Il Papa al cardinale Vallini: grazie per il fedele ministero
Stima da Papa Francesco in una lettera indirizzata al cardinale Agostino Vallini,
vicario della diocesi di Roma, in occasione oggi dei suoi 25 anni di ordinazione episcopale.
Il porporato celebrerà il prossimo 19 luglio anche il 50.mo di sacerdozio: “Un lungo
e fedele ministero – ha scritto il Papa – per me e per la Chiesa”.
Nella sua
lettera, Francesco ha ricordato la vita del cardinale Vallini, segnata dalla deportazione
del padre in Germania durante la seconda guerra mondiale, e dalla morte prematura
della madre. Il Papa ha anche rievocato i tempi del seminario a Napoli, la “ricca
competenza nelle discipline giuridiche” acquisita dal cardinale Vallini ma “senza
mai trascurare di svolgere attività pastorali a beneficio dei fedeli e di trasmettere
loro il Vangelo”.
Poi la nomina a vescovo ausiliare l’arcidiocesi di Napoli,
la Chiesa Suburbicaria di Albano e la scelta di Giovanni Paolo II di destinare il
porporato a prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Infine l’incarico,
per volere di Benedetto XVI, come vicario generale per la Diocesi di Roma. “Voglio
attestare pubblicamente i tuoi meriti”: ha scritto il Papa dopo aver ricordato che
i suoi predecessori hanno considerato il cardinale Vallini “fedele ministro della
Chiesa”. Un particolare ringraziamento poi per la vicinanza all’inizio del ministero
petrino, “il tuo affetto fraterno e la tua cordialità d’animo – ha aggiunto - sono
stati molto importanti per me e mi sono stati di grande aiuto e sostegno”.
Dunque
un giorno straordinario per il cardinale vicario Agostino Vallini, che nel
giorno in cui la Chiesa celebra la Madonna di Fatima festeggia due importanti anniversari.
Al microfono di Luca Collodi, il porporato condivide i propri sentimenti di
gratitudine a Dio per l’esperienza fin qui vissuta:
R. - Certo,
è una tappa che invita molto intensamente a una revisione di vita, soprattutto alla
gratitudine per i doni ricevuti. Se ci penso, li considero veramente grandi e immeritati:
non tanto per gli aspetti esteriori, e direi anche legati agli uffici che la Chiesa
mi ha affidato, ma proprio per il mistero di grazia, di luce, di fede e di pienezza
di vita che il Signore mi ha concesso con la grazia del sacerdozio.
D. - Eminenza,
essere vicario di una grande metropoli come Roma cosa significa? R. - Per me, significa
anzitutto sentire la responsabilità della preghiera per questo popolo e poi anche
un grande atteggiamento di ascolto di una realtà che ci circonda, che si evolve, che
si trasforma, assieme a un impegno da vivere in piena fedeltà col Santo Padre. Il
vescovo di Roma è il Papa: sia con Papa Benedetto, che adesso con Papa Francesco,
ho la possibilità, abbastanza di frequente, di poter dialogare anche per le scelte
pastorali che andiamo facendo, così da sentire davvero che quello che sono chiamato
a svolgere nel servizio pastorale sia in perfetta sintonia con il Successore di Pietro.
D. - Lei è stato ausiliare di una grande metropoli come Napoli: il popolo
di Dio è sempre importante, alla fine, in grandi realtà di questo tipo?
R.
- Siamo al servizio del popolo di Dio. Non dobbiamo guardare a questi ministeri sotto
il profilo del prestigio umano, del potere, che non ci appartengono. Anche se certamente
ci rendiamo conto di essere in posti di responsabilità, dai quali si riceve anche
tanto onore. Lo dico con molta schiettezza… Questo mi impone di essere ulteriormente
generoso per restituire anche il tanto bene che io ricevo.
D. - La Chiesa
non fa politica, ma in due realtà così socialmente importanti come Roma e Napoli un
vescovo come si deve comportare?
R. - Sempre essere dalla parte dell’uomo.
La realtà di Napoli, nella quale ho vissuto per quasi 50 anni nella mia chiesa di
appartenenza - io sono incardinato nella diocesi di Napoli, pur essendo originario
di Roma, perché mio padre era militare e quindi giravamo l’Italia e alla fine rimanemmo
lì - è una realtà nella quale l’esperienza pastorale è più facile per certi aspetti,
perché il popolo napoletano ha radici religiose molto forti, seppure oggi nel contesto
di una avanzata secolarizzazione. Certo, bisogna rievangelizzare con impegno. Roma
è una metropoli, la capitale: una città cosmopolita, multietnica, multireligiosa,
che pone altre sfide pastorali. Ma accumunerei sia Napoli che Roma al bisogno urgente
di riproporre la fede e direi anche con una revisione della pastorale, che non si
limiti soltanto né agli aspetti del culto né alle attività strettamente tradizionali
dell’iniziazione cristiana o della preparazione ai Sacramenti, ma che ponga a fondamento
- e direi anche ad un impegno maggiore - proprio l’annuncio del Vangelo per una capacità
di suscitare la fede nel cuore dei credenti.