2014-05-17 10:50:00

Vescovi Kenya: no alla cultura della morte, si lavori al bene comune


Invocano “il principio della legalità” al posto del “principio della paura” i vescovi del Kenya (Kccb), in una dichiarazione ufficiale diffusa in questi giorni ed intitolata, in modo significativo, con un versetto tratto dal Vangelo di Matteo “Rassicuratevi, sono io, non temete!” (Mt 14,27). Di fronte ai numerosi attacchi terroristici che negli ultimi tempi si sono verificati a Nairobi e Mombasa e ricordando la grave morte di circa 100 persone, intossicate da alcolici illegali ed adulterati, i presuli puntano il dito contro una “emergente cultura della morte” ed invocano maggiore sicurezza ed unità, chiedendo al contempo a tutti i leader istituzionali di “evitare quelle espressioni che portano il popolo a dividersi in base alla religione, alla politica o all’etnia”.

Quindi, la Chiesa del Kenya lancia l’allarme contro la corruzione riscontrata sia a livello nazionale che locale, soprattutto nelle contee, dove spesso si verificano licenziamenti di massa a causa di divisioni etniche. “Ricordiamo a tutti i governatori – scrive la Kccb – che tale comportamento è disumano e pericoloso per l’intera nazione e non può essere tollerato”. Di qui, l’appello a rifuggire da “la cultura dell’intolleranza” in nome di “una maggiore sobrietà e professionalità” delle istituzioni. Allo stesso tempo, i vescovi kenioti esortano le autorità a “perseguire le forze di polizia corrotte” ed a spezzare i legami tra “corruzione, armi illegali e immigrazione”, così come il collegamento tra “povertà, disoccupazione e criminalità”.

Un pensiero particolare, poi, i presuli di Nairobi lo rivolgono al Sud Sudan, al drammatico conflitto che lo attanaglia dal dicembre 2013 e che vede contrapposte le forze governative del presidente Kiir di etnia dinka e quelle fedeli all'ex vicepresidente Machar di etnia nuer. “Molte vite innocenti sono andate già perdute – ricorda la Kccb – e questa escalation di violenza minaccia di diventare un altro genocidio su suolo africano”, proprio mentre il 20.mo anniversario del dramma del Rwanda “è ancora fresco nella nostra memoria e non dovrebbe ripetersi mai più”.

Esprimendo, quindi, solidarietà con la Chiesa sud-sudanese per il contributo dato “al miglioramento del benessere sociale e pastorale della popolazione locale”, i vescovi del Kenya esortano le parti in causa e tutta la comunità internazionale ad “agire per raggiungere una soluzione amichevole”. Infine, la Kccb esorta il Kenya a lavorare “per il bene comune”, ricordando al governo il suo “mandato costituzionale di proteggere le persone e fornire i servizi di base” e guardando alla “volontà di Dio” per una nazione “sicura e florida”. (I.P.)








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