"Il Bello da sentire": rassegna di arte e musica ai Musei Vaticani e alla Venaria
di Torino
Prende il via questo venerdì sera, 16 maggio, nella Pinacoteca dei Musei Vaticani
“Il Bello da sentire”, un progetto nato in collaborazione con la Venaria Reale, il
conservatorio Giuseppe Verdi di Torino e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. La
rassegna si aprirà con l'esecuzione de "I virtuosi. Recital per violino e pianoforte",
è possibile partecipare acquistando il biglietto di ingresso serale ai Musei, il concertò
durerà un'ora e poi si potrà continuare la consueta visita. Sabato 17 maggio toccherà
invece alla Venaria che metterà a disposizione della musica le sue meravigliose sale
barocche. "Il Bello da sentire" continuerà tutto luglio per poi riprendere a settembre
in questa particolare staffetta tra il Vaticano ed il capoluogo piemontese. Al microfono
di Benedetta Capelli, il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci:
R. – La cosa
che mi fa molto piacere è che quest’anno una grande istituzione musicale romana, anzi,
la più importante di tutte in Roma, cioè l’Accademia di Santa Cecilia, entra nei notturni
vaticani e incomincerà proprio questa sera alle 20.30. "Ivirtuosi per violino e pianoforte",
un concerto degli allievi del corso di perfezionamento di violino dell’Accademia di
Santa Cecilia. Quindi, è una cosa molto importante e credo che debba fare piacere
a tutti, insomma. Quest’alleanza tra la musica e le arti figurative sotto il cielo
di Roma, nei Musei Vaticani è una cosa importante: credo che in molti ce la invidiano.
D.
– Anche perché è un modo per valorizzare i giovani che magari non trovano spazio in
altri ambiti …
R. – Certo: è un modo per qualificare i giovani talenti musicali,
è un modo per fare un favore ai Musei che hanno bisogno di essere decongestionati,
quindi di spalmare i flussi del pubblico anche nelle ore del tardo pomeriggio
e della sera; fa bene alla gente che può visitare i Musei con maggiore agio e fa bene
ai Musei che respirano un po’ di più.
D. – Che esperienza è, quella di visitare
i Musei Vaticani con un sottofondo musicale? Dove portano la bellezza della musica
e la bellezza del luogo?
R. – Ci portano ad una constatazione molto semplice:
che l’arte – che si tratti della poesia, che si tratti della musica o delle arti figurative
– produce emozione e stupore, e quindi felicità. In fondo, che cos’è la felicità se
non un mix di stupore e di emozioni? Quando siamo stupiti ed emozionati, di fronte
ad un affetto che ci è caro in un qualcosa che ci fa piacere … ecco, questa è la cifra,
la formula della felicità. E l’arte produce proprio questo: l’emozione e lo stupore.
Chi verrà questa sera nei Musei Vaticani, capirà.
D. – C’è anche la possibilità,
per chi visita i Musei Vaticani, di fare delle vere e proprie visite musicali:
da questo punto di vista, come avete pensato l'itinerario?
R. – E’ pensato
secondo cose, naturalmente, che non siano troppo lunghe, sempre piacevoli, sempre
scintillanti … Quindi Debussy, Mozart, questi autori che – se mi è consentito con
l’apparente contraddizione in termini – sono profondi e leggeri allo stesso tempo.
D.
– L’anno scorso com’è andata?
