2014-05-16 11:45:00

Il Bello da sentire: concerti ai Musei Vaticani e alla Venaria Reale


Prende il via  questa sera nella Pinacoteca dei Musei Vaticani “Il Bello da sentire”, un progetto nato in collaborazione con la Venaria Reale, il conservatorio Giuseppe Verdi di Torino e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. La rassegna si aprirà con l'esecuzione de "I virtuosi. Recital per violino e pianoforte", è possibile partecipare acquistando il biglietto di ingresso serale ai Musei, il concertò durerà un'ora e poi si potrà continuare la consueta visita. Domani toccherà invece alla Venaria che metterà a disposizione della musica le sue meravigliose sale barocche. "Il Bello da sentire" continuerà tutta l'estate e riprenderà a settembre in questa particolare staffetta tra il Vaticano ed il capoluogo piemontese. Al microfono di Benedetta Capelli, il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci: 

 

R. – La cosa che mi fa molto piacere, è che quest’anno una grande istituzione musicale romana, anzi, la più importante di tutte in Roma, cioè l’Accademia di Santa Cecilia, entra nei notturni vaticani e incomincerà proprio questa sera alle 20.30. "I virtuosi per violino e pianoforte", un concerto degli allievi del corso di perfezionamento di violino dell’Accademia di Santa Cecilia. Quindi, è una cosa molto importante e credo che debba fare piacere a tutti, insomma. Quest’alleanza tra la musica e le arti figurative sotto il cielo di Roma, nei Musei Vaticani è una cosa importante: credo che in molti ce la invidiano.

D. – Anche perché è un modo per valorizzare i giovani che magari non trovano spazio in altri ambiti …

R. – Certo: è un modo per qualificare i giovani talenti musicali, è un modo per fare un favore ai Musei che hanno bisogno di essere decongestionati, quindi di spalmare i flussi del pubblico anche nelle ore del tardo pomeriggio e della sera; fa bene alla gente che può visitare i Musei con maggiore agio e fa bene ai Musei che respirano un po’ di più.

D. – Che esperienza è, quella di visitare i Musei Vaticani con un sottofondo musicale? Dove portano la bellezza della musica e la bellezza del luogo?

R. – Ci portano ad una constatazione molto semplice: che l’arte – che si tratti della poesia, che si tratti della musica o delle arti figurative – produce emozione e stupore, e quindi felicità. Infondo, che cos’è la felicità se non un mix di stupore e di emozioni? Quando siamo stupiti ed emozionati, di fronte ad un affetto che ci è caro in un qualcosa che ci fa piacere … ecco, questa è la cifra, la formula della felicità. E l’arte produce proprio questo: l’emozione e lo stupore. Quello che chi verrà questa sera nei Musei Vaticani, capirà.

D. – C’è anche la possibilità, per chi visita i Musei Vaticani, di fare delle vere e proprie visite musicali: da questo punto di vista, come avete pensato l'itinerario?

R. – E’ pensato secondo cose, naturalmente, che non siano troppo lunghe, sempre piacevoli, sempre scintillanti … Quindi Debussy, Mozart, questi autori che – se mi è consentito con l’apparente contraddizione in termini – sono profondi e leggeri allo stesso tempo.

D. – L’anno scorso com’è andata?

R. – E’ andata molto bene; quest’anno sono addirittura raddoppiate le presenze: se la media dell’anno scorso era sulle duemila persone, quest’anno andiamo sulle quattromila nelle ore dell’apertura tardo-pomeridiana e serale. Quello che era nato come una specie di scommessa, un esperimento che avrebbe potuto anche non riuscire, invece ha dimostrato di funzionare e di essere gradito soprattutto al popolo romano: perché, questa è la mia preoccupazione! I Musei Vaticani sembrano espropriati dagli stranieri, dai coreani, dagli americani, dai giapponesi … Una volta tanto, nelle sere d’estate, quando sono aperti, noi vediamo il popolo romano che torna nei Musei che i Papi hanno fatto per loro! Non dimentichiamolo mai: dappertutto, nei Musei Vaticani, ci sono lapidi in latino in cui si parla della munificenza di questo o di quel Papa, come dono populo romano, sempre. Uno non l’avverte più, perché le code in Viale Vaticano sono fatte di stranieri, non più di romani …

