2014-05-10 13:17:13

Messa presieduta dal Papa con ordinazioni sacerdotali. La testimonianza di don Nicola Di Ponzio


Questa Domenica, nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, Papa Francesco presiede nella Basilica Vaticana, a partire dalle 9.30, la Santa Messa con 13 ordinazioni sacerdotali. Tra i nuovi sacerdoti, 6 sono italiani, 4 latinoamericani e tre asiatici. Tra gli ordinandi c’è don Nicola Di Ponzio, 28 anni, cresciuto nella parrocchia romana di San Timoteo a Casal Palocco. Sergio Centofanti gli ha chiesto con quale emozione viva questo importante momento: RealAudioMP3

R. - L’emozione è tanta, oltre che per essere ordinato dal Papa che è il mio vescovo, anche perché sono passati tanti anni di seminario. E’ un po’ il punto in cui si conclude una parte della mia vita e riparte l’aspetto della missione, la parte emozionante dell’apostolato, del sacerdozio. Quindi l’emozione è forte ed è tanta ma è tanta anche la preghiera, la preparazione a questo momento.

D. – Com’è nata questa tua vocazione?

R. – La mia vocazione è nata in maniera molto semplice. A San Timoteo, una parrocchia romana, proprio dai gruppi giovanili, dalla vita di preghiera e soprattutto dall’esempio di bravi sacerdoti come don Manrico e don Lorenzo che mi hanno guidato, supportato e mi hanno spronato anche a fare il passo di donare l’intera vita al Signore affinché Lui la metta al servizio di tutti gli uomini.

D. – Papa Francesco dice che il sacerdote deve avere l’odore delle pecore …

R. – Io sto in una parrocchia di periferia. Sarò vice parroco a San Giustino e l’odore delle pecore si sente. È un bell’odore, è un profumo direi che irradia il profumo di Cristo, il profumo dei poveri, dei piccoli, di tutti coloro per i quali Cristo ha dato la vita, dei peccatori. Quindi, avere l’odore delle pecore significa in realtà poi adempiere alla propria missione, stare in mezzo alla gente e donare loro il pane della vita ed il perdono di Dio.

D. – Quale frase hai scelto hai scelto per il tuo sacerdozio?

R. – Ho scelto, “Gente che non ha nulla ed invece possediamo tutto!”, un versetto tratto dalla Seconda Lettera ai Corinzi di San Paolo Apostolo. Indica proprio questa spoliazione totale a cui un sacerdote è chiamato come Cristo Crocifisso, che agli occhi del mondo sembra perdere qualsiasi cosa, ma in realtà agli occhi di Dio significa acquistare tutto, acquistare la vita eterna, acquistare Lui e la salvezza di tutti gli uomini che è la cosa più importante.

D. – Questa domenica si celebra anche la giornata di preghiera per le vocazioni. Cosa diresti ad un giovane che sente nel cuore la vocazione?

R. – Gli direi di non preoccuparsi dei propri limiti, dei propri peccati ma neanche dei propri carismi, delle proprie potenzialità perché l’unica cosa che conta è la chiamata del Signore. Quindi, se c’è qualcosa in cui bisogna spendere energie, tempo e preghiera è cercare di capire: “Signore, tu dove vuoi che vada? Dove vuoi che ti segua?”. Una volta capito, bisogna andare, partire, perché lì c’è la felicità, lì c’è la vera gioia e non c’è una “fregatura” come diceva il cardinale ieri sera nella Veglia in Basilica.

D. – Come te la immagini la tua vita da sacerdote?

R. – Me la immagino un po’ come dice Papa Francesco, “in uscita”: andando verso la gente, portando la misericordia di Dio che è grande. È veramente la cosa di cui c’è bisogno per gli uomini di questo tempo, per tutte le persone che incontriamo nel nostro ministero.







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