Ucraina: netta maggioranza di ‘si’ al referendum indetto dai separatisti nell’est
del Paese
In Ucraina alto numero di sì al referendum, nell'est del Paese, per la secessione
delle regioni di Donetsk e di Lugansk. Per Kiev, la consultazione è una “farsa senza
conseguenze giuridiche”. L’Unione Europea annuncia nuove sanzioni, gli Stati Uniti
non riconoscono il referendum. “Non è altro che uno sforzo – sottolinea il Dipartimento
di Stato Usa - per creare ulteriori divisioni”: Il servizio di Giuseppe D’Amato:
“Dopo il referendum
la Repubblica popolare di Donetsk è uno Stato sovrano. Chiediamo alla Federazione
russa di poterne fare parte”. Questa la dichiarazione del copresidente del governo
temporaneo, Denis Pushilin. La stessa scelta è stata resa nota dalla regione di Lugansk.
In precedenza il ministro degli Esteri federale Lavrov aveva detto che Mosca “rispetta”
il risultato della consultazione, che gli europei continuano a definire “illegale”.
Bruxelles ha deciso nuove sanzioni contro la Russia. Il capo della diplomazia tedesca
Steinmeier domani sarà a Kiev per tentare di sostenere un “dialogo nazionale”, poi
farà visita nell’Est del Paese slavo. Il 25 sono in programma le elezioni presidenziali
ucraine, ma, stando alle notizie che giungono da Donetsk e Lugansk, qui c’è il serio
rischio che non si tengano. L’obiettivo della diplomazia internazionale è appoggiare
la “road map”, approntata dall’Osce dopo il viaggio a Mosca del presidente svizzero
Burkhalter. Sul fronte energetico la Gazprom ha comunicato che se Kiev non pagherà
i suoi debiti, il 3 giugno le taglierà il gas.
Ma quali riflessi potrà avere
il referendum? Alessandro Guarasci ha sentito Daniele De Luca, docente
di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento: 00:01:25:06
R.
– Sinceramente, non so se l’idea della secessione sarà immediatamente fattibile. Innanzitutto,
c’è una data da tenere presente, che è quella del 25 maggio, cioè le elezioni presidenziali.
Probabilmente tutti nell’area, ma soprattutto Putin, stanno aspettando che le elezioni
si svolgano per vedere come si comporteranno gli elettori ucraini, anche perché in
campo, non dimentichiamo, c’è la signora Timoshenko, che se dovesse essere eletta
sarebbe un gravissimo ostacolo sulla strada della pace e della convivenza con la Russia
di Putin.
D. – Una possibile secessione converrebbe davvero alla Russia?
R.
– Non credo, in un primo momento, Putin abbia messo in conto la secessione di un’ulteriore
area oltre alla Crimea. Il Donetsk non è un’area qualsiasi: da sola rappresenta almeno
il 20% del pil dell’intera Ucraina. Di certo, la difesa di quell’area ma soprattutto
delle popolazioni di lingua e cultura russa sta molto a cuore a Putin, soprattutto
dopo quello che è successo ad Odessa.
D. – Lei come giudica l’atteggiamento
dell’Europa, che sotto alcuni aspetti è stato, diciamo, oscillante?
R. – L’Europa
non prende una decisione, in un senso o in un altro. Sì, è vero, minaccia le sanzioni,
ma che tipo di sanzioni? E queste sanzioni possono essere dannose per la Russia o
potrebbero essere dannose per l’Europa stessa? La storia corre e l’Europa è sempre
dietro.