2014-05-19 07:57:00

Libia nel caos: attaccato il Parlamento. Ue: stop al bagno di sangue


Situazione sempre più nel caos in Libia. Le milizie del generale Haftar avrebbero rivendicato l’attacco contro la sede del Parlamento: 2 le vittime, oltre 50 i feriti, 20 i deputati sequestrati. Il governo parla di “colpo di stato”, l’Ue lancia un appello alle parti a fermare il bagno di sangue, mentre il premier dimissionario Al - Thani ha chiesto di annullare l’elezione del nuovo capo del governo designato Ahmed Maiteeq. Cecilia Seppia 

In Libia il clima è di nuovo quello della guerra civile. Spari e colpi di mortaio ovunque, le strade pattugliate dai blindati dell’esercito, i soldati schierati dopo l'attentato al Parlamento, che ha provocato diversi morti e il sequestro di 20 deputati. Stamattina in un comunicato il ministro della giustizia libico Al Marghani ribadiva che gli scontri e l’attacco al Congresso non avessero alcun collegamento con l’offensiva lanciata da Haftar a Bengasi, costata fin’ora la vita ad 80 persone, ma il portavoce dell’ex generale in pensione  ai microfoni di Al Jazeera ha rivendicato le azioni, tutte volte, sembra, a “salvare” la Libia dai gruppi integralisti islamici. Il parlamento ha perso legittimità - ha detto - consegneremo il potere legislativo ad un organismo democraticamente eletto. Con Haftar in serata si è schierata anche l’importante base militare di Tobruk. La comunità internazionale torna ad invocare la calma. L’Ue si è detta profondamente preoccupata e ha deplorato la perdita di vite umane; per il premier italiano Renzi la vicenda libica non si risolve se non per via internazionale, il capo della Farnesina Mogherini spinge per il dialogo e per un intervento concreto delle Nazioni Unite.

Sulla situazione nel Paese, che in parte ricorda quanto accaduto recentemente in Egitto, Antonella Palermo ha intervistato Mark Innaro corrispondente Rai dal Cairo:

R. - Vista dall’Egitto la situazione libica, in qualche modo, riflette quello che è accaduto nell’ultimo anno anche al Cairo. Siamo di fronte ad uno scontro tra due anime che si ritrovano all’interno del mondo arabo: un’anima minoritaria ma molto forte dal punto di vista militare ed anche economico, ovvero l’ala jihadista, islamista, integralista. Un’ala che approfittando del caos, dell’instabilità seguita al rovesciamento di tanti regimi nel Nord Africa, a cominciare dall’Egitto ed ovviamente dalla Libia, tenta di assumere il comando e di impossessarsi anche dei mezzi di produzione. Ricordo che la Libia vive su una massa enorme di petrolio, i cui proventi fanno ovviamente gola a tutti. Dall’altra c’è la maggioranza silenziosa di questi Paesi nordafricani che, in qualche modo, vede con grande preoccupazione l’emergere di questi gruppi integralisti islamisti. Dopo l’ubriacatura degli anni “rivoluzionari”, non vuole altro che stabilità sicurezza ed ordine.

D. - Uno scenario questo già visto in altri Paesi arabi…

R. - E’ accaduto in Egitto dove l’ex capo di stato maggiore, ex ministro della Difesa, il generale al-Sisi, si appresta tra pochi giorni a diventare il successore del presidente egiziano islamista Mohamed Morsi, rovesciato proprio da generale. In Libia c’è un “Sisi libico”; gli è già stato attribuito questo soprannome, ed è il generale Khalifa Haftar che - dettaglio di non poco conto - è stato per 20 anni in esilio negli Stati Uniti e la sua abitazione si trovava a cinque chilometri dall’ingresso del quartier generale della Cia, a Langley in Virginia.

D. - Chi è il generale Haftar alla guida di questo gruppo paramilitare?

R. - Il generale Haftar è noto per il profondo odio per l’islamismo radicale che ha sferrato un attacco a Bengasi. Il generale libico Haftar comanda un esercito nazionale - autoproclamatosi esercito nazionale libico - molto bene organizzato ed evidentemente sostenuto anche da potenze straniere. Possiamo immaginare che ci sia un aiuto diretto o indiretto, oltre che degli americani, anche dall’Egitto che vede con grande preoccupazione questa perdurante instabilità, questo perdurante caos alle proprie frontiere. Tutto però lascia pensare che in queste ore si stiano saldando con il generale Haftar altre forze, come quelle per esempio delle potenti milizie anti islamiche di Zintan.

D. - Chi sono i miliziani di Zintan?

R. - Guerriglieri che hanno partecipato al rovesciamento del regime di Gheddafi e che odiano profondamente le milizie islamiche che, in qualche modo, sono al potere in questi mesi a Tripoli e che hanno saldato le proprie azioni con quelle del generale Haftar. Sono state proprio le milizie di Zintan ad attaccare ieri il parlamento e ad aver dichiarato congelate le attività dell’attuale parlamento libico fino a nuovo ordine.

D. - Si possono dunque ipotizzare anche profondi mutamenti nell’assetto politico libico?

R. - Tutto lascia credere che ci siano in corso nuovi equilibri, nuovi assestamenti nel disastrato Paese nordafricano che potrebbero avere anche conseguenze molto importanti. Ricordo che il flusso dei migranti dalla Libia è anche frutto dell’instabilità politica e del caos del Paese. 








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