2014-05-22 12:50:00

Il nunzio in Israele: " Il Papa ci aiuterà nella fiducia reciproca"


C’è grande attesa per la visita di Papa Francesco in Terra Santa. “Sarà un’iniezione di fiducia per i cristiani che vivono” nei luoghi santi: così mons. Giuseppe Lazzarotto, nunzio in Israele e delegato apostolico in Palestina. Al microfono del nostro inviato Roberto Piermarini, il presule ricorda anche lo storico incontro, 50 anni fa, tra Paolo VI e Atenagora:

R. – Fu veramente un momento che ha introdotto un cambiamento molto significativo e ancora oggi stiamo raccogliendo questi frutti. Fu un gesto fatto sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. A 50 anni di distanza, quel gesto - che giustamente Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo vogliono ricordare insieme, questa volta con tutti i capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme - aprirà nuove strade. 

D. - Sarà anche questo un evento storico?

R. - Assolutamente sì perché, a parte la grande forte personalità di Papa Francesco che tutti ammirano, anche qui in Terra Santa, c’è la determinazione del Patriarca Bartolomeo di celebrare insieme questo anniversario. Ciò indica chiaramente che si vuole continuare a camminare insieme per la strada che fu aperta allora, 50 anni fa, e che deve trovare anche nuovi sbocchi, proprio qui.

D. – Come giudica i commenti di stampa e tv israeliana e palestinese alla vigilia di questo viaggio papale?

R. – C’è naturalmente grande attesa, una grande aspettativa, ma c’è anche qua e là qualche voce discorde, non si deve però dare troppo importanza, sono casi isolati. C’è grande attesa, grande fiducia, e si guarda a questo viaggio di Papa Francesco con un desiderio grande che la sua presenza, la sua parola, i suoi gesti, portino un elemento di ottimismo, di speranza, di incoraggiamento, di cui tutti quanti abbiamo bisogno.

D. – Preoccupano i casi di vandalismo contro i luoghi cristiani?

R. - Naturalmente un po’ di preoccupazione c’è, ma non perché sia un elemento che può disturbare la visita del Papa, questo no! E’ un fenomeno ricorrente e anche qui però è importante sottolineare che si tratta di casi individuali. La stragrande maggioranza della popolazione israeliana è a favore della visita del Papa ed è anche a favore della presenza dei cristiani.

D. - Ci sono problemi con i permessi ai palestinesi per partecipare alla Messa a Betlemme?

R. – Ci sono permessi ai palestinesi per partecipare alla Messa a Betlemme. Abbiamo cercato di fare in modo che tutti quelli che desiderano partecipare non abbiano difficoltà. I permessi sono già stati dati.

D. – A che punto è il negoziato che è iniziato nel ’93 sull'Accordo fondamentale tra Santa Sede e Israele?

R. - Direi che siamo entrati nella fase finale. Questo è un accordo molto tecnico, perché si tratta di questioni fiscali. Ci sono alcuni punti ma sono proprio di carattere tecnico, non abbiamo fretta. L’importante è che sia un buon accordo.

D. – La visita di Papa Francesco giunge in un momento di congelamento del dialogo israelo-palestinese. Lei crede che questa visita possa ravvivarlo, sbloccarlo?

R. - Noi lo speriamo e non solo noi ma tutti. Ci sono tantissimi uomini e donne di buona volontà. Bisogna dare voce a queste persone che lavorano su un terreno molto pratico, la vita di tutti i giorni, per cercare fiducia reciproca.

D. – Che cosa si aspetta da questa visita?

R. – Mi auguro che la sua venuta, qui in Terra Santa porti una forte iniezione di speranza e di fiducia per i nostri cristiani che affrontano tante difficoltà. Il Signore e la provvidenza ci hanno messo a vivere in una casa comune però non possiamo vivere da separati in casa. Noi dobbiamo imparare a vivere insieme come famiglia. Dobbiamo arrivare a volerci bene gli uni gli altri, scambiando quello che abbiamo di positivo e costruendo su quello. Il mio auspicio è che la visita del Santo Padre porti come un colpo d’ala e che ci aiuti a camminare meglio insieme.








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