono particolarmente lungimirante che ci tocca e ci scuote.

D. – Infine al Getsemani, poi al Cenacolo, gli ultimi due appuntamenti di questa intensa giornata, e ancora una volta è la luce della speranza che il Papa chiede ai cristiani di testimoniare. E poi, ha ribadito anche l’idea di una Chiesa in uscita, una Chiesa al servizio, che è un altro tema a lui caro …

R – Certo, perché nel Cenacolo si è celebrata la Messa della Pentecoste, e quindi proprio l’evento della Chiesa che, ricevendo lo Spirito, diventa missionaria. Direi che abbiamo potuto sperimentare la gioia di questa celebrazione proprio nel luogo originario della missione della Chiesa in forza dello Spirito.

D. – Comunque, il tema della speranza è sembrato quasi prevalere, proprio in questi ultimi momenti della giornata …

R. – Certamente: la presenza dello Spirito che ravviva, che accompagna, che rende presente Gesù Cristo risorto, è uno Spirito che alimenta evidentemente una speranza più forte di ogni forma di scoraggiamento per le difficoltà che sono attorno a noi. Quindi, anche in questa terra, anche con i problemi che le comunità ecclesiali possono avere, che le comunità dei popoli possono avere. E con l’annuncio dello Spirito che scende per renderci missionari e per rinnovarci, per rinnovare la Creazione, è un annuncio di speranza per tutti!

 

 








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