I vescovi indiani dopo le elezioni: fiducia nella democrazia del Paese
I risultati ufficiali delle elezioni indiane, che vedono la netta vittoria dei partito
nazionalista “Bharatiya Janata Party” (BJP), non preoccupano la Chiesa indiana che
si mostra fiduciosa nel futuro. Mons. Albert D'Souza, arcivescovo di Agra, nello Stato
di Uttar Pradesh, e segretario generale della Conferenza episcopale indiana, esprime
in un colloquio con l’Agenzia Fides la visione dell’Episcopato: “Siamo felici che
le elezioni siano state una grande prova di democrazia per la nazione. Ne è uscito
un governo forte, che potrà condurre l’India in una nuova fase di sviluppo economico
e di progresso, osservando e garantendo i valori democratici e costituzionali. E’
vero che a volte piccoli gruppi di fanatici possono darci preoccupazione, ma la Chiesa
continuerà nella sua missione: preghiamo per il nuovo esecutivo e contribuiremo al
bene comune della nazione, sostenendo la democrazia, il rispetto del pluralismo, i
diritti di tutti e una visone laica nell’agenda politica”.
Mons. Anthony Chirayath,
vescovo di Sagar, nello Stato del Madhya Paradesh, da alcuni definito “laboratorio
dell’estremismo indù”, conferma: “L’India è un Paese con un patrimonio fatto di antiche
culture, tradizioni, religioni che nessun governo potrà intaccare. I cristiani ne
sono parte e lo sono con orgoglio. E’ vero che piccoli gruppi estremisti a volte usano
violenza contro i cristiani: ma sono deviazioni che non modificano la realtà di una
nazione che è democratica e tollerante e che ha alle spalle una lunga tradizione di
armonia fra componenti diverse, etniche, culturali e religiose. Credo che la Chiesa
cattolica non avrà nulla da temere dal nuovo governo. Ad esempio in Madhya Pradesh,
dove governa il BJP, abbiamo buone relazioni con i leader politici locali, non c’è
animosità, ma solo amicizia. Nella mia diocesi molti ragazzi indù frequentano le scuole
cattoliche. Auspichiamo e siamo certi che il nuovo governo, superate le dispute della
campagna elettorale, agirà per il bene della nazione”.
Mostra buoni auspici
anche mons. Stanley Roman, vescovo di Quilon, nello stato del Kerala, culla del cristianesimo
in India: “Le minoranze, come cristiani e musulmani, sono parte integrante della nazione
e del tessuto della società indiana. Il pluralismo è costituivo della nazione. Le
minoranze sono protette dalla Costituzione: credo che il nuovo governo non potrà e
non vorrà andare contro la Costituzione. Come cristiani siamo fiduciosi”.