2014-05-26 07:49:00

Europee: Le Pen e Renzi veri vincitori, Ppe primo partito


Il Ppe si conferma il primo partito al Parlamento Europeo con 212 seggi, anche se ne perde ben 62. I socialisti si confermano al secondo posto, con 185, perdendone 11. Terza forza diventano gli euroscettici che conquistano 129 seggi. Una settantina per i liberali, 55 per i verdi e 45 per la sinistra di Tsipras (che ne aveva 35). Questi i risultati del voto per il rinnovo del Parlamento europeo che, a dispetto delle previsioni, non si è distinto per l’astensionismo: l’affluenza è stata del 43,1%, praticamente pari al 43% del 2009. Ma i dati più significativi e sorprendenti si trovano a livello nazionale. Il servizio di Fausta Speranza:

L’estrema destra di Marine Le Pen diventa primo partito in Francia con il 26% di voti. Stessa percentuale in Grecia ma per il partito di estrema sinistra, Tsipras. E anche qui è crisi per la maggioranza di governo. La Gran Bretagna registra il boom degli anti-europeisti dell’Ukip di Farage con un 29% di preferenze. Si conferma invece il risultato più che limitato degli eurofobi di Wilders in Olanda, al 13%. La Germania continua a dare fiducia alla Cdu della Merkel anche se con un leggero calo sufficiente a registrare il peggior risultato dal 1979. Premiata di ben 7 punti invece la guida di Schultz ai socialisti dell’Spd, che dal 20 passano al 27%. Ma per avere il dato più sorprendente di tutti bisogna guardare all’Italia, dove al di là di tutte le più rosee previsioni, stravince il Pd di Renzi. Raggiunge oltre il 40% dei consensi e conquista 31 seggi. Distacco di ben 19 punti per il Movimento 5 stelle di Grillo. Terza, Forza Italia con il 16,8%. Poi c’è la Lega con il 6,2%. E il Nuovo centro destra che supera dello 0,4 la soglia di sbarramento del 4%. In Italia ha votato il 58% degli aventi diritto al voto.

Per una riflessione, Fausta Speranza ha intervistato Giandonato Caggiano, docente di diritto dell’Ue all’Università Tor Vergata:

R. - In sostanza il numero degli euroscettici si è rivelato piuttosto limitato e i partiti tradizionali, il Partito popolare e il Partito socialista europeo hanno retto. Probabilmente dovranno fare una grande coalizione al parlamento.

D. - Gli euroscettici sono in terza posizione dopo il Ppe e i socialisti …

R. – Sì ma senza dimenticare però che ci sono anche i liberali e la lista Tsipras che non sono certamente euroscettici, anzi, tutt’altro: hanno una certa idea di Europa che magari non coincide esattamente con quella dei due grandi schieramenti, sono un terzo blocco di partiti critici ma non euroscettici.

D. - Invece, a livello di pronunciamenti nazionali, la netta affermazione della Le Pen in Francia, consenso per la Merkel in Germania, l’exploit di Renzi in Italia, in Grecia, come ci si attendeva, Tsipras: che cosa può significare tutto ciò nel dibattito al parlamento europeo?

R. - Credo che per la Francia si debba parlare di fattori interni ma cade certamente l’alleanza franco-tedesca, perché a livello del parlamento ci sarà il grande spazio di Marine Le Pen. Ma, a livello interno è di certo un regolamento contro un governo che non ha convinto e che è sottostimato. A livello italiano, non c’è dubbio che il voto esprime una grande speranza di cambiamento, ma anche e soprattutto la richiesta di persone nuove che non siano emblematiche di questo nostro passato recente, ma che diano una speranza di rinnovamento in Europa, ma soprattutto in Italia.

D. - In Gran Bretagna si è confermata la presenza degli euroscettici del partito Ukip, mentre in Olanda hanno sorpreso: c’è stata un’affermazione molto meno decisa rispetto a quella che ci si aspettava …

R. - La situazione olandese è molto confortante, perché il Paese era un’autentica bomba ad orologeria; è il Paese dove la situazione dell’immigrazione è la più complessa. E i partiti xenofobi hanno avuto nel recente passato un grande successo. Quindi la situazione in Olanda sembra molto confortante. Per quanto riguarda gli inglesi, è evidente che sono euroscettici: nel 2017 ci potrà essere la possibilità che nel referendum la Gran Bretagna esca dall’Unione. Credo che questo possa accadere soprattutto se la Scozia diventerà indipendente: la Scozia è sempre stata un bacino di voti per il Labour Party. Quindi questo potrà avere una grande influenza nel referendum; è una situazione veramente in bilico, se non del tutto compromessa.

D. - Considerando la grandissima crisi che c’è stata, una crisi non solo economico-finanziaria ma anche di fiducia nei confronti delle istituzioni europee, questo voto come è andato?

R. - È andato benissimo. Dobbiamo tirare un sospiro di sollievo - almeno tutti coloro che credono nell’Europa, credono in più Europa, credono in una integrazione maggiore - perché il rischio è stato enorme: dopo questa crisi con delle situazioni interne molto delicate, si sarebbe potuta verificare una catastrofe per l’Europa. Invece, ancora una volta, l’Europa ne esce pronta a riprendere il suo cammino fatto di piccoli passi in avanti per il futuro dei giovani.

 

 

 

 








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