Il card. Tauran ad Amman: la città è pronta ad accogliere Papa Francesco
Si conclude oggi una visita di tre giorni in Giordania del card. Jean-Louis Tauran,
presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Il porporato ha
partecipato a vari incontri promossi dal dicastero vaticano insieme all’Istituto reale
di studi interconfessionali, fondato e diretto dal principe giordano El Hassan bin
Talal. Al termine dei lavori è prevista una dichiarazione comune. La visita del cardinale
Tauran si è svolta a pochi giorni dal viaggio in Terra Santa di Papa Francesco, che
il prossimo 24 maggio sarà ad Amman. Hélène Destombes ha intervistato il porporato,
chiedendogli innanzitutto quale sia l’atmosfera ad Amman che si prepara ad accogliere
il Pontefice:
R. – Toute la ville se met au travail: il y a déjà des affiches
partout. … Tutta la città è all’opera, ci sono già manifesti ovunque. Ho parlato
con alcuni vescovi: già le parrocchie sono mobilitate e anche l’atmosfera è piuttosto
accogliente: ci sono ovunque i manifesti con il Papa che stringe la mano al Re … Tutti
si preparano ad accogliere il Papa con molto affetto, in maniera molto espansiva …
Questo è un popolo molto accogliente ed ospitale.
D. – L’attesa è grande…
R.
– Oui, vraiment. Il y a un grand sentiment d’attente: les personnes que j’ai … Sì,
davvero. C’è una atmosfera di grande attesa. Le persone che ho incontrato, alle quali
sono legato da lunga amicizia, mi hanno confermato che c’è grande simpatia nei riguardi
del Papa: il Papa è molto popolare.
D. – Nel corso della sua visita ad Amman,
il Papa incontrerà, in particolare, dei profughi siriani. Lei ha parlato del contesto
attuale in Siria …
R. – Oui: ça a été dans plusieurs interventions … Sì,
in diversi interventi. Se ne è parlato più volte …
D. – Ha partecipato anche
ad un colloquio sul tema dell’educazione …
R. – C’est un colloque sur le thème
“Relever les défis du monde actuel par … Era sul tema “Raccogliere le sfide del
mondo attuale attraverso l’educazione”. Si tratta di incontri che, in linea di massima,
si svolgono ogni due anni. Ci siamo trovati d’accordo nel sottolineare l’importanza
della scuola: infatti, una buona formazione inizia sempre dalla famiglia e dalla scuola.
Abbiamo anche deciso di pubblicare un “decalogo della cultura”: una sorta di decalogo
per la collaborazione culturale, fondata su convincimenti comuni che devono essere
trasmessi da scuola e università, e cioè la curiosità intellettuale, l’umiltà, la
solidarietà, la ragione e il pluralismo, considerato non una minaccia ma una opportunità.
Speriamo di poterlo adottare, questo decalogo.
D. – Lunedì aveva partecipato
ad un primo incontro sul tema “Religioni e violenza”: quali sono state le conclusioni?
R.
– Nous avons été tous d’accord pour dire que violence et religion ne vont pas … Ci
siamo trovati d’accordo tutti nell’affermare che religione e violenza non possono
andare d’accordo, ma si è molto sottolineato il fatto che non ci sono guerre di religione
in atto: le crisi che agitano il mondo, in particolare il Medio Oriente, non hanno
all’origine, come causa, la religione. Ma la religione è una delle dimensioni che
può portare soluzione a questo problema: infatti, non si può comprendere il mondo
di oggi senza le religioni. I nostri amici musulmani hanno denunciato, insieme a noi,
che sono l’ignoranza e il pregiudizio le ragioni delle crisi; non le religioni.
D.
– Lei ha insistito molto sulla responsabilità dei leader religiosi di chiarire le
loro posizioni riguardo alla violenza, quando parlano “in nome di Dio” …
R.
– Moi, j’ai rappelé les paroles de Benoît XVI, qui sont très fortes, … Io ho ricordato
le parole forti che Benedetto XVI ha rivolto al Corpo Diplomatico nel 2006: è una
“perversione morale”. E su questo, tutti si sono trovati d’accordo.