India, elezioni. Centrodestra di Modi sconfigge partito di Sonia Ghandi
“L'India ha vinto. Sono in arrivo dei buoni giorni”. Lo ha detto Narendra Modi, leader
della formazione nazionalista hindu "Bharatiya Janata Party" (BJP), vincitore delle
elezioni politiche nel Paese. Dopo dieci anni, la destra ha ottenuto la maggioranza
assoluta alla Camera bassa del Parlamento, sconfiggendo il partito del Congresso di
Sonia Gandhi, che ha riconosciuto la sconfitta. Massimiliano Menichetti ha
intervistato Michelguglielmo Torri, professore di storia dell’Asia all’Università
di Torino e direttore scientifico dell’osservatorio "Asia Maior":
R. – Ci sono
state due forze che hanno proiettato Modi a questa straordinaria vittoria: una è rappresentata
dal grande capitale finanziario e industriale indiano, che lo appoggia in realtà non
da oggi ma addirittura dalle precedenti elezioni generali. Questo capitale finanziario
ha organizzato una campagna di stampa massiccia e univoca, che ha conquistato la classe
media indiana. Ora, la classe media indiana è un’élite privilegiata. Sono 200-250
milioni di persone su una popolazione di un miliardo e 200 milioni di persone, ma
è un gruppo sociale molto influente. Contemporaneamente, c’è stato l’appoggio dei
gruppi organizzati del cosiddetto nazionalismo indù, cioè i gruppi radicali di destra
induisti che hanno un’organizzazione vasta e capillare. Il congiungimento di queste
due forze, unite al fatto che il Congresso aveva selezionato come proprio leader una
persona di scarsa statura politica come il giovane Rahul Gandhi, il figlio di Sonja
Gandhi, ha determinato l’esito che abbiamo di fronte agli occhi.
D. – Quale
sarà la strategia di Narendra Modi nei confronti delle minoranze religiose che in
India sono state fortemente contrastate, musulmani e cristiani?
R. – Narendra
Modi ha vinto per l’appoggio di due forze politiche principali. Una è rappresentata
proprio dalle organizzazioni di base dei fondamentalisti indù. Ora, non credo che
queste organizzazioni, che hanno dato un contributo assolutamente essenziale alla
vittoria di Modi, ora che hanno conquistato il potere si appresteranno ad amministrarlo
a favore di tutti i cittadini indiani. Credo che la situazione delle minoranze, che
era già difficile prima, peggiorerà.
D. – Un altro fronte è quello economico:
l’India in espansione ha subito una lieve flessione. Quali saranno le maggiori sfide
che adesso dovrà affrontare questo esecutivo?
R. – E’ chiarissimo che Modi
farà una politica di sviluppo totale dell’impresa privata senza più nessun controllo.
Ma il vero mutamento è che mentre il partito del Congresso ha varato una serie di
riforme in appoggio ai gruppi più poveri della popolazione, il nuovo governo non farà
nulla del genere.
D. – Perché, dunque, ha perso, il Congresso?
R. –
Da un lato, è stato danneggiato da una serie di gravissimi fatti di corruzione e dall’altro
ha compiuto una scelta completamente sbagliata per quanto riguarda il proprio leader,
cioè Rahul Gandhi, che finora ha sempre dimostrato un’estrema riluttanza a impegnarsi
seriamente in politica. Penso che il Congresso avrebbe avuto alcuni altri uomini politici
che avrebbero potuto rappresentare una sfida più seria nei confronti di Modi. Ma non
sono stati scelti perché, se avessero condotto il partito alla vittoria, ci sarebbe
stato un rivolgimento negli equilibri di potere all’interno. Quindi, Sonja Gandhi,
avvalendosi della sua posizione egemonica, perché è Sonja Gandhi che controlla il
Congresso, ha di fatto imposto il figlio Rahul. Però è stata una scelta molto debole,
una scelta che si è rivelata perdente.