Vietnam. Oltre 20 morti e 130 i feriti nelle proteste contro Pechino
Si allargano le proteste anticinesi in Vietnam, innescate dalla decisione di Pechino
di installare una piattaforma petrolifera in acque contestate. Secondo alcune agenzie,
nel corso delle manifestazioni sono rimaste uccise almeno 20 persone e oltre 130
i feriti. Le proteste che si sono verificate in 22 delle 63 province del Vietnam
sono scoppiate nella tarda serata di martedì e hanno avuto come obiettivo le aziende
cinesi presenti nel Paese. Circa 500 le compagnie cinesi, o ritenute erroneamente
tali, a essere state danneggiate negli scontri e oltre 600 i cinesi costretti ad abbandonare
il Paese. Sulla situazione il commento di Francesco Sisci, corrispondente per
il Sole 24 Ore a Pechino, al microfono di Marina Tomarro:
R. – Ci sono
state due questioni. I cinesi hanno cominciato a fare perforazioni, esplorazioni petrolifere
e per il gas, in queste acque sotto il controllo cinese effettivamente, ma in realtà
contese anche dal Vietnam. Questo, in qualche modo, è stato un passo inatteso per
tutta la questione internazionale al quale il Vietnam si è opposto platealmente e
nel farlo ha sostenuto delle proteste popolari che sono andate chiaramente fuori controllo.
Naturalmente, stiamo toccando dei punti molto sensibili. Ci sono secoli di storia
di animosità, di scontri, di inimicizia tra Vietnam e Cina. Il primo è particolarmente
bellicoso per quanto riguarda le questioni di territorio, ma in questo caso si ritrova
anche sostenuto da un’opinione pubblica mondiale a suo favore, perché la Cina non
ha solo questioni territoriali con il Vietnam, ma anche con le Filippine ed altri
Paesi confinanti.
D. – Il ruolo degli Stati Uniti, in questo, caso qual è?
R.
– Chiaramente, è un ruolo di sostegno oggettivo a questioni territoriali. Nel momento
in cui l’America ha detto oggettivamente che la questione del Mar Cinese Meridionale
è internazionale, è entrata in questa questione che, da problema bilaterale o multilaterale
tra Cina e i suoi vicini, sta diventando un problema internazionale tra Cina e i suoi
vicini e Stati Uniti. Naturalmente, essendo la Cina il Paese più forte nel Mar Cinese
Meridionale, la semplice presenza dell’America incoraggia di fatto i Paesi più deboli,
creando un limite che prima non c’era alla Cina.
D. – Tra l’altro, c’è stata
una telefonata tra il ministro degli Esteri cinese ed il ministro degli Esteri vietnamita...
R.
– Credo che il Vietnam giochi su due tavoli. È interessato a trarne maggiori vantaggi,
ma sa anche che non è possibile né cambiare la geografia, né può far sparire la Cina.
Quindi, d’altro canto mantiene un rapporto di comunicazione con quest’ultima. Questo
ci porta a pensare che, sì, le tensioni probabilmente non scoppieranno, non arriveranno
alla guerra aperta, però non diminuiranno di certo all’improvviso.
D. – Quali
sono attualmente i rapporti della Cina con i Paesi intorno?
R. – Sono diversi.
Non c’è una regola. Ad esempio, la Cina ha rapporti molto cordiali con la Sud Corea,
ma rapporti più difficili con il Nord Corea, con il Giappone. Ha buoni rapporti con
il Kazakhstan, con la Thailandia, con la Cambogia. In realtà, è una galassia complessa
e molto articolata, non univoca.