Libia, naufragio di 400 migranti. Mons Mogavero:"L'Italia promuova un piano umanitario
compiuto"
Cresce di ora in ora il bilancio delle vittime del secondo naufragio di migranti in
meno di 24 ore, nel Mediterraneo, tra le coste italiane e quelle africane. Al momento
secondo la Marina militare, sono 14 i cadaveri recuperati nella zona al largo della
Libia in cui e' affondato un barcone che secondo alcuni testimoni, avrebbe trasportato
circa 400 persone. Ne sono stati salvati 240. Il governo italiano si appella all’Ue
e le associazioni umanitarie chiedono ad una voce corridoi umanitari. Il servizio
di Gabriella Ceraso:
“Ci sono stati
molti morti vicino alla Libia, le nostre navi sono lì a recuperare i cadaveri e a
soccorrere i vivi: l'Europa non ci sta aiutando. Si faccia carico di accogliere i
vivi". La voce del ministro dell'Interno Alfano dopo l'ennesima tragedia nel Mediterraneo
segue quella del titolare degli esteri e della giustizia: il governo italiano lamenta
episodi non più sostenibili, denuncia una cooperazione europea e internazionale deficitaria.
Serve un segnale forte dice il guardasigilli Orlando presentando una risoluzione sul
traffico di migranti in sede Onu. Ma finora dall’Unione solo un richiamo: la Commissaria
agli affari interni Malmstrom che si dice scioccata , chiede a "tutti gli Stati membri
di dimostrare solidarieta'",di "dare seguito all'Action Plan identificato dalla Commissione
e in particolare nella ricollocazione dei rifugiati, e nell'apertura di nuovi canali
legali di ingresso e poi rimanda il tutto al prossimo consiglio degli affari interni.
Forte e unanime la voce che arriva dall’associazionismo, Centro Astalli, il Comitato
3 ottobre e poi Croce Rossa e Unhcr, Terre des hommes : questi morti, dicono,
pesano sulle coscienze di tutti, occorrono corridoi umanitari subito e collaborazione
a più livelli. Qualcosa in più aggiunge mons. Domenico Mogavero vescovo di
Mazara del Vallo e delegato della Conferenza episcopale siciliana per le migrazioni:
R.
- Credo che stiamo cominciando a diventare insensibili, perché l’unica ragione che
ci fa reagire è la quantità, i numeri: se muoino in 40 non ci facciamo più caso, se
sono 200 cominciamo a riflettere. Questo è gravissimo, perché significa che abbiamo
perso quel senso dell’umano, che ci fa solidali con chi soffre, uno o mille che siano.
D.
- Il governo, in queste ore, sta denunciando ancora una volta l’abbandono da parte
dell’Europa. E’ questo il punto?
R. - Io credo che una delle preoccupazioni
che stanno davanti ai governi in questo momento sia una questione di carattere economico
o di ordine pubblico o di sistemazione dell’emergenza. Credo che siamo incapaci di
delineare prospettive che camminino contestualmente alla gestione dell’emergenza:
gli sbarchi che continuano ci dicono che i respingimenti non sono sufficienti a fermare
l’ondata di migrazioni; che Mare Nostrum può evitare delle tragedie, ma non impedisce
la prosecuzione del fenomeno; che tutte le strategie che abbiamo fin qui escogitato,
fino alle ingiurie o agli insulti, non sono strumenti adeguati. Allora bisogna ripensare
il discorso in altri termini. Abbiamo messo queste persone nelle mani dei trafficanti
di uomini e c’è un delitto contro l’umanità, perché queste persone pagano 2-3-5 mila
euro per un passaggio in un barcone nelle condizioni miserabili in cui vanno e con
il rischio della vita: e tutto questo ci lascia così, quasi freddi ed indifferenti.....
L’Italia non può fare, davanti all’Europa, la figura di chi domanda soldi per risolvere
un problema: l’Italia deve farsi promotrice di una lettura e di una proposta di prospettiva
nelle quale tutta l’Europa possa essere impegnata.Dato che finora abbiamo chiesto
soldi, è chiaro che appena apriamo bocca l’Europa dice “Vabbè, se ho i soldi, ti do
i soldi, purché taci”. Se invece noi pensiamo altro, con accordi dei Paesi del sud
del Mediterraneo, una scelta progettuale di tipo politico, allora probabilmente sul
fenomeno qualcosa potremmo fare. Finché siamo nelle mani di delinquenti che profittano
della necessità e del bisogno di chi deve fuggire dal proprio Paese, non abbiamo altre
chance.
