Il rapporto dell'Onu sull'Ucraina manca "totalmente di obiettivita'". E’ quanto risponde
il ministero degli Esteri russo all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti
umani, Navi Pillay, che ha denunciato allarmanti situazioni nella parte orientale
dell'Ucraina e "seri problemi in Crimea soprattutto in relazione ai tatari". Nei disordini
avvenuti nell'ultimo periodo sono morte 127 di cui molti civili. Il servizio di Fausta
Speranza:
Uccisioni
mirate, torture e pestaggi, rapimenti, intimidazioni e alcuni casi di molestie sessuali,
per lo piu' svolte da gruppi filorussi ben organizzati e ben armati. Sempre nell’est
dell’Ucraina, il rapporto denuncia inoltre un aumento inquietante dei rapimenti e
delle detenzioni illegali di giornalisti, militanti, uomini politici locali rappresentanti
di organizzazioni internazionali e militari. L’Alto commissario Onu esorta le persone
"con influenza sui gruppi armati responsabili di gran parte della violenze nella parte
orientale dell'Ucraina a fare il possibile per tenere a freno questi uomini che sembrano
intenzionati a dilaniare il Paese". Intanto Putin accusa l’Ue di non aver avanzato
alcuna "proposta concreta" sui pagamenti dell'Ucraina per il gas. La portavoce della
Commissione europea definisce infondate le accuse e ricorda che incontri trilaterali
fra Ue, Russia e Ucraina sono stati organizzati a diversi livelli e che il commissario
europeo all'Energia, Gunther Oettinger, e il ministro russo dell'Energia, Alexander
Novak, devono incontrarsi lunedi' prossimo (19 maggio) a Berlino per decidere su un
nuovo incontro trilaterale sulla sicurezza degli approvvigionamenti di Ue e Ucraina.
Sul
rapporto dell'Onu in merito ai diritti umani in Ucraina, Gianmichele Laino
ha parlato con Riccardo Noury, direttore della comunicazione di Amnesty International
Italia:
R. – Questo
è un Rapporto molto preoccupante. Devo dire che, da un lato, conferma alcune delle
ricerche fatte da Amnesty International e, dall’altro, fornisce un quadro persino
più cupo di quello che avevamo di fronte. Quindi, se non proprio a una emergenza,
siamo di fronte a uno scenario che assomiglia a quello di una crisi dei diritti umani
molto, molto consistente.
D. – L’altro elemento che si mette in evidenza è
l’emergenza che sta colpendo la minoranza tatara nella Crimea annessa alla Russia…
R.
– Si tratta di una persecuzione per motivi religiosi e per motivi politici, perché
i tatari non hanno questa idea, questa intenzione di essere ulteriormente vicini ai
russi. Devo anche aggiungere che stiamo ricevendo segnalazioni su casi di attacchi
nei confronti della minoranza, ancora più esigua dei rom, nel Paese e non soltanto
nell’est, ma anche nella regione di Kiev.
D. – Come giudica la reazione di
Mosca che ha definito il Rapporto Onu fazioso e volto sostanzialmente a delegittimare
gli indipendentisti?
R. – Da un lato non sorprende e dall’altro ogni volta
che c’è una mancata presa d’atto di una situazione e la si contesta – non portando
fatti, ma con dichiarazioni di questo tipo – non se ne esce bene. Sarebbe importante
che il governo di Mosca esercitasse – per quello che è nella sua possibilità nei suoi
rapporti con le forze che sono in Ucraina, in Crimea, come nell’est del Paese – una
sua influenza per chiedere che non ci siano violazioni dei diritti umani. Si può pretendere
da Kiev che rispetti i diritti umani, quando poi questi vengono rispettati anche da
chi la Russia sostiene o dai gruppi che hanno simpatie verso la Russia.
D.
– Il 25 maggio ci saranno le elezioni presidenziali in Ucraina: i filorussi hanno
annunciato che le regioni di Donetsk e Lugansk non parteciperanno al voto. Si può
parlare di violazione dei diritti umani anche in questo caso?
R. – Quando ci
sono delle elezioni, i diritti in gioco da rispettare sono che chiunque voglia candidarsi
possa farlo, possa fare la propria campagna elettorale e chi vuole andare a votare
possa farlo senza problemi. Io credo sia un diritto universale quello di poter andare
a votare, così com’è un diritto non andarci. Ovviamente, se qualcuno impone una scelta
o l’altra, la scelta non è più tale e diventa un obbligo. Quindi, in questo caso è
una violazione dei diritti umani.
D. – Cosa cambia nello scacchiere internazionale
alla luce del Rapporto Onu: è giustificato un intervento di peacekeeping e
se sì secondo quali modalità?
R. – Ancora non siamo in grado di pronunciarci.
Certamente, le soluzioni da individuare devono essere di natura pacifica, questo è
evidente. Occorre che ci sia buona volontà da parte di tutti: naturalmente da parte
delle autorità dell’Ucraina, da parte della Russia e da parte degli Stati Uniti. Non
si può utilizzare una crisi al centro dell’Europa per far scoppiare, in maniera irresponsabile,
qualcosa che potrebbe avvicinarsi ad un conflitto.