Il Papa ai nuovi ambasciatori: commercio delle armi e migrazioni forzate, ferite alla
pace
“Far crescere nella famiglia umana la pace nello sviluppo e nella giustizia” è lo
scopo ultimo della diplomazia, lo ha ricordato il Papa ai nuovi ambasciatori di Svizzera,
Liberia, Etiopia, Sudan, Giamaica, Sud Africa e India, in occasione della presentazione
delle Lettere credenziali. Francesco ha indicato due sfide urgenti “per costruire
un mondo più pacifico”: “il commercio delle armi e le migrazioni forzate”: Il servizio
di Roberta Gisotti:
La pace: “una
meta mai pienamente raggiunta, che chiede di essere ricercata nuovamente da parte
di ogni generazione, affrontando le sfide – ha sottolineato Francesco - che ogni epoca
pone”.
“Tutti parlano di pace, tutti dichiarano di volerla, ma purtroppo
il proliferare di armamenti di ogni genere conduce in senso contrario. Il commercio
delle armi ha l’effetto di complicare e allontanare la soluzione dei conflitti, tanto
più perché esso si sviluppa e si attua in larga parte al di fuori della legalità”.
E
da qui l’auspicio “che la comunità internazionale dia luogo ad una nuova stagione
di impegno concertato e coraggioso contro la crescita degli armamenti e per la loro
riduzione”.
Altra sfida alla pace, sotto i nostri occhi, sono le migrazioni
forzate, in certe regioni e certi momenti “vera e propria tragedia umana”, ha ammonito
il Papa. E, pure riconoscendo gli sforzi notevoli di organizzazioni internazionali,
Stati, forze sociali, comunità religiose e volontariato per rispondere agli aspetti
più critici, “non ci si può limitare – ha raccomandato Francesco - a rincorrere le
emergenze” di “un fenomeno molto complesso” e così ampio da definirsi “epocale”:
“E’
giunto il momento di affrontarlo con uno sguardo politico serio e responsabile, che
coinvolga tutti i livelli: globale, continentale, di macro-regioni, di rapporti tra
Nazioni, fino al livello nazionale e locale”.
Certo, da una parte, vi sono
storie stupende di umanità, di incontro, di accoglienza:
“ ... persone
e famiglie che sono riuscite ad uscire da realtà disumane e hanno ritrovato la dignità,
la libertà, la sicurezza".
“Dall’altra parte, purtroppo, ci sono storie
che ci fanno piangere e vergognare”:
“Esseri umani, nostri fratelli e sorelle,
figli di Dio che, spinti anch’essi dalla volontà di vivere e lavorare in pace, affrontano
viaggi massacranti e subiscono ricatti, torture, soprusi di ogni genere, per finire
a volte a morire nel deserto o in fondo al mare”.
Migrazioni forzate collegate
a conflitti e guerre, e quindi al proliferare delle armi:
“Sono ferite di
un mondo che è il nostro mondo, nel quale Dio ci ha posto a vivere oggi e ci chiama
ad essere responsabili dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, perché nessun essere
umano sia violato nella sua dignità".
Quindi “sarebbe un’assurda contraddizione”–
ha concluso il Papa – parlare di pace e permettere il commercio di armi e così pure
sarebbe “un atteggiamento cinico” proclamare i diritti umani ignorando uomini e donne
che perfino muoiono costretti a lasciare la loro terra.