 

Una sinergia tra i Musei Vaticani e la Venaria Reale nata due anni fa e che sta dando i suoi frutti come conferma Benedetta Capelli ha intervistato Alberto Vanelli, direttore Venaria Reale di Torino:

R. – La Venaria fin dai suoi primi anni, da quando è stata aperta, ha una collaborazione con il conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Da quattro, cinque, anni, le domeniche e i sabati, i migliori talenti del conservatorio vengono in Reggia ed eseguono musica all’interno delle sale più belle, dalla galleria alla chiesa, i saloni, per restituire al visitatore quell’idea che la Reggia è anche un luogo di musica, di piacere, di ascolto, oltre che di ammirazione della bellezza. E da lì è nata l’idea di fare un esperimento congiunto, un’esperienza analoga: i ragazzi, i giovani talenti della scuola musicale torinese suonano sia negli spazi della reggia, sia negli spazi dei Musei Vaticani che ovviamente hanno dato un’autorevolezza e una meraviglia al progetto, alternando sia a Roma che a Torino questi momenti musicali.

D. – Ci spiega qual è il senso di questa iniziativa, anche l’intento che vi ha spinto a creare questa sinergia tra voi, il conservatorio Verdi di Torino e i Musei Vaticani?

R. – L’idea di fondo è l’integrazione della bellezza: offrire insieme la bellezza dell’arte, dello spazio architettonico, con la bellezza della sonorità della musica. Fare della bellezza una esperienza totale, un’esperienza completa: non solo la bellezza per gli occhi ma anche per le orecchie e per l’ascolto. Poi, c’è l’idea di promuovere giovani talenti offrendo ribalte prestigiose, anche pubblici eccezionali. Devo dire che già in questi anni, molti dei talenti che hanno suonato in Reggia, o a Roma, hanno vinto premi, sono stati reclutati in grandi orchestre. Quindi cerchiamo anche di offrire ai giovani - in un periodo in cui è così complessa l’affermazione di sé - una ribalta, una vetrina, dove esibirsi, dove farsi conoscere, sia dal pubblico che dai critici e dalle persone che si occupano di musica. Infine, vorremmo lanciare questo sistema di alleanze che ci piacerebbe anche allargare, il prossimo anno, tra i grandi complessi monumentali di Torino e dei Musei Vaticani a Roma, ma anche gli Uffizi di Firenze oppure Pompei. Dunque costruire una rete nazionale di complessi monumentali in cui la musica, la bellezza e la storia vengono coniugate tra loro.

D. – Lei ha detto bellezza, musica e storia: la fede come si inserisce?

R. – Credo che la musica sia davvero il linguaggio di Dio o il linguaggio degli angeli. Io credo che quando uno si avvicina alla bellezza e al sublime entri in un rapporto con se stesso e quindi in dialogo con la propria spiritualità. Credo che il passo di lì alla fede, alla spiritualità, sia molto vicino.

D. - Il programma che avete pensato è variegato: ci può illustrare il percorso che è stato pensato?

R. – L’idea è proprio offrire a tutti i giovani diversi strumenti per rappresentare i migliori talenti, quindi le arpe, i violini, ma anche i legni, i fiati. L’altro principio è che la musica ha una componente di eternità. Rappresentare dai grandi maestri, Haydn e Beethoven, Bach, Mozart, ma anche i grandi del Novecento, il jazz: affermare che la buona musica è sempre buona, far capire che come l’arte continua anche la musica, la produzione musicale fa lo stesso. Devo dire che oggi i visitatori notano come il problema non sia la musica classica o moderna, ma se sia bella musica o brutta musica e che la bellezza della musica attraversa diversi generi.








All the contents on this site are copyrighted ©.