La preghiera del Papa per la sciagura nella miniera in Turchia: 245 i morti accertati
245 i morti accertati nell’incidente occorso ieri sera nella miniera di Soma in Turchia.
E, stamane il Papa all’udienza generale ha levato la sua preghiera per le vittime
e “per quanti si trovano ancora intrappolati nelle gallerie”. Il servizio di Roberta
Gisotti:00:01:04:97 “Il Signore accolga i defunti nella sua casa e
dia conforto ai loro familiari”. La pena di Francesco per quello che si profila
il peggiore disastro mai avvenuto in una miniera in Turchia, ha ammesso il ministro
dell’energia Yildiz, che insieme al premier Erdogan si è recato sul luogo del tragico
incidente, contestati dalla gente, alcuni hanno preso a calci l’auto del premier,
lanciato bottigliette di plastica E gridato ‘dimissioni’. A provocare l’esplosione
e l’incendio, non ancora del tutto spento, sarebbe stato un cortocircuito. In quel
momento in fondo alla miniera c’erano oltre 600 minatori, di cui circa 300 sarebbero
subito fuggiti, e ce ne sarebbero ancora 120 intrappolati, ha dichiarato Erdogan,
ma si dispera ormai di trarli in salvo. Immediate le reazioni nel Paese per le insufficienti
misure di sicurezza. Manifestazioni di protesta si sono svolte ad Ankara - dove è
intervenuta la polizia con i gas lacrimogeni – ed anche ad Istanbul, Smirne e Antalya
e in altre città minori. Aiuti nei soccorsi sono stati offerti da Francia, Israele
e Germania. Il governo ha proclamato tre giorni di lutto nazionale.
Della questione
sicurezza in Turchia, Fausta Speranza ha parlato con Valentina Scotti,
ricercatrice della Luiss, studiosa della Turchia:00:02:29:50
R. – Sicuramente
è un problema e la questione va gestita meglio. L’esplosione nella miniera dimostra
che ci sono problemi. Peraltro, la questione si apre anche a tutta una serie di dinamiche
politiche. Sappiamo che il Partito repubblicano, l’opposizione, aveva chiesto proprio
lo scorso anno di avviare delle politiche più concrete per migliorare la situazione
dei minatori, citando proprio la miniera che è stata oggetto dell’incidente. Poche
settimane fa il Parlamento ha rigettato la proposta di una legge in tal senso. Quindi
diciamo che il caso della miniera sottolinea ancora una volta la necessità di intervenire
politicamente su un nervo scoperto, su cui però fino ad ora pare che il Partito di
Erdogan non abbia voluto concentrare troppo l’attenzione.
D. – Di fronte
alla tragedia c’è stata una mobilitazione generale. In diverse parti del Paese sono
state organizzate manifestazioni...
R. – Sicuramente si tratta di un tema molto
sentito dalla popolazione, ma probabilmente ancora una volta è un tentativo di reagire
da parte di alcuni settori della popolazione a quelle che sono le politiche dell’Akp,
partito al governo, di questo periodo. Certamente la Turchia non sta attraversando
un periodo facile; è un periodo molto complesso. Sappiamo quello che è successo, dopo
la censura dei social network, e ricordiamo gli eventi di Gezi Park. Ancora una volta
la popolazione turca fa sentire la sua voce. Se mi è concesso, però, va anche detto
che, rispetto a situazioni di allarme precedenti, come potevano essere il terremoto
nella regione di Marmara, altre calamità naturali o altri interventi, che avevano
colpito il Paese, questa volta almeno l’intervento è stato più tempestivo. Questo
- va riconosciuto - deriva dall’evoluzione che il Paese sta avendo.
D. – Il
discorso del partenariato con l’Unione Europea, anche se con grande difficoltà, resta
aperto. Le misure standard di sicurezza europea certo sono ad un livello ben diverso
da quello della Turchia. Non c’è un processo di adattamento in corso?
R. –
La Turchia dovrebbe recepire gli Actes communautaires, il diritto
comunitario, quindi anche gli standard europei in materia di sicurezza. Come sappiamo
le procedure restano aperte, ma c’è una fase di stallo ed è probabile che proprio
su questi aspetti meno politici non si sia ancora pensato ad un recepimento degli
standard europei.