R. – E’ andata molto bene; quest’anno sono addirittura
raddoppiate le presenze: se la media dell’anno scorso era sulle duemila persone, quest’anno
andiamo sulle quattromila nelle ore dell’apertura tardo-pomeridiana e serale. Quello
che era nato come una specie di scommessa, un esperimento che avrebbe potuto anche
non riuscire, invece ha dimostrato di funzionare e di essere gradito soprattutto al
popolo romano: perché, questa è la mia preoccupazione! I Musei Vaticani sembrano espropriati
dagli stranieri, dai coreani, dagli americani, dai giapponesi … Una volta tanto, nelle
sere d’estate, quando sono aperti, noi vediamo il popolo romano che torna nei Musei
che i Papi hanno fatto per loro! Non dimentichiamolo mai: dappertutto, nei Musei Vaticani,
ci sono lapidi in latino in cui si parla della munificenza di questo o di quel Papa,
come dono populo romano, sempre. Uno non l’avverte più, perché le code in Viale
Vaticano sono fatte di stranieri, non più di romani …
Una sinergia tra i Musei
Vaticani e la Venaria Reale nata due anni fa e che sta dando i suoi frutti come conferma
Benedetta Capelli ha intervistato Alberto Vanelli, direttore della Venaria
Reale di Torino:
R. – La Venaria
fin dai suoi primi anni, da quando è stata aperta, ha una collaborazione con il conservatorio
Giuseppe Verdi di Torino. Da quattro, cinque, anni, le domeniche e i sabati, i migliori
talenti del conservatorio vengono in Reggia ed eseguono musica all’interno delle sale
più belle, dalla galleria alla chiesa, i saloni, per restituire al visitatore quell’idea
che la Reggia è anche un luogo di musica, di piacere, di ascolto, oltre che di ammirazione
della bellezza. E da lì è nata l’idea di fare un esperimento congiunto, un’esperienza
analoga: i ragazzi, i giovani talenti della scuola musicale torinese suonano sia negli
spazi della reggia, sia negli spazi dei Musei Vaticani che ovviamente hanno dato un’autorevolezza
e una meraviglia al progetto, alternando sia a Roma che a Torino questi momenti musicali.
D.
– Ci spiega qual è il senso di questa iniziativa, anche l’intento che vi ha spinto
a creare questa sinergia tra voi, il conservatorio Verdi di Torino e i Musei Vaticani?
R.
– L’idea di fondo è l’integrazione della bellezza: offrire insieme la bellezza dell’arte,
dello spazio architettonico, con la bellezza della sonorità della musica. Fare della
bellezza una esperienza totale, un’esperienza completa: non solo la bellezza per gli
occhi ma anche per le orecchie e per l’ascolto. Poi, c’è l’idea di promuovere giovani
talenti offrendo ribalte prestigiose, anche pubblici eccezionali. Devo dire che già
in questi anni, molti dei talenti che hanno suonato in Reggia o a Roma, hanno vinto
premi, sono stati reclutati in grandi orchestre. Quindi cerchiamo anche di offrire
ai giovani - in un periodo in cui è così complessa l’affermazione di sé - una ribalta,
una vetrina, dove esibirsi, dove farsi conoscere, sia dal pubblico che dai critici
e dalle persone che si occupano di musica. Infine, vorremmo lanciare questo sistema
di alleanze che ci piacerebbe anche allargare, il prossimo anno, tra i grandi complessi
monumentali di Torino e dei Musei Vaticani a Roma, ma anche gli Uffizi di Firenze
oppure Pompei. Dunque costruire una rete nazionale di complessi monumentali in cui
la musica, la bellezza e la storia vengono coniugate tra loro.
D. – Lei ha
detto bellezza, musica e storia: la fede come si inserisce?
R. – Credo che
la musica sia davvero il linguaggio di Dio o il linguaggio degli angeli. Io credo
che quando uno si avvicina alla bellezza e al sublime entri in un rapporto con se
stesso e quindi in dialogo con la propria spiritualità. Credo che il passo di lì alla
fede, alla spiritualità, sia molto vicino.
D. - Il programma che avete pensato
è variegato: ci può illustrare il percorso che è stato pensato?
R. – L’idea
è proprio offrire a tutti i giovani diversi strumenti per rappresentare i migliori
talenti, quindi le arpe, i violini, ma anche i legni, i fiati. L’altro principio è
che la musica ha una componente di eternità. Rappresentare dai grandi maestri, Haydn
e Beethoven, Bach, Mozart, ma anche i grandi del Novecento, il jazz: affermare che
la buona musica è sempre buona, far capire che come l’arte continua anche la musica,
la produzione musicale fa lo stesso. Devo dire che oggi i visitatori notano come il
problema non sia la musica classica o moderna, ma se sia bella musica o brutta musica
e che la bellezza della musica attraversa diversi generi.