D. - Quindi lei dice: si faccia il governo italiano portavoce di una
proposta onnicomprensiva?
R. - Certo, perché comunque al centro di questa situazione
ci siamo noi. Sulle coste del Mediterraneo - che non è il confine sud dell’Europa,
è la porta dell’Europa - ci siamo noi: quindi noi siamo i primi responsabili di una
diversa visione delle cose e dobbiamo essere i primi formulatori di proposte che siano
veramente efficaci nella interpretazione del fenomeno migratorio e nella possibile
soluzione, sotto il profilo umanitario e quindi del rispetto dei diritti e delle dignità
delle persone, del movimento migratorio stesso.
Per una analisi sugli attuali
flussi migratori nel Mediterraneo, Marco Guerra ha sentito Rosario Valastro,
presidente del Comitato Regionale della Croce Rossa Italiana della Sicilia:
R. – Quello
che regola la vita dei migranti non sono solo le leggi italiane, ma anche le convenzioni
internazionali. Secondo la Convenzione di Dublino, quando un cittadino richiede asilo
non può essere tenuto in detenzione, ma deve essere anzi tenuto in maniera tale da
potersi muovere fino a quando lo Stato non abbia esitato la richiesta di asilo. Dall’anno
scorso, abbiamo avuto una variazione delle rotte migratorie, proprio perché i migranti
non vogliono fare la richiesta di asilo in Italia. Fanno in modo di non farsi identificare
e per questo non arrivano più a Lampedusa – scappando e facendo in modo di arrivare
in altri Paesi dell’Unione, i Paesi dell’Europa del Nord – e lì fanno la richiesta
di asilo.
D. - Però, l’emergenza sbarchi non si attenua sulle coste siciliane,
soprattutto dall’inizio dell’operazione "Mare Nostrum"…
R. - No, non si attenua
per nulla. Anzi, abbiamo registrato un numero finora altissimo, decine e decine di
sbarchi. L’ultima settimana è stata clamorosa, perché abbiamo avuto tre sbarchi in
contemporanea al giorno in diverse province dell’isola. Sicuramente, sono flussi che
aumenteranno, perché nel momento in cui il tempo favorirà chiaramente il percorso
in mare dei migranti il loro numero aumenterà, specialmente con l’arrivo dell’estate.
Con tutta probabilità gli uomini e le donne migranti faranno in modo di andare verso
altri Paesi. L’Italia ormai è un Paese di transito. In caso contrario, avrebbero fatto
in modo di farsi identificare in Italia e rimanerci.
D. - E nei nuovi flussi
migratori qual è la composizione dei migranti? Da dove stanno arrivando principalmente
queste persone?
R. - Un numero importante proviene dal Corno d’Africa. Continuano
a esserci siriani, tutte le popolazioni sia del Medio Oriente sia della parte del
Centro e del Nord Africa. Quindi, è abbastanza variegata.
D. – Per voi della
Croce Rossa, l’altra faccia dell’emergenza è la questione sanitaria. Sono girate voci
incontrollate su ceppi di ebola… É solo allarmismo? Siete pronti? Qual è la situazione?
R.
– Finora, dalle notizie ufficiali che noi abbiamo dalla Marina e dal Ministero della
salute, queste sono solo voci di allarmismo. In Sicilia, anche grazie agli Uffici
di sanità marittima, al Ministero della salute e alla Croce Rossa, che supporta le
operazioni di visita medica, riteniamo che oltre a essere un diritto del migrante
conservare la salute, le visite mediche e i controlli sanitari possano far sentire
maggiormente sicuri anche i cittadini. Siamo stati dotati di materiale a biocontenimento
in maniera tale che, dove ci fossero malauguratamente casi di focolai, le persone
possano essere immediatamente messe in postazioni sterili in modo da fermare il contagio
di cui – ripeto – finora non abbiamo nessuna notizia. I dispacci medici ci dicono
che possono esserci delle febbri, donne in gravidanza, non altro.
D. - Ieri
l’ennesima tragedia davanti alle coste libiche. Al momento, la Libia è nel caos più
completo …
R. - Il Comitato centrale è sicuramente in contatto con la Mezzaluna
Rossa libica. Una cosa importante sarebbe la firma da parte del governo libico della
Convenzione sui rifugiati. Sicuramente, si avverte un maggiore bisogno di regolamentazione
anche dall’altra sponda del mediterraneo.