Si consuma in questi giorni l’ennesimo terremoto politico in Thailandia. Manifestanti
anti-governativi hanno avviato la loro “battaglia finale” per rovesciare il governo,
occupando, le cinque emittenti televisive più importanti del Paese e altri luoghi-chiave,
come le piazze davanti al palazzo del governo e davanti al Parlamento. Intanto crescono
i timori di nuovi cruenti scontri di strada tra gruppi politici rivali.
Il
leader della protesta, Suthep Thaugsuban - riferisce l'agenzia Fides - ha annunciato
che la “Commissione popolare per le riforme democratiche”, da lui stesso presieduta,
“mira a cambiare il governo pacificamente entro tre giorni”. Suthep ha guidato un
gruppo di manifestanti radunati fuori dal Palazzo del Governo, invocandone le immediate
dimissioni. Dal canto suo il governo potrebbe cercare l’ultimo colpo di coda usando
la forza.
I manifestanti chiedono un incontro con Niwattumrong Boonsongpaisan,
facente-funzione di primo ministro dopo che. il 7 maggio, la Corte costituzionale
ha spodestato la Premier Yingluck Shinawatra, per un “abuso di potere” consumato nel
2011, rimuovendo illegittimamente il Segretario generale del Consiglio di sicurezza
nazionale, Thawil Pliensri. Nel frattempo, i sostenitori del partito di governo hanno
preparato una grande manifestazione che è iniziata oggi, a sostegno dell’esecutivo,
dichiarandosi “pronti a combattere”. Vi è forte preoccupazione che il confronto tra
gruppi pro e contro il governo possa sfociare in violenza di massa.
In questa
situazione di stallo, potenzialmente destabilizzante, molti osservatori sostengono
l’urgenza di nuove elezioni, ipotesi che la Chiesa cattolica appoggia: “Per tutelare
la democrazia, la via di uscita sono elezioni libere, trasparenti e pacifiche. Come
cristiani sosteniamo questa ipotesi che ci sembra l’unica orientata al bene comune”,
spiega a Fides padre Peter Watchasin, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie
in Thailandia. La Chiesa e le altre comunità religiose nelle scorse settimane hanno
vissuto una imponente giornata di preghiera nazionale per l’unità: “Continueremo a
pregare e agire per la pace e la riconciliazione”, ricorda padre Peter. (R.P.)