2014-05-21 16:29:00

Minori non accompagnati: urgente un nuovo sistema di accoglienza


Sono arrivate stamane nel porto di Augusta le due navi della Marina Militare con a bordo 488 migranti che due giorni fa erano stati intercettai nel Canale di Sicilia nell'ambito dell'operazione "Mare Nostrum". Tra loro 133 minori di cui molti bambini. Sulla banchina del porto sono state allestite tensostrutture e tende per la prima assistenza, per i piccoli sono state accumulate scorte di pannolini, biberon, confezioni di latte, indumenti e scarpette. Presenti anche medici pediatri. Una volta verificati quanti dei 133 minori sono in qualche modo "collegati" agli adulti, scatterà la seconda fase di accoglienza. Al momento i minori non accompagnati, affidati alla cura del Comune di Augusta, sono ospitati nella ex "Scuola verde".

Un problema quello dei minori non accompagnati di cui si sta parlando intensamente, in questi giorni, in un Tavolo di coordinamento nazionale tra Ministeri, Regioni, enti locali e associazioni. I Comuni, sui quali grava in gran parte il peso e la responsabilità di questi minori, chiedono aiuto allo Stato, ma per ora è indispensabile l’opera del volontariato per assicurare il minimo di accoglienza agli immigrati più giovani. Adriana Masotti ne ha parlato con Carlotta Bellini di Save the Children che si trova in questi giorni proprio in Sicilia:  

R. - Sicuramente i minori presenti nell’attuale flusso migratorio sono moltissimi. Dall’inizio dell’anno ad oggi, infatti, sono arrivati sulle coste siciliane circa 5600 minori: i non accompagnati sono soprattutto minori che arrivano dall’Eritrea ma anche dall’Egitto e dal Gambia, sono quasi 3800; i minori che viaggiano nel nucleo familiare, quindi i più piccoli, sono soprattutto siriani. Attualmente quello che ci attendiamo è che tra i 133 minori salvati siano soprattutto loro, i minori piccoli siriani che arriveranno con le loro mamme.

D. - Vediamo un po’che cosa succede nei due casi, quello dei bambini accompagnati e quello dei bambini soli…

R. - Per quanto riguarda i nuclei familiari vengono immediatamente trasferiti verso alcuni centri che sono stati aperti proprio per questa situazione “emergenziale”. La verità è che si tratta soprattutto di nuclei che spariscono a poche ore dall’arrivo perché non vogliono rimanere in Italia. Per quanto riguarda i minori che viaggiano da soli - quelli eritrei, così come accade per i siriani - non vogliono stare nel nostro Paese e per questo se ne vanno, e vogliono, anche in questo caso, raggiungere soprattutto i Paesi del Nord Europa. Un viaggio che li mette in pericolo e in cui rischiano lo sfruttamento. Per quanto riguarda i minori egiziani e i minori gambiani, invece, loro vogliono rimanere in Italia; in questo caso al momento sono stati collocati in strutture aperte per far fronte all’emergenza. Strutture, in realtà, che non possono garantire un’accoglienza dignitosa per questi minori: alcuni di loro ci hanno detto di non aver ricevuto abiti, oppure di vivere in condizioni igieniche inaccettabili, alcuni di loro dicono di non ricevere cibo.

D. - Ciò che emerge è che il sistema di accoglienza e di protezione nei loro riguardi non funziona in Italia…

R. - Non solo non funziona. Il problema vero è che non c’è. In merito, Save the Children ha sviluppato una proposta di legge che a breve verrà discussa in parlamento, ma occorre anche prendere misure immediate e quindi, da subito, garantire l’apertura di strutture dove i minori possano essere accolti in attesa di una soluzione di lungo periodo: cosa accadrà a loro? Dovranno rimanere in Italia, oppure, è nel loro interesse essere spostati magari verso un altro Paese europeo? Occorre dunque aprire queste strutture e successivamente, quello che Save the Children chiede, è che ci sia anche una responsabilità a livello europeo.

D. - Al momento ci sono centri di accoglienza, per esempio, ad Augusta…

R. - Queste strutture, come la ex "Scuola verde", di Augusta, sono edifici che sono stati identificati con una logica del tutto emergenziale per tamponare un problema, ma non sono assolutamente strutture che possono dare un’accoglienza dignitosa ai minori. E poi i minori che spariscono nessuno sa dove vanno…

 

Che il sistema di accoglienza presenti parecchie lacune lo conferma, al microfono di Adriana Masotti, don Angelo Saraceno, coordinatore della Caritas di Siracusa e parroco della chiesa Madonna del Buon Consiglio in Santa Lucia ad Augusta:

R. - Noi seguiamo esclusivamente i ragazzi non accompagnati, dai 13 ai 18 anni. E’ una cifra molto altalenante perché, di fatto, la sera i centri sono pieni ed il giorno dopo, non sappiamo come, scompaiono. In questo momento sono circa 130/150; ieri erano un po’ di più poi alcuni sono andati via perché non essendoci un controllo, e d’altra parte non essendo prigionieri, i ragazzi vanno e vengono, e scompaiono non sappiamo dove.

D. - Ma chi è il responsabile di questa accoglienza?

R. - Il Comune, il commissario prefettizio, ci sono i dipendenti del Comune. Però, di fatto, loro non sono tenuti a tenere chiusi questi ragazzi, per cui loro vanno via tranquillamente. Non sappiamo né dove vanno, né con chi.

D. - Non mi sembra una situazione molto sicura per loro…

R. - Ma ovunque è così, in tutti i centri sta avvenendo questo da un paio di mesi a questa parte. In un primo momento sembrava potessero essere più controllati, successivamente sono arrivate disposizioni per cui, non essendo prigionieri, loro erano liberi di entrare, uscire ed andare dove volevano. Molti non ritornano più e non sappiamo dove vanno. È una cosa di cui ci siamo lamentati anche noi però sta succedendo la stessa cosa anche a Porto Palo, a Pozzallo, un po’ ovunque.

D. - E’ una situazione piuttosto allucinante…

R. - Sì, è vero. Nessuno sa niente e tutti sono tranquilli.

D. - Voi dove incontrate questi ragazzi quando cercate di aiutarli?

R. - Noi li incontriamo nei centri di accoglienza, nella scuola che il municipio ha messo a disposizione nel centro storico, anche se crea qualche difficoltà, però d’altra parte è giusto che sia nel centro abitato perché la cittadinanza si renda conto che il problema è di tutti. Anche nel PalaJonio, anche se si bloccano le attività sportive, però anche questo disagio ce lo dividiamo.

D. - Il Comune pensa ai pasti, pensa anche a qualche altra cosa?

R. - I pasti sono assicurati dal Comune. Noi, come comunità ecclesiale, provvediamo un po’ al cambio dei vestiti, all’igiene, all’accoglienza che riusciamo a fare, anche se adesso siamo arrivati proprio agli sgoccioli: sono quasi cinque mesi e non abbiamo più biancheria, specialmente l’intimo, ma continuiamo a fare quello che possiamo senza l’aiuto di nessuno, perché di fatto sono le famiglie che stanno collaborando. Speriamo che il Signore ci assista e che continuiamo nella perseveranza. 








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