2014-05-14 14:34:59

Nigeria: governo disposto a trattare con Boko Haram. Card Onaieyekan:"un buon segno"


Studentesse rapite in Nigeria da Boko Haram:è trascorso già un mese e per loro non si ferma la mobilitazione internazionale.”Prego soltanto che i valori religiosi invocati dagli estremisti impediscano loro di fare del male a delle innocenti". Così l’arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza Episcopale nigeriana monsignor Ignatius Kaigama. Intanto il governo di Abuja si è detto pronto a trattare con il gruppo terrorista che propone uno scambio di prigionieri con le ragazze. Hélène Destombes ha raccolto il commento del card. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja:RealAudioMP3

R. – Ho sempre detto che è meglio parlare che combattere. Se il governo nigeriano è disposto a cercare un negoziato per la liberazione delle ragazze, per me è un buon segno. Anche perché non si vede un’alternativa, un’alternativa possibile. Le povere ragazze nelle mani di terroristi armati, non si possono liberare con le armi, a meno che uno non voglia uccidere tutti. Quindi, prima o poi dobbiamo parlare! Posso dire anche che se questo significa che anche lo stesso Boko Haram è pronto a dialogare, sarà anche un buon segno che abbiamo già incominciato adesso a risolvere questo nostro problema. Ci sono diversi modi di dialogare. Non è necessario che il capo di Boko Haram venga ad Abuja, per sedersi a tavolino con il nostro presidente: non è necessario. Ci sono tante persone disposte a fare da intermediario, ci sono tanti modi di parlare … L’importante è che si comunichi, che si comunichi e si arrivi al punto in cui Boko Haram convenga che non è bene trattenere in cattività le figlie di tante persone che stanno soffrendo molto …

Gli Stati Uniti e gran parte del fronte occidentale di fronte alla possibilità di trattative tra il governo e gli estremisti isalmici, si sono espressi nettamente contro. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Luigi Serra, già preside della facoltà di studi arabo-islamici dell’Università Orientale di Napoli:RealAudioMP3

R. – L’Occidente intero fa bene a dire che non si può trattare con i terroristi. Bisogna però chiedersi come mai si ricorda di imporre queste regole di comportamento solo ora laddove lo scontro con il terrorismo islamico, da parte dell’Occidente intero, Stati Uniti in testa, è vecchio ormai di anni.

D. – Quali le motivazioni dietro la decisione della Nigeria di dialogare con Boko Haram?

R. – Dietro c’è probabilmente una presa d’atto di debolezza del governo nigeriano contro le bande, non solo di Boko Haram, ma di altri terroristi che circolano ormai nel Maghreb, nell’Africa subsahariana, spingendosi anche oltre l’Equatore.

D. – Dialogare con Boko Haram, cambiando scenario, riporta allo stesso dibattito che si fece in Afghanistan, quando si parlò di dialogo con i talebani. Si possono paragonare queste due situazioni?

R. – Sì, sotto il profilo di quella che è l’entità e la gravità delle situazioni. La violenza oltre ogni limite, l’assenza di rispetto per la dignità umana, il mercificare la carne degli individui per finalità politiche o fantapolitiche, ammantate anche di motivazioni di ordine religioso, costituiscono il legame fra i due parametri. Ma tutto questo non giustifica le remore sulle trattative, sia in Afghanistan, sia in Africa. Il difetto di prevedere da parte dell’Occidente questi rigurgiti o nuovi fatti terroristici in ogni parte del mondo ormai va di pari passo con il periodico alzare gli scudi contro il fenomeno, quasi per salvarsi la faccia e lavarsi le coscienze.







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