2014-05-20 13:09:00

Emilia, a due anni dal sisma: grande voglia di rinascita


Questa volta sono i numeri a raccontare la cifra del terremoto che nel 2012 colpì violentemente l’Emilia. A due anni dal sisma è tempo di bilanci, precisi e chiari, sui danni subiti e sulla ricostruzione avviata con passo sostenuto. A Bologna per presentare i progetti per la rinascita dei centri storici e gli interventi sui beni culturali era presente il ministro competente in materia Dario Franceschini. Il servizio di Luca Tentori:

Il tempo ha permesso di mettere a fuoco la fotografia del sisma d’Emilia. Il bilancio a due anni di distanza svela i traumi che hanno segnato il territorio e soprattutto le persone. Nei distretti del cratere i centri di assistenza hanno registrato un aumento di patologie psicologiche e sanitarie: depressioni, dipendenze da gioco d’azzardo, alcol e sostanze stupefacenti e maggiore fragilità nell’ambito della salute. Ma grande è stata anche la voglia di rinascita, come ha spiegato il presidente della regione Emilia Romagna, Vasco Errani:

“Il terremoto ha prodotto disagi, ma ha prodotto anche una capacità di stare insieme che non era assolutamente scontata e che rappresenta un valore importante per le nostre comunità. Io penso che alla fine del terremoto si potrà dire: primo, si è speso ciò che si era previsto di spendere, non un euro in più. Secondo, si è ricostruito meglio, con maggiore qualità e con tempi più celeri rispetto alle esperienze che ci stanno alle spalle. Terzo: lo si è fatto con trasparenza ed equità”.

E proprio al modello della ricostruzione emiliana ha fatto riferimento il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini:

“Credo che sia utile per tutti utilizzare questa gestione per mettere mano a una legge quadro sulle calamità naturali che non consenta di discutere ogni volta dall’inizio, ma che permetta di fronte ad una emergenza di operare di fronte a una normativa definita che eviti di creare soprattutto differenze di trattamento tra una zona e l’altra del Paese in base alle risorse disponibili in quel momento nelle casse dello stato”.

Oltre 8 miliardi di interventi messi in campo; sette famiglie su dieci già tornate nelle loro case. L’economia del vasto distretto industriale colpito è ripartita nonostante la crisi, con i lavoratori in cassa integrazione che dai 40.000 registrati dopo le scosse sono passati ad oggi a solo 215. Nell’ambito dei beni culturali pubblici e privati la voce con maggiori danni è quella degli edifici di culto. Complessivamente 482 sono state le chiese interessate di cui 58 gravemente lesionate, 45 parzialmente demolite e 11 crollate per intero. Molte le comunità cristiane ancora fuori dalle loro chiese, per il complesso iter che riguarda miglioramenti sismici e salvaguardia del bene artistico-culturale come spiega il delegato per il sisma della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna, don Mirko Corsini:

“Chiaramente c’è grande attesa perché dobbiamo tenere presente che se anche dal punto di vista legislativo l’emergenza è conclusa, è però vero che c’è una emergenza umana reale. Ricordiamoci sempre che le chiese sono prima di tutto dei luoghi di culto dove le comunità cristiane si ritrovano.  E’ evidente che tornare nel proprio edificio è sempre un segno di bellezza, di re-incontro con un luogo che è di fatto caro”.

A due anni dal terremoto, la Caritas Italiana prosegue il suo impegno accanto ai più bisognosi. Il servizio di Maria Gabriella Lanza:

Grazie anche al contributo della Conferenza Episcopale Italiana, che ha subito messo a disposizione 3 milioni di euro nella fase d'emergenza, pronta è stata la risposta all'emergenza: in totale alla Caritas sono pervenute offerte per 11 milioni di euro e sono stati realizzati 17 centri di comunità, come strutture polifunzionali per attività liturgiche, sociali e ricreative. Inoltre, grazie al coordinamento regionale della Caritas, volontari provenienti da tutta Italia hanno offerto il proprio aiuto in 185 parrocchie e in 17 zone pastorali.

Nelle strutture costruite dalla Caritas - spiega un comunicato - si svolgono attività con lo scopo di riaggregare e rafforzare il tessuto sociale. I centri possono essere di quattro tipologie, da 150 mq a 330 mq, in base al numero della popolazione e delle parrocchie coinvolte. L’ultimo è stato inaugurato nel novembre 2013 a San Possidonio, nella Diocesi di Carpi.

Sono state numerose le richieste ricevute dalla Caritas da parte di persone di ogni età e professione per svolgere periodi di volontariato nelle aeree colpite. L’attività dei volontari è stata resa possibile grazie al gemellaggio tra le regioni ecclesiastiche italiane e le diocesi coinvolte nel sisma. Ogni delegazione regionale ha fatto varie visite nelle zone terremotate, incontrando parroci, operatori pastorali e l’equipe Caritas per definire un percorso duraturo nel tempo in grado di unire l’aiuto materiale con il dono reciproco della relazione.








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