Fiaccolata del Colosseo per i cristiani perseguitati. Si prega per la donna condannata
in Sudan
Esprimere solidarietà ai cristiani che rischiano la vita o la perdono per professare
la propria fede in Africa, Medioriente e Asia .Per questo la Comunità di Sant’Egidio
e la Comunità Ebraica di Roma, si sono ritrovate ieri sera al Colosseo per una fiaccolata,
con forti testimonianze. Intanto il mondo assiste ad un nuovo dramma in Sudan dove
una donna in cinta di otto mesi è stata condannata all’impiccagione per apostasia:
ha sposato un cittadino cristiano e si è convertita alla sua fede violando la legge
islamica. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Sarà impiccata
per apostasia: ha sposato un cittadino cristiano e si è convertita alla fede del marito
in flagrante violazione della Sharìa, la legge islamica. Succede oggi in Sudan a Mariam
Yehya Ibrahim, 27 anni, incinta di otto mesi. Per evitare la pena capitale avrebbe
dovuto tornare all’islam, ma non lo ha fatto. Un problema di molte aree del mondo,
ricorda Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:
“Purtroppo,
i luoghi dove non è riconosciuto questo tipo di libertà religiosa e nemmeno il diritto,
appunto, alla conversione, sono tanti. Naturalmente, noi ci rivolgiamo ai nostri fratelli
musulmani e chiediamo loro, alla parte più illuminata, che è la stragrande maggioranza,
di lavorare sempre assieme a noi perché a tutti sia garantito questo fondamentale
diritto per il quale la Chiesa si è molto spesa”.
Forzature e violenze,
come quella imposta a molte delle studentesse nigeriane rapite nei giorni scorsi dagli
estremisti Boko Haram e costrette a convertirsi. Per loro e i tanti cristiani perseguitati
- l’ultimo dato sembrerebbe avvicinarsi ai 100 mila nel mondo - la fiaccolata che
vede insieme ebrei, cristiani e musulmani:
“Il primo motivo è quello di
fare arrivare la voce della società civile, la voce dei credenti a tante persone perché
non si sentano abbandonate. Da quando Giovanni Paolo II ha aperto quello che si è
chiamato lo spirito di Assisi, le religioni si sono sentite chiamate
a tirare fuori quel messaggio di pace che è al cuore della loro fede. Noi vorremmo
creare un’unità tra le religioni contro il terrorismo che si ammanta di un discorso
religioso, e vorremmo che finalmente anche nell’opinione pubblica fosse separata la
violenza dalla religione”.
Nella Evangelii Gaudium il Papa ci ricorda
che c’è una mentalità che vuole costringere la fede ad un fatto privato: quando si
cerca di manifestarla, cominciano i problemi, le discriminazioni, le persecuzioni.
Quanto anche il Papa finora ci sta illuminando, ci sta accompagnando su questo tema?
“Il
fatto più significativo, tra i tanti che potrei citare è che il Papa si recherà in
Terra Santa tra pochi giorni, accompagnato da un imam e un rabbino. Quindi, il fatto
che il Papa scelga di fare un pellegrinaggio nella terra delle tre religioni, accompagnato
da loro mi sembra il maggiore segno, il segno più visibile, di questa volontà di dialogo
e di collaborazione per la pace nel mondo”.
Le testimonianze alla fiaccolata
saranno forti: ci sarà quella di un cristiano siriano scampato alla guerra, di una
donna eritrea cristiana che si dà da fare per aiutare i musulmani profughi del deserto
del Sinai, e le sorelle del padre gesuita Paolo Dall’Oglio rapito in Siria quasi un
anno fa e del quale non si hanno più notizie. Il pensiero dunque sarà anche per quelli
come lui che per ora non hanno voce:
“Sì, vogliamo compiere, come durante
tutto l’anno in cui preghiamo per loro, un ulteriore gesto di vicinanza sperando che
tutti loro possano sentirlo e possano avere notizia di questo nostro atto di solidarietà”.