Messa presieduta dal Papa con ordinazioni sacerdotali. La testimonianza di don Nicola
Di Ponzio
Questa Domenica, nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata mondiale di preghiera
per le vocazioni, Papa Francesco presiede nella Basilica Vaticana, a partire dalle
9.30, la Santa Messa con 13 ordinazioni sacerdotali. Tra i nuovi sacerdoti, 6 sono
italiani, 4 latinoamericani e tre asiatici. Tra gli ordinandi c’è don Nicola Di
Ponzio, 28 anni, cresciuto nella parrocchia romana di San Timoteo a Casal Palocco.
Sergio Centofanti gli ha chiesto con quale emozione viva questo importante
momento:
R. - L’emozione
è tanta, oltre che per essere ordinato dal Papa che è il mio vescovo, anche perché
sono passati tanti anni di seminario. E’ un po’ il punto in cui si conclude una parte
della mia vita e riparte l’aspetto della missione, la parte emozionante dell’apostolato,
del sacerdozio. Quindi l’emozione è forte ed è tanta ma è tanta anche la preghiera,
la preparazione a questo momento.
D. – Com’è nata questa tua vocazione?
R.
– La mia vocazione è nata in maniera molto semplice. A San Timoteo, una parrocchia
romana, proprio dai gruppi giovanili, dalla vita di preghiera e soprattutto dall’esempio
di bravi sacerdoti come don Manrico e don Lorenzo che mi hanno guidato, supportato
e mi hanno spronato anche a fare il passo di donare l’intera vita al Signore affinché
Lui la metta al servizio di tutti gli uomini.
D. – Papa Francesco dice che
il sacerdote deve avere l’odore delle pecore …
R. – Io sto in una parrocchia
di periferia. Sarò vice parroco a San Giustino e l’odore delle pecore si sente. È
un bell’odore, è un profumo direi che irradia il profumo di Cristo, il profumo dei
poveri, dei piccoli, di tutti coloro per i quali Cristo ha dato la vita, dei peccatori.
Quindi, avere l’odore delle pecore significa in realtà poi adempiere alla propria
missione, stare in mezzo alla gente e donare loro il pane della vita ed il perdono
di Dio.
D. – Quale frase hai scelto hai scelto per il tuo sacerdozio?
R.
– Ho scelto, “Gente che non ha nulla ed invece possediamo tutto!”, un versetto tratto
dalla Seconda Lettera ai Corinzi di San Paolo Apostolo. Indica proprio questa spoliazione
totale a cui un sacerdote è chiamato come Cristo Crocifisso, che agli occhi del mondo
sembra perdere qualsiasi cosa, ma in realtà agli occhi di Dio significa acquistare
tutto, acquistare la vita eterna, acquistare Lui e la salvezza di tutti gli uomini
che è la cosa più importante.
D. – Questa domenica si celebra anche la giornata
di preghiera per le vocazioni. Cosa diresti ad un giovane che sente nel cuore la vocazione?
R.
– Gli direi di non preoccuparsi dei propri limiti, dei propri peccati ma neanche dei
propri carismi, delle proprie potenzialità perché l’unica cosa che conta è la chiamata
del Signore. Quindi, se c’è qualcosa in cui bisogna spendere energie, tempo e preghiera
è cercare di capire: “Signore, tu dove vuoi che vada? Dove vuoi che ti segua?”. Una
volta capito, bisogna andare, partire, perché lì c’è la felicità, lì c’è la vera gioia
e non c’è una “fregatura” come diceva il cardinale ieri sera nella Veglia in Basilica.
D. – Come te la immagini la tua vita da sacerdote?
R. – Me la immagino
un po’ come dice Papa Francesco, “in uscita”: andando verso la gente, portando la
misericordia di Dio che è grande. È veramente la cosa di cui c’è bisogno per gli uomini
di questo tempo, per tutte le persone che incontriamo nel nostro ministero.