2014-05-12 14:19:09

Referendum Ucraina: Mosca riconosce la volontà popolare e invita al dialogo tra le parti


In Ucraina, dopo il voto referendario sull’indipendenza delle regioni di Donetsk e Lugansk, e la vittoria schiacciante dei filorussi, si registrano le prime reazioni di Mosca. Il Cremlino, riconoscendo la volontà popolare, invita al dialogo il governo di Kiev e le forze separatiste, non escludendo la mediazione dell’OSCE. Netta la posizione dell’Unione Europea che ha ribadito l’illegalità delle consultazioni di ieri. Ce ne parla Gianmichele Laino:RealAudioMP3

Non si è fatta attendere la presa di posizione di Mosca sui referendum indipendentisti nelle regioni di Donetsk e Lugansk, nell’est dell’Ucraina. Da una nota dell’ufficio stampa del Cremlino si apprende che il governo russo rispetterà la volontà delle popolazioni chiamate al voto, sperando comunque nel dialogo tra i rappresentanti di Kiev e l’opposizione separatista.

Nella stessa nota diffusa in mattinata, inoltre, vengono sottolineate le altissime percentuali di affluenza alle urne, nonostante i tentativi di far fallire i referendum. Il governo ucraino, infatti, aveva definito il voto “una farsa senza alcun esito giuridico”, mentre nella giornata di ieri – a seggi aperti – si sono registrati scontri tra filorussi e uomini armati fedeli a Kiev.

Netta anche la posizione dell’Ue: a margine del Consiglio Affari Esteri, i ministri europei hanno ribadito l’illegittimità e l’illegalità delle consultazioni sull’indipendenza delle regioni orientali dell’Ucraina. Molto dure anche le parole del portavoce del cancelliere tedesco, Angela Merkel, che ha affermato l’impossibilità da parte della comunità internazionale di riconoscere un voto del genere.

La volontà comune, tuttavia, resta quella di avviare le mediazioni. Si spiega in quest’ottica la nomina del diplomatico dell’Osce, Wolfgang Ischinger. Sarà lui a cercare di instaurare un dialogo tra le parti nel più breve tempo possibile.

Ma quali riflessi potrà avere il referendum? Alessandro Guarasci ha sentito Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:RealAudioMP3

R. – Sinceramente, non so se l’idea della secessione sarà immediatamente fattibile. Innanzitutto, c’è una data da tenere presente, che è quella del 25 maggio, cioè le elezioni presidenziali. Probabilmente tutti nell’area, ma soprattutto Putin, stanno aspettando che le elezioni si svolgano per vedere come si comporteranno gli elettori ucraini, anche perché in campo, non dimentichiamo, c’è la signora Timoshenko, che se dovesse essere eletta sarebbe un gravissimo ostacolo sulla strada della pace e della convivenza con la Russia di Putin.

D. – Una possibile secessione converrebbe davvero alla Russia?

R. – Non credo, in un primo momento, Putin abbia messo in conto la secessione di un’ulteriore area oltre alla Crimea. Il Donetsk non è un’area qualsiasi: da sola rappresenta almeno il 20% del pil dell’intera Ucraina. Di certo, la difesa di quell’area ma soprattutto delle popolazioni di lingua e cultura russa sta molto a cuore a Putin, soprattutto dopo quello che è successo ad Odessa.

D. – Lei come giudica l’atteggiamento dell’Europa, che sotto alcuni aspetti è stato, diciamo, oscillante?

R. – L’Europa non prende una decisione, in un senso o in un altro. Sì, è vero, minaccia le sanzioni, ma che tipo di sanzioni? E queste sanzioni possono essere dannose per la Russia o potrebbero essere dannose per l’Europa stessa? La storia corre e l’Europa è sempre dietro.







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