2014-05-24 14:57:00

Betlemme, il Papa a pranzo con le famiglie palestinesi


Domenica, Papa Francesco si sposterà da Amman a Betlemme per vivere la seconda, intensa giornata del suo pellegrinaggio. Il programma prevede in particolare due appuntamenti che richiamano da vicino la profonda sensibilità di un Papa solidale con i più poveri. Dopo la Messa presieduta sulla Piazza della Mangiatoia, Francesco consumerà il pranzo al Convento francescano “Casa Nova” in compagnia di alcune famiglie di rifugiati palestinesi e alcuni indigenti, mentre nel pomeriggio farà visita al campo profughi di Deheisheh. Al microfono del nostro inviato, Roberto Piermarini, il responsabile dei Programmi di assistenza della Pontificia Missione per la Palestina, Giuseppe Hazboun, presenta questi due momenti:

R. – Rappresentiamo un gruppo di cristiani che soffrono a Gerusalemme, a causa del sistema per la riunificazione delle famiglie, per cui dal 2002 ufficialmente non possiamo ottenere la residenza a Gerusalemme e questo ci è proibito a causa dell’occupazione israeliana, che cerca di trovare metodi sempre nuovi per cacciare via i cristiani e la popolazione della Palestina da Gerusalemme. Noi siamo una delle cinque famiglie e la nostra ha il problema della residenza a Gerusalemme. C’è poi un’altra famiglia di Gaza il cui figlio è stato espulso da Betlemme nel 2002, dopo gli eventi della chiesa della Natività di Betlemme. Una terza famiglia viene da Beit Jala: hanno perso il loro terreno che è stato confiscato dagli israeliani per costruire il muro di separazione tra Betlemme e Gerusalemme. La quarta è una famiglia di Gerusalemme: il figlio è stato messo in prigione perché partecipava alle dimostrazioni che chiedevano la liberazione di Gerusalemme e dei territori palestinesi. La quinta è una famiglia che viene dal nord Israele: provengono da un villaggio cristiano che si chiama Iqrit. Sono stati espulsi dal loro villaggio nel 1948, quando è stato istituito lo Stato di Israele.

D. – Le ragioni di queste cinque famiglie sono un po’ anche le ragioni per cui molti cristiani lasciano la Terra Santa. Ci sono altre ragioni per cui i cristiani lasciano la Terra Santa?

R. – Oltre all’occupazione e quello che produce nei nostri riguardi, direi di no. Certamente, ci sono le ragioni economiche, perché l’economia – soprattutto nei territori palestinesi e a Gaza – è tanto dura che molte famiglie cercano di trovare una vita migliore all’estero.

D. – Un’altra realtà che il Papa vedrà a Betlemme sarà quella dei profughi. Che cosa incontrerà il Papa nei campi profughi di Dheisheh, vicino Betlemme?

R. – A Dheisheh, poiché lui tiene tanto ai bambini, troverà nei problemi dei bambini un po’ i problemi delle loro famiglie e dei loro genitori. Al campo di Dheisheh incontrerà una trentina di ragazzi che vengono dai tre campi profughi che ci sono a Betlemme: quello di Hasan, quello di Aida e quello di Dheisheh. Lì, anche, troverà un corpo di ballo tradizionale palestinese, formato da bambini e ragazzi.

D. – Sono tutti profughi musulmani?

R. – Sì. Purtroppo, tutti e tre i campi profughi a Betlemme sono musulmani.

D. – Quali sono le problematiche all’interno di questi campi? Queste persone vivono lì dal 1948, dal 1967… A quali problematiche vanno incontro?

R. – Prima di tutto, sono stati privati della propria casa, e quindi vivono su un pezzo di terra piccolo, pieno di gente: erano quasi 4.000 quando hanno lasciato le loro case, oggi sono quasi 10 mila. Quindi, tutti vivono sullo stesso appezzamento di terra… E poi la mancanza di servizi, ma più di tutto quell’aspirazione a trovare una soluzione giusta per la loro situazione e poter un giorno tornare, se non alla loro propria casa, almeno ad una casa che possano chiamare “loro”.

D. – Quando finirà questa realtà dei campi profughi? Quando ci sarà la pace tra israeliani e palestinesi?

R. – Finché non si troverà una soluzione duratura e giusta, non credo che la loro situazione possa risolversi, purtroppo.








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