2014-05-17 16:03:00

Guinea Bissau: secondo turno delle presidenziali


Il voto della svolta, per chiudere il capitolo dell’instabilità politica: la Guinea Bissau è chiamata alle urne per il secondo turno delle elezioni presidenziali. João Mario Vaz del partito per l’Indipendenza è favorito su Nuno Gomes Nabiam, vicino agli ambienti militari che organizzarono l’ultimo golpe del 2012. Grande attesa tra gli elettori che al primo turno hanno fatto registrare un’affluenza record, superiore all’80%. Gianmichele Laino ha intervistato Marco Massoni africanista del Centro alti studi della Difesa:

 

R. – Ci sono due ordini di fattori, probabilmente uno di tipo culturale e di attitudine funzionale: da diversi anni a questa parte la Guinea Bissau ha la ‘tradizione’ di andare alle urne con una frequenza sempre più rilevante. L’attenzione da parte della popolazione a cercare forme di miglioramento della propria vita, attraverso un sistema democratico, non dovrebbe meravigliare: tutti i Paesi del mondo, anche quelli che consideriamo più poveri da un punto di vista di infrastrutture e di aspettative, credono che la democrazia sia un valore e che possa essere lo strumento principale attraverso cui far sparire la corruzione e consentire di migliorare, appunto, le stesse aspettative di vita, spesso disattese dalle classi politiche.

 

D. – Si sfidano João Mario Vaz del partito per l’Indipendenza e Nuno Gomes Nabiam, vicino agli ambienti militari che organizzarono il golpe nel 2012. Quali sono le caratteristiche principali dei due candidati?

 

R. – Nuno Gomes Nabiam si è presentato sì come indipendente, pur di fatto sostenuto dal partito del Rinnovamento Sociale e comunque dai militari. Non ci scordiamo poi che i militari sono ovunque: i militari non possono non avere influenza e rapporti anche con un partito di governo. Queste sono elezioni che vanno osservate - e per fortuna ci sono osservatori internazionali - ma quello che va notato non è semplicemente il momento topico delle elezioni stesse, quanto tutto il processo, andando in profondità a capire anche quali sono gli interessi di attori extraregionali.

 

D. – Al primo turno il partito per l’Indipendenza ha distanziato di molto i suoi avversari: se dovesse vincere il suo candidato, quali nuovi scenari si apriranno nel Paese?

 

R. – Ritorneremo ad una situazione pre-golpe. Tutti i candidati sono consapevoli che è opportuno cercare di mettere mano o far credere che si metta mano alla riforma del settore della sicurezza, perché il potere in Guinea Bissau è legato ai narcotrafficanti. Per fare questo occorrerebbe un rinnovamento della classe politica profondo e non credo che sia in grado di farlo né qualunque candidato indipendente, né tantomeno – purtroppo – i candidati espressione di un desueto concetto di fare politica.

 

D. – Che ruolo ha avuto la Chiesa nel cammino di avvicinamento al voto?

 

R. – Sicuramente la Chiesa cattolica ha un ruolo importantissimo sia in generale in Africa sub-sahariana, sia per denunciare le ingiustizie, essendo costretta di fatto a sostituirsi a quelle istituzioni che sono manchevoli e mancanti. Con la Chiesa si riesce comunque a mantenere un collante sociale.








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