Save the Children: contro la crisi un progetto per sostenere la formazione dei giovani
Al via oggi la campagna “Illuminiamo il futuro” di Save the Children Italia per contrastare
la povertà educativa e sviluppare progetti a sostegno dei bisogni educativi dei bambini.
Tra questi la costruzione di vari centri, dove accogliere i bambini proponendo attività
sportive ed extrascolastiche e aiuti ai ragazzi più poveri. Alessia Carlozzo
ha intervistato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia:
R. – Si parla
sempre di povertà economica e giustamente. Sono più di un milione i ragazzi in povertà
assoluta. Ma quali sono le conseguenze generali della povertà sull’educazione dei
ragazzi? Educazione, sì, in parte scolastica, ma anche extrascolastica. Per esempio,
lo sport, la musica, il ballo, ma anche leggere un libro, visitare un monumento o
vedere un film. Abbiamo fatto un’indagine e ci siamo resi conto che la povertà crescente,
la mancanza di welfare – la mancanza cioè cospicua di soldi pubblici verso asili nido,
verso scuole a tempo pieno, verso insegnanti, verso le mense scolastiche – stanno
comprimendo fortemente l’educazione dei nostri ragazzi. Quindi abbiamo creato una
campagna, che chiamiamo "Illuminiamo il futuro", e tutti capiranno perché vogliamo
illuminarlo il futuro, che oggi a vedere questi ragazzi si presenta particolarmente
oscuro. E io adesso tengo a dire una cosa: molto spesso la gente può non percepire
la gravità di questo fatto, che invece è un fatto gravissimo! Se mi permette, faccio
un esempio: perdo il lavoro, sono in una situazione di povertà drammatica, però ho
sempre la speranza di poter trovare un lavoro, perché so fare qualcosa. Ma se in quello
stesso periodo di tempo, un bambino non va a scuola e non acquisisce le competenze
giuste per quella sua età, non le tornerà più ad acquisire in futuro e quindi sarà
compromessa la sua capacità e le sue competenze per tutto il resto della vita. Quindi
è una cosa di una gravità estrema. Noi dobbiamo batterci contro una povertà educativa
che sta tagliando le ali a centinaia di migliaia di ragazzi.
D. – Quali saranno,
quindi, le principali iniziative che porterete avanti per contrastare la povertà educativa?
R.
– Le iniziative sono aprire subito dei "punti luce": già ne abbiamo aperti
cinque a Catania, a Palermo, a Gioiosa Ionica, a Bari e a Genova. Prossimamente, nei
prossimi mesi, li apriremo Torino, Milano, due centri a Roma e, via via, li estenderemo
in gran parte del Paese. Poi, arriveremo a dare fino a 1.500 "doti educative" all’anno:
le doti educative sono degli aiuti in mezzi ai bambini più poveri e bisognosi, scelti
in coordinamento anche con i Servizi sociali e i nostri contatti territoriali. Quindi,
tra l’apertura dei "punti luce" e le "doti educative", riusciremo, speriamo, già quest’anno
a raggiungere oltre 10 mila, 15 mila ragazzi.
D. – Oggi è stato presentato
anche "La Lampada di Aladino", che è appunto il dossier di Save the Children per misurare
proprio questa povertà educativa. Quali sono i dati emersi?
R. – Abbiamo fatto
un indice in base al quale analizzare le regioni dove la povertà educativa è più alta
e quali sono quelle che stanno un pochino meglio, con dei criteri che sono sia legati
in parte alla scuola, ma anche fuori dalla scuola: quindi lettura dei libri, visita
dei musei, uso di Internet... Purtroppo, le regioni che hanno il più alto tasso di
povertà educativa risultano essere la Campania, la Puglia, la Calabria e la Sicilia,
mentre quelle che stanno meglio sono Friuli Venezia Giulia, Lombardia ed Emilia Romagna.
Però, anche quelle che stanno meglio non è che stiano in una situazione meravigliosa.
Pensate solo che l’abbandono scolastico di queste regioni migliori che ho citato è
comunque intorno al 20%, quando la media europea vorrebbe essere intorno al 10%. Quindi,
è una situazione comunque difficile anche nelle regioni migliori.