Siate rivoluzionari, con i piccoli gesti: così il Papa agli Istituti secolari
“Siate rivoluzionari”. Questa l’esortazione di Papa Francesco ricevendo i circa 200
rappresentanti della Conferenza italiana degli Istituti secolari, riunita in questi
giorni in assemblea. L’Italia è la nazione con il maggior numero di Istituti secolari
e di membri. Ai presenti, il Pontefice ha consegnato il discorso che aveva preparato,
“perché leggerlo è noioso”, ha detto scherzando; quindi ha parlato a braccio, soffermandosi
poi con i partecipanti. Il servizio di Giada Aquilino:
“Siate rivoluzionari”,
così come un “gesto davvero rivoluzionario” fu la Costituzione Apostolica Provida
Mater Ecclesia di Pio XII. Il Papa ha preferito rivolgersi a braccio ai membri
degli Istituti secolari, per ricordare quel 2 febbraio 1947, quando con “un gesto
di coraggio”, “in quel momento”, la Chiesa diede “struttura” e “istituzionalità” agli
Istituti secolari:
“Da quel tempo fino ad ora è tanto grande il bene che
voi fate nella Chiesa, con coraggio: perché c’è bisogno di coraggio per vivere nel
mondo”.
Nel discorso consegnato, il Pontefice aveva spiegato la specificità
degli Istituti secolari, i cui membri, “laici e sacerdoti come gli altri e in mezzo
agli altri”, conducono “una vita ordinaria, priva di segni esteriori, senza il sostegno
di una vita comunitaria, senza la visibilità di un apostolato organizzato o di opere
specifiche”. Eppure, fanno “parte di quella Chiesa povera e in uscita” che - ha scritto
il Papa - “sogno”:
“Tanti di voi soli, nel vostro appartamento vanno, vengono;
alcuni in piccole comunità. Tutti i giorni, fare la vita di una persona che vive nel
mondo e, nello stesso tempo, custodire la contemplazione, questa dimensione contemplativa
verso il Signore e anche nei confronti del mondo, contemplare la realtà, come contemplare
le bellezze del mondo e anche i grossi peccati della società, le deviazioni: tutte
queste cose e sempre in tensione spirituale”.
Per questo la vostra vocazione,
ha aggiunto, “è affascinante”:
“E’ una vocazione che è proprio lì, dove
si gioca la salvezza non solo delle persone, ma delle istituzioni. E di tante istituzioni
laiche necessarie nel mondo”.
Proprio nel discorso precedentemente preparato,
il Santo Padre aveva sottolineato l’importanza di essere “poveri tra i poveri” e di
non perdere mai lo slancio a “camminare per le strade del mondo”:
“Vi auguro
di conservare sempre questo atteggiamento di andare oltre, non solo oltre, ma oltre
e in mezzo, lì dove si gioca tutto: la politica, l’economia, l’educazione, la famiglia”.
Di
fronte ai dubbi, poi, il Papa ha esortato a ricordare “che il Signore ci ha parlato
del seme del grano”: la vostra vita – ha spiegato – “è come il seme del grano”, “come
lievito”, facendo tutto il possibile “perché il Regno venga, cresca e sia grande”:
“Piccola
vita, piccolo gesto; vita normale, ma lievito, seme, che fa crescere. E questo vi
dà la consolazione. I risultati in questo bilancio sul Regno di Dio non si vedono.
Soltanto il Signore ci fa percepire qualcosa. Vedremo i risultati lassù”.
Sollecitando
a rileggere il capitolo 11 della Lettera agli Ebrei, Papa Francesco ha quindi invitato
e assieme augurato di avere “tanta speranza”:
“È una grazia che voi dovete
chiedere al Signore, sempre: la speranza che mai delude. Mai delude. Una speranza
che va avanti”.
Ringraziando gli Istituti secolari per ciò che fanno “nella
Chiesa”, “per la preghiera e per le azioni”, ma anche “per la speranza”, il Papa si
è soffermato con i presenti, che lo hanno invitato a riflettere su due personaggi
italiani membri, nel tempo, di Istituti secolari: il sindaco di Firenze Giorgio La
Pira e la cofondatrice - con padre Agostino Gemelli - dell'Università Cattolica del
Sacro Cuore, Armida Barelli. “Sono modelli, davvero”, ha detto il Papa, rammentando
che nel 2005 il popolo gridò ‘Santo subito' per Giovanni Paolo II. Con in mente la
canonizzazione del 27 aprile scorso, il Pontefice ha quindi concluso: “gridate voi”
per La Pira e Barelli.