Prende il via questa sera nella Pinacoteca dei Musei Vaticani “Il Bello da sentire”, un progetto nato in collaborazione con la Venaria Reale, il conservatorio Giuseppe Verdi di Torino e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. La rassegna si aprirà con l'esecuzione de "I virtuosi. Recital per violino e pianoforte", è possibile partecipare acquistando il biglietto di ingresso serale ai Musei, il concertò durerà un'ora e poi si potrà continuare la consueta visita. Domani toccherà invece alla Venaria che metterà a disposizione della musica le sue meravigliose sale barocche. "Il Bello da sentire" continuerà tutta l'estate e riprenderà a settembre in questa particolare staffetta tra il Vaticano ed il capoluogo piemontese. Al microfono di Benedetta Capelli, il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci:
R. – La cosa che mi fa molto piacere, è che quest’anno una grande istituzione musicale romana, anzi, la più importante di tutte in Roma, cioè l’Accademia di Santa Cecilia, entra nei notturni vaticani e incomincerà proprio questa sera alle 20.30. "I virtuosi per violino e pianoforte", un concerto degli allievi del corso di perfezionamento di violino dell’Accademia di Santa Cecilia. Quindi, è una cosa molto importante e credo che debba fare piacere a tutti, insomma. Quest’alleanza tra la musica e le arti figurative sotto il cielo di Roma, nei Musei Vaticani è una cosa importante: credo che in molti ce la invidiano.
D. – Anche perché è un modo per valorizzare i giovani che magari non trovano spazio in altri ambiti …
R. – Certo: è un modo per qualificare i giovani talenti musicali, è un modo per fare un favore ai Musei che hanno bisogno di essere decongestionati, quindi di spalmare i flussi del pubblico anche nelle ore del tardo pomeriggio e della sera; fa bene alla gente che può visitare i Musei con maggiore agio e fa bene ai Musei che respirano un po’ di più.
D. – Che esperienza è, quella di visitare i Musei Vaticani con un sottofondo musicale? Dove portano la bellezza della musica e la bellezza del luogo?
R. – Ci portano ad una constatazione molto semplice: che l’arte – che si tratti della poesia, che si tratti della musica o delle arti figurative – produce emozione e stupore, e quindi felicità. Infondo, che cos’è la felicità se non un mix di stupore e di emozioni? Quando siamo stupiti ed emozionati, di fronte ad un affetto che ci è caro in un qualcosa che ci fa piacere … ecco, questa è la cifra, la formula della felicità. E l’arte produce proprio questo: l’emozione e lo stupore. Quello che chi verrà questa sera nei Musei Vaticani, capirà.
D. – C’è anche la possibilità, per chi visita i Musei Vaticani, di fare delle vere e proprie visite musicali: da questo punto di vista, come avete pensato l'itinerario?
R. – E’ pensato secondo cose, naturalmente, che non siano troppo lunghe, sempre piacevoli, sempre scintillanti … Quindi Debussy, Mozart, questi autori che – se mi è consentito con l’apparente contraddizione in termini – sono profondi e leggeri allo stesso tempo.
D. – L’anno scorso com’è andata?
R. – E’ andata molto bene; quest’anno sono addirittura raddoppiate le presenze: se la media dell’anno scorso era sulle duemila persone, quest’anno andiamo sulle quattromila nelle ore dell’apertura tardo-pomeridiana e serale. Quello che era nato come una specie di scommessa, un esperimento che avrebbe potuto anche non riuscire, invece ha dimostrato di funzionare e di essere gradito soprattutto al popolo romano: perché, questa è la mia preoccupazione! I Musei Vaticani sembrano espropriati dagli stranieri, dai coreani, dagli americani, dai giapponesi … Una volta tanto, nelle sere d’estate, quando sono aperti, noi vediamo il popolo romano che torna nei Musei che i Papi hanno fatto per loro! Non dimentichiamolo mai: dappertutto, nei Musei Vaticani, ci sono lapidi in latino in cui si parla della munificenza di questo o di quel Papa, come dono populo romano, sempre. Uno non l’avverte più, perché le code in Viale Vaticano sono fatte di stranieri, non più di romani …
Una sinergia tra i Musei Vaticani e la Venaria Reale nata due anni fa e che sta dando i suoi frutti come conferma Benedetta Capelli ha intervistato Alberto Vanelli, direttore Venaria Reale di Torino:
R. – La Venaria fin dai suoi primi anni, da quando è stata aperta, ha una collaborazione con il conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Da quattro, cinque, anni, le domeniche e i sabati, i migliori talenti del conservatorio vengono in Reggia ed eseguono musica all’interno delle sale più belle, dalla galleria alla chiesa, i saloni, per restituire al visitatore quell’idea che la Reggia è anche un luogo di musica, di piacere, di ascolto, oltre che di ammirazione della bellezza. E da lì è nata l’idea di fare un esperimento congiunto, un’esperienza analoga: i ragazzi, i giovani talenti della scuola musicale torinese suonano sia negli spazi della reggia, sia negli spazi dei Musei Vaticani che ovviamente hanno dato un’autorevolezza e una meraviglia al progetto, alternando sia a Roma che a Torino questi momenti musicali.
D. – Ci spiega qual è il senso di questa iniziativa, anche l’intento che vi ha spinto a creare questa sinergia tra voi, il conservatorio Verdi di Torino e i Musei Vaticani?
R. – L’idea di fondo è l’integrazione della bellezza: offrire insieme la bellezza dell’arte, dello spazio architettonico, con la bellezza della sonorità della musica. Fare della bellezza una esperienza totale, un’esperienza completa: non solo la bellezza per gli occhi ma anche per le orecchie e per l’ascolto. Poi, c’è l’idea di promuovere giovani talenti offrendo ribalte prestigiose, anche pubblici eccezionali. Devo dire che già in questi anni, molti dei talenti che hanno suonato in Reggia, o a Roma, hanno vinto premi, sono stati reclutati in grandi orchestre. Quindi cerchiamo anche di offrire ai giovani - in un periodo in cui è così complessa l’affermazione di sé - una ribalta, una vetrina, dove esibirsi, dove farsi conoscere, sia dal pubblico che dai critici e dalle persone che si occupano di musica. Infine, vorremmo lanciare questo sistema di alleanze che ci piacerebbe anche allargare, il prossimo anno, tra i grandi complessi monumentali di Torino e dei Musei Vaticani a Roma, ma anche gli Uffizi di Firenze oppure Pompei. Dunque costruire una rete nazionale di complessi monumentali in cui la musica, la bellezza e la storia vengono coniugate tra loro.
D. – Lei ha detto bellezza, musica e storia: la fede come si inserisce?
R. – Credo che la musica sia davvero il linguaggio di Dio o il linguaggio degli angeli. Io credo che quando uno si avvicina alla bellezza e al sublime entri in un rapporto con se stesso e quindi in dialogo con la propria spiritualità. Credo che il passo di lì alla fede, alla spiritualità, sia molto vicino.
D. - Il programma che avete pensato è variegato: ci può illustrare il percorso che è stato pensato?
R. – L’idea è proprio offrire a tutti i giovani diversi strumenti per rappresentare i migliori talenti, quindi le arpe, i violini, ma anche i legni, i fiati. L’altro principio è che la musica ha una componente di eternità. Rappresentare dai grandi maestri, Haydn e Beethoven, Bach, Mozart, ma anche i grandi del Novecento, il jazz: affermare che la buona musica è sempre buona, far capire che come l’arte continua anche la musica, la produzione musicale fa lo stesso. Devo dire che oggi i visitatori notano come il problema non sia la musica classica o moderna, ma se sia bella musica o brutta musica e che la bellezza della musica attraversa diversi generi